Kung-Fu Master

FRANCIA 1987
Una giovane donna divorziata, Mary-Jane, vive insoddisfatta e frustrata con le figlie Lou e Lucy. Quest'ultima ha 14 anni e non le ha perdonato la separazione dal padre. Nel corso di una festa di compleanno Mary-Jane conosce Julien, compagno di scuola di Lucy con la passione per il videogioco 'Kung-Fu Master'. Poco a poco Mary-Jane si sente irresistibilmente attratta dal giovane Julien.
SCHEDA FILM

Regia: Agnès Varda

Attori: Jane Birkin - Mary-Jane, Mathieu Demy - Julien, Charlotte Gainsbourg - Lucy, Lou Doillon - Lou, David Birkin - Padre, Andrew Birkin - Fratello, Judy Campbell - Madre, Eva Simonet - Amica, Peter Gabriel - immagini di repertorio, non accreditato, Stephen Fry - immagini di repertorio, non accreditato, Hugh Laurie - immagini di repertorio, non accreditato

Soggetto: Jane Birkin

Sceneggiatura: Agnès Varda

Fotografia: Pierre-Laurent Chénieux

Musiche: Joanna Bruzdowicz, Rita Mitsouko

Montaggio: Marie-Josée Audiard

Arredamento: Philippe Bernard

Altri titoli:

Die Zeit mit Julien

Le petit amour

Durata: 79

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: PANORAMICA

Produzione: CINÉ TAMARIS/LA SEPT CINÉMA

Distribuzione: MIKADO FILM (1988) - GALA FILM INTERNATIONAL VIDEO, EMPIRE VIDEO

CRITICA
"Una vicenda insolita, forse non impossibile, ma morbosa fino a suscitare disagio. In altri film della regista era la stessa conclusione disperata e drammatica a proporre una valutazione dei fatti. Qui ogni identificazione è assente, per cui l'ambiguità narrativa permane oltre la fine: tutto è lasciato alla mercé dello spettatore. Julien 'gioca' col profilattico: vi soffia dentro e ne fa un palloncino, o lo riempie d'acqua e lo fa cadere in testa ad un compagno, oppure vi infila due dita, maliziosamente, annoiando i presenti. La pubblicità sull'AIDS è un gioco noioso, che fa spegnere la TV o gli fa infilare il foglietto in una bottiglia da affidare al mare. Gioca col video-game per liberare la sua principessa del sogno; gioca all'amore con Mary-Jane, per tornare infine ai suoi giochi di sempre, con un altezzoso e cinico giudizio da 'sufficiente', al di sopra di ogni compromissione, ormai irrimediabilmente smaliziato: "è una borghese, e non è bella". L'accenno finale al riavvicinamento madre-figlia sembra riscattare lo scempio della spensieratezza adolescenziale di Julien e lo squallore di tutta la sconcertante vicenda dove non esiste compiacimento, ma non esiste neppure pietà. Nonostante la drammaticità dei fatti e i pregi formali del film, si rimane comunque perplessi." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 106, 1989)