La luna su Torino

- Regia:
- Attori: - Ugo, - Maria, - Dario, - Eugenia, - Guido, - Greta, - Gino, - Acrobata, - Avvocato Ungari, - Vedovo, - Ivan, il fotografo, - Bigliettaio, - Signora sulla panchina, - Scialiko, - Sorella, - Sorella
- Sceneggiatura: Davide Ferrario
- Fotografia: Dante Cecchin
- Musiche: Fabio Barovero
- Montaggio: Claudio Cormio
- Scenografia: Francesca Bocca, Valentina Ferroni
- Costumi: Paola Ronco
- Suono: Vito Martinelli
- Durata: 90'
- Colore: C
- Genere: DRAMMATICO
- Produzione: DAVIDE FERRARIO PER ROSSOFUOCO, IN ASSOCIAZIONE CON BANCA SELLA, FIP, FARGO FILM
- Distribuzione: ACADEMY TWO (2014)
- Data uscita 27 Marzo 2014
TRAILER
RECENSIONE
Dopo mezzanotte, ancora Torino, ancora low budget e hi-tech (Canon 300 e droni per le riprese aeree, assai suggestive, spesso notturne), e dal passato l’eco attualissima di Giacomo Leopardi e le sue preveggenti Operette morali. Fuori concorso al Festival di Roma, Davide Ferrario porta La luna su Torino, cercando sul 45° Parallelo che attraversa la città piemontese le convergenze parallele tra leggerezza del racconto e – calvinianamente – la pesantezza dei soggiacenti temi esistenziali, ovvero: quale è il nostro posto al mondo?
Weltanschauung affidata ai tre coinquilini di una villa in collina, location ideale per vedere meglio la città, e la vita: Ugo (Walter Leonardi, davvero bravo), 40ennee rotti che quella casa l’ha avuta in eredità, ci vive citando Leopardi, dilettandosi ai fornelli e coi manga erotici, muovendosi in bici e frequentando gli anziani, senza fare nulla più, o quasi, anche con le donne; Maria (Manuela Parodi), 26enne, lavora in un’agenzia di viaggi e non ha ancora capito che vuole dalla vita, se partire o restare, se amare e/o sposare; Dario (Eugenio Franceschini), 20enne, studia letteratura a tempo perso e lavora allo Zoom, un safari park sui generis.
Ferrario li tallona con mano lieve e occhio riflessivo, cercando nello stile light l’interpunzione di un delicato, non pretenzioso ma materico stream of consciousness sul vivere oggi, in equilibrio su quel fatidico parallelo esistenziale: se vogliamo, la tensione è simbolica, non allegorica, il rimando alla favola (solo così si può pensare a dei giovani oggi che si licenziano senza colpo ferire o perduto il tetto se ne vanno in bicicletta verso l’ignoto…) o, meglio, all’operetta morale, quel che non è riuscito in tempi recenti a L’intrepido di Amelio. Senza troppo entusiasmare, ma qui il tentativo va a segno: La luna su Torino illumina un piccolo, scanzonato ma sapido film sull’inquieto vivere.
NOTE
- TRA GLI INTERPRETI: IL CORO DELLE MONDINE DI NOVI (LIDIA ASCARI, VIVIANA CAVALETTI, DIVA LAZZARETTI, SILVA MANICARDI, ADRIANA PALTRINIERI) DIRETTO DA GIULIA CONTRI.
- FUORI CONCORSO ALLA VIII EDIZIONE DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA (2013).
CRITICA
"Sono i tre anti-eroi di Davide Ferrario, che torna sull'amato 45 parallelo e trova 'La luna su Torino': 'Dopo mezzanotte', ancora low budget e hi-tech (Canon 300 e droni per le suggestive riprese aeree) e una confessabile domanda, qual è il nostro posto al mondo? Risposte, quelle di Ugo & C., che dribblano la crisi e sconfinano nel simbolico, meglio, nel favolistico: la leggerezza calviniana del racconto vince il peso esistenziale della storia. Niente di clamoroso e sorprendente, ma un piccolo film condivisibile." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 27 marzo 2014)
"Ferrario ama vedere la sua città d'adozione in una chiave poetica e umoristica. Come l'apprezzato 'Dopo mezzanotte' (2004), il suo nuovo film 'La luna su Torino' insegue la fragile rapsodia di un trio di personaggi conviventi in un casale e sospesi tra paure, desideri e velleità su di uno sfondo urbano in apparenza colorato e modernista, ma in realtà esposto a ondate di sussiego tra lo snob e il passatista. Nell'esile sviluppo di storie diverse ma contigue, gli attori (...) sembrano credere all'andamento un po' realistico e metaforico voluto dal regista, ma non altrettanto alle motivazioni di una trama che si risolve, purtroppo, in una ripetitiva collana di bozzetti." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 27 marzo 2014)
"Amiamo di Davide Ferrario la capacità di interrogare il presente e la Storia con libertà e coraggio, senza farsi mai imbrigliare da forme e generi, proponendo semmai invenzioni narrative insospettabili, anche quando non immediatamente leggibili. Sarebbe sufficiente sorvolare, se possibile con simile libertà e coraggio, la sua filmografia per capire di che cosa è fatto il cinema del regista bergamasco, da anni «torinese». Come sarebbe possibile, altrimenti, passare da due film documentari bellissimi e intensi come 'La strada di Levi' e 'Piazza Garibaldi' a un film non tanto di «finzione» ma diremmo di pura invenzione come 'La luna su Torino'? Dovremmo certo ricordare il fantasmagorico 'Tutta colpa di Giuda' che sta in mezzo a questi due documentari, in tutti i sensi, essendo un musical «realistico» d'ambientazione carceraria. Della 'Luna su Torino' è difficile pure dire la trama, sempre che questo abbia senso, se non che tre personaggi (Ugo, Maria e Dario) si relazionano variamente in una Torino colorata e molto inedita, non più grigia e se possibile anche un po' magica, sospesa, fluorescente, attraversata dai fili visibili e invisibili delle ossessioni personali dei protagonisti, da Leopardi a Calvino, dai manga giapponesi al Toro (inteso come squadra di calcio). In questa carambola succedono cose come accadimenti improvvisi e spontanei dai quali si entra e si esce come nelle comiche di un film muto. Ma questa sospensione e levità non dimentica mai la gravità che l'ha generata, quella domanda che insiste dietro ogni inquadratura: qual è il posto dei personaggi (e nostro) in questo mondo fluido e fluorescente, quasi irreale?" (Dario Zonta, 'L'Unità', 27 marzo 2014)
"Chi conosce e ama lo humour stralunato del Ferrario di 'Anime fiammeggianti' (1994), 'Tutti giù per terra' (1997) e 'Dopo mezzanotte' (2003), apprezzerà non poco questa commedia sofisticata a tre voci in cui le giornate di Ugo, Maria e Dario sono comiche, serie, emblematiche, a volte anche commoventi. Bravissimi i tre protagonisti e fantastica l'apparizione di Franco Maiuo nei panni del vecchio partigiano Gino. Racconterà una vecchia storia di guerra & amore che da sola vale il film. In un'Italia cupa e abbastanza affranta, ecco un film leggero e ricco, a modo suo, di ottimismo. Non è poco." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 27 marzo 2014)
"Garbata commedia, intrisa di umorismo surreale e con qualche snobismo letterario, che l'acuto Davide Ferrario ha ambientato in una ultramoderna, irriconoscibile Torino. (...) Una battuta memorabile: «Chi l'ha detto, Federico Moccia?», «No, Leopardi»." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 27 marzo 2014)