La casa delle estati lontane

Rendez-vous à Atlit

FRANCIA 2014
Israele, 1995. La pace sembra finalmente tangibile e, nella piccola città di Atlit, Cali incontra le sue due sorelle, Darel e Asia, per vendere la casa ereditata dai genitori. Il 4 novembre, però, il processo di pace subisce un drammatico epilogo. Tra complicità, risate, dubbi, vecchi rancori e strani ospiti che seminano un allegro disordine, le tre sorelle cercheranno di mantenere aperto uno spiraglio di speranza.
SCHEDA FILM

Regia: Shirel Amitaï

Attori: Géraldine Nakache - Cali, Yaël Abecassis - Darel, Judith Chemla - Asia, Arsinée Khanjian - Mona, Pippo Delbono - Zack, Makram Khoury - Mafous, Pini Tavgar - Dan, Yossi Marshak - Amos, Mohamad Hamdani - Ziad, Hanna Reiber - Donna in visita, Eithan Lev - Uomo in visita, Gilles Bendavid - Vicino, Eran Bohem - Poliziotto

Sceneggiatura: Shirel Amitaï

Fotografia: Boaz Yehonatan Yakov

Musiche: Reno Isaac

Montaggio: Frédéric Baillehaiche

Scenografia: Nitsa Rosenthalis Lavi, Eyal Elhadad

Costumi: Laurence Struz - Francia, Ofir Hazan - Israele

Altri titoli:

Rendez-vous

Atlit

Durata: 90

Colore: C

Genere: DRAMMATICO COMMEDIA

Specifiche tecniche: DCP (1:1.85)

Produzione: EN COMPAGNIE DES LAMAS, IN COPRODUZIONE CON FRANCE 2 CINÉMA

Distribuzione: PARTHÉNOS (2016)

Data uscita: 2016-06-16

NOTE
- REALIZZATO CON LA PARTECIPAZIONE DI: CENTRE NATIONAL DU CINÉMA ET DE L'IMAGE ANIMÉE, FRANCE TÉLÉVISIONS, CANAL +, CINÉ +, IN ASSOCIAZIONE CON INDÉFILMS 2.
CRITICA
"Riflessione tutta al femminile sull'ebraitudine e le sue tante facce, l'opera prima di Shirel Amitaï (...) è una bella commedia con qualche risvolto drammatico e più di una tentazione fantastica. Come a ribadire, fin dalla scelta di genere, che un tema complesso non può essere affrontato con un unico punto di vista. E infatti lo spettatore se lo ritroverà «diviso» tra le tre sorelle protagoniste di 'La casa delle estati lontane', ognuna portatrice e insieme traditrice di quello spirito fondativo con cui si trovano a fare i conti nel film. (...) film, costruito per accumulo di situazioni piuttosto che lungo una rigorosa linea narrativa, capace di improvvise svolte o sospensioni (il fascino della natura incolta, la storia dell'asino Rasputin, la presenza - vera o presunta non importa - del «visitatore» palestinese) ma soprattutto capace di far entrare in empatia lo spettatore con le tre sorelle e la loro voglia di vita." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 13 giugno 2016)

"Se il finale, un po' ovvio e condotto all' insegna del sentimentalismo, segna un calo nella resa del film, per il resto il risultato celebra - con la sua scelta dei toni - la migliore tradizione delle piccole storie che corrono parallele alla grande storia. La regista Shirel Amitaï, qui alla sua prima prova, è stata attiva nel cinema francese come sceneggiatrice e aiutoregista al fianco di Jacques Rivette con il quale ha condiviso il tratto finale del suo percorso fino all'ultimo 'Questione di punti di vista'. (...) Sia pur produttivamente non autosufficiente, la cinematografia israeliana dimostra da tempo fermento e vivacità creativa." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 16 giugno 2016)

"Ciò che la regista israeliano-francese Shirel Amitaï vuole evidenziare è un dialogo fra presente e passato che la morte non può interrompere. (...) Intendiamoci, 'La casa delle estati lontane' è un piccolo film, interpretato con grazia, girato con fresco tocco nouvelle-vague, però com'è forte l'idea di una casa come (possibile utopica?) metafora di riconciliazione." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 16 giugno 2016)

"L'esordio in regia della sceneggiatrice (e assistente di Rivette) franco-israeliana Shirel Amitaï ha il pregio di un contenuto necessario reso solido da un cast importante tra cui anche il 'nostro' Pippo Delbono, purtroppo il film sconta alcune ingenuità di sceneggiatura dentro a un'impostazione più teatrale che cinematografica." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 16 giugno 2016)

"E' un film tenero, umano, (...) capace di far sorridere e riflettere grazie al tocco leggero della regista franco-israeliana Shirel Amitaï." (Angela Calvini, 'Avvenire', 17 giugno 2016)