La isla mínima

- Regia:
- Attori: - Pedro, - Juan, - Rodrigo, - Rocío, - Jesús, - Quini, - Reporter
- Sceneggiatura: Rafael Cobos López, Alberto Rodríguez
- Fotografia: Alex Catalán
- Musiche: Julio de la Rosa
- Montaggio: José Manuel García Moyano
- Scenografia: Pepe Domínguez
- Costumi: Fernando García
- Effetti: Juan Ventura, Morefec
-
Altri titoli:
Marshland
- Durata: 105'
- Colore: C
- Genere: THRILLER
- Specifiche tecniche: ARRIALEXA, ARRIRAW, SCOPE, DCP (1:2.35)
- Produzione: ATÍPICA FILMS, ATRESMEDIACINE, SACROMONTE FILMS
- Distribuzione: MOVIES INSPIRED (2015)
- Data uscita 3 Dicembre 2015
TRAILER
RECENSIONE
1980: la Spagna che (non) esce dal franchismo, un serial killer di ragazzine e due detective. Regia di Alberto Rodríguez, La isla mínima è una sorta di True Detective iberico, ma ad alto voltaggio politico: per fare carriera, che cosa siamo disposti a tacere, meglio, ignorare?
A indagare sono Juan (Gutiérrez), che piscia sangue e ha tanti scheletri nell’armadio, e Pedro (Arévalo), l’uomo nuovo della Spagna post-franchista: è moderno, progressista, parla gentile e condiscendente con la moglie al telefono, dei due è il poliziotto buono. Non potrebbero essere più distanti, eppure, devono collaborare: la risoluzione del caso ipoteca il loro futuro. Indagano, e la realtà – prima che la verità: è rintracciabile la verità? – che viene letteralmente a galla sa di putrefazione allargata, connivenze e omertà: chi è colpevole, se non l’intero villaggio alla foce del Guadalquivir?
Le ultime vittime, due sorelle, illuminano una palude che non è solo fisica, ma morale: padri correi, ragazzi dal coltello facile, ricchi depravati. Noir più che thriller da 10 premi Goya, La isla mínima ha regia pulita e calzante, interpreti senza fronzoli ed efficaci e, soprattutto, la capacità di fare del genere grimaldello sociopolitico.
CRITICA
"Un noir coi fiocchi, ben bilanciato nel suo svolgersi senza troppe spiegazioni ma tenendo il timone ed evitando ogni deriva nebulosa." (Paolo D'agostini, 'La Repubblica', 3 dicembre 2015)
"Se vi È piaciuto 'True Detective' in sala vi aspetta una copia-carbone migliorata, con un aggiunta fondamentale: la politica. Abbandonate la Louisiana, ma non le paludi, e trasferitevi in Spagna nel 1980: c'è sempre un serial killer, e non mancano due detective. (...) Trionfatore ai Goya, gli Oscar spagnoli, con 10 premi, 'La isla mínima' fa di drammaturgia thriller 'j'accuse' sociopolitico: sicuri, dice il regista e co-sceneggiatore Rodríguez, che con il Caudillo e i suoi derivati abbiamo fatto davvero i conti? Ovvio che no, e allora cinema: regia 'minima' ed efficace, interpreti asciutti e il genere (poliziesco) che ti mette al muro. Non perdetelo." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 3 dicembre 2015)
"Più che passabile giallo spagnolo, cupo e desolato, sia nei luoghi sia nei personaggi (...). Non tutto è chiaro nel fitto intrigo, ma colpiscono la malinconia e lo squallore di un'Andalusia lontana dagli stereotipi turistici." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 3 dicembre 2015)
"Un mondo di precarietà, di degrado sociale e morale negli anni difficili e tesi, successivi a una quasi quarantennale feroce dittatura, raffigurato e raccontato dallo spagnolo (...) Alberto Rodriguez nel suo sesto lungometraggio, «La isla minima» (...). Un lungometraggio, in cui egli, con originalità, elabora situazioni, personaggi e soluzioni narrative del thriller e del noir hollywoodiano, da «Chinatown» a «Le paludi della morte», firmando un racconto di inquietudini personali e collettive, sottilmente coinvolgente, rimarchevole per il secco realismo, per l'attenzione rigorosa ai dettagli e per un modulato crescendo di svelamenti (ad esempio, le notazioni attinenti alle condizioni di salute di Juan). Un racconto, che, metaforicamente, descrive lo «stato delle cose» in un drammatico momento storico della nazione iberica, sospesa fra un doloroso passato e un possibile futuro, meta di un faticoso e ancora incerto processo di ritorno alla democrazia: una realtà evidenziata sia dal comportamento e dalle convinzioni più o meno esplicite dei protagonisti, sia da ragguagli e rimandi insiti nella vicenda come quelli riguardanti agitazioni e turbolenze sociali. Una realtà, suggerita nei titoli di testa e in seguito ribadita, da eloquenti inquadrature totali dall'alto: uno scenario labirintico di strade sterrate e di sentieri lungo la foce del fiume Guadalquivir, fra le risaie e le isole della palude." (Achille Frezzato, 'L'Eco di Bergamo', 29 dicembre 2015)