John Rambo

L'ex Berretto Verde è tornato: missione possibile in Birmania. Zero suspense, morti a pioggia e laconicità: che spettacolo!

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GERMANIA 2008
Strappato dal suo esilio in un monastero buddista, Rambo deve organizzare velocemente un gruppo di giovani mercenari e partire alla volta della Burmesia. Un gruppo di religiosi cristiani sono tenuti in ostaggio e hanno bisogno del suo aiuto...
SCHEDA FILM

Regia: Sylvester Stallone

Attori: Sylvester Stallone - John J. Rambo, Julie Benz - Sarah Miller, Matthew Marsden - Il mercenario, Graham McTavish - Lewis, Reynaldo Gallegos - Diaz, Jake La Botz - Reese, Tim Kang - En-Joo, Maung Maung Khim - Il sindaco Pa Tee Tint, Paul Schulze - Michael Burnett, Ken Howard - Reverendo Arthur Marsh, Sai Mawng - Comandante birmano, Linden Ashby - Colonnello Dwyer

Soggetto: David Morrell - personaggi

Sceneggiatura: Art Monterastelli, Kevin Bernhardt, Kevin Lund, T.J. Scott, Sylvester Stallone, Jeb Stuart

Fotografia: Glen MacPherson

Musiche: Brian Tyler

Montaggio: Sean Albertson

Scenografia: Franco-Giacomo Carbone

Arredamento: Suchartanun 'Kai' Kuladee

Costumi: Lizz Wolf

Effetti: Garry Cooper (II), Alexander Gunn, Stephen Paton, David Payne, John Schoonraad

Altri titoli:

Rambo IV: End of Peace

Rambo IV: In the Serpent's Eye

Rambo IV

Rambo IV: Holy War

Rambo IV: Pearl of the Cobra

Durata: 93

Colore: C

Genere: DRAMMATICO AZIONE

Specifiche tecniche: (1:2.35)

Tratto da: personaggi ideati da David Morrell

Produzione: ROGUE MARBLE, EMMETT/FURLA FILMS, EQUITY PICTURES MEDIENFONDS GMBH & CO. KG IV, MILLENNIUM FILMS

Distribuzione: WALT DISNEY STUDIOS MOTION PICTURES, ITALIA

Data uscita: 2008-02-22

TRAILER
CRITICA
"Il ritorno di Rocky è stato un trionfo. Ora tocca all'altra grande icona dello Stallone anni '80: John Rambo. Tutto più difficile. Personaggio vero solo nel primo capitolo del 1982, la macchina da guerra afasica diventa ridicolo simbolo revisionista in 'Rambo 2', dove cancella da solo la disfatta in Vietnam, e retorico strumento espansionista in 'Rambo 3', dove massacra i sovietici in Afghanistan con l'aiuto dei mujaheddin sovvenzionati da Charlie Wilson. Rocky è una brava persona. Rambo un fantoccio. Che fare di lui dopo l'11 settembre? Il ridicolo era dietro l'angolo ma Stallone ha preso un'altra strada. (...) A parte i trucchi da star 60enne, in 'John Rambo' Stallone fa un ottimo lavoro. Richiamato al disordine da un gruppo di missionari parolai e ottimisti, il nostro dovrà salvarli da un gruppo di truci birmani capitanati da un pedofilo che indossa quasi sempre enormi occhiali a specchio. Grazie a Rambo e a un colorito gruppo di mercenari, i missionari salveranno la pelle ma non la fede. Sangue a fiumi, colori desaturati, impressionanti scontri a fuoco alla 'Salvate il soldato Ryan' e Rambo che urla di dolore mentre uccide tutti. C'è grande dignità in questo sofferente guerriero senza patria e speranza. Tornato a casa, lo vediamo passare davanti alla cassetta della posta dei genitori. C'è scritto R. Rambo. Ma anche se il padre si chiamasse Ronald o Reagan, ormai questo soldato non è più figlio suo." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 22 febbraio 2008)

"Tre morti al minuto. Non stiamo parlando di Bush o degli imprenditori italiani, ma di John Rambo. Nei suoi quattro film, questa è la sua invidiabile media di nemici (ma anche presunti amici) fatti fuori in punta di fucile, mitra, pistola, machete, mani nude. Ma come il gemello buono Rocky, il reduce spesso è stato impallinato dalla critica. (...) I critici d'oltreoceano l'hanno massacrato, denunciandone la (vera) immobilità facciale, l'età, l'assenza d'ironia, la violenza gratuita. Non l'hanno mai capito: Rambo è un'icona pop. Lo capì il distributore italiano che tolse il titolo 'First Blood' (il romanzo di David Morrell a cui la saga è ispirata) dal film di Ted Kotcheff sostituendolo col pomposo nome del protagonista. I connazionali a Stallone (qui fa tutto, regia e sceneggiatura comprese, mostrando un ottimo talento nelle scene di combattimento) lo hanno sempre preso sempre troppo sul serio. 'Rambo' è un'esagerazione pacchiana, è esilarante per le frasi lapidarie come i suoi proiettili. E ogni tanto dice anche qualche verità. Un quinto capitolo è già nella testa di Sylvester. Magari dopo le elezioni: per ora, infatti, insieme all'amico Schwarzenegger, eroe come lui dell'anab-Hollywood fatta di muscoli e steroidi, deve sostenere McCain alle presidenziali. Bin Laden sta tremando.." (Boris Sollazzo, 'Liberazione', 22 febbraio 2008)

"A condurre il gioco è uno Stallone abbottato e ultrasessantenne, che rispetto all'immagine originaria sembra gonfiato con gli estrogeni. Al protagonista le precedenti esperienze non hanno insegnato niente, salvo aumentare il grado del suo donchisciottismo al servizio di una vaga e silente infatuazione sentimentale, degna di un stilnovista più che di uno spietato ammazzasette." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 22 febbraio 2008)

"Anche regista, Sly è un Rambo talmente convinto da convincere anche noi." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 22 febbraio 2008)

"Misero, caricaturale, fa quasi tenerezza." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 22 febbraio 2008)

"Una violenza sconfinata, un film che gronda sangue ad ogni fotogramma. Rambo, dunque, non è cambiato, ma Stallone si è raffinato. Il film è preceduto da immagini di repertorio della guerra civile in Birmania, anch'esse violente e vere. Come a dire: questa è la violenza di cui sono capaci i militari in Birmania, quindi... lasciateci lavorare, senza fare troppo la morale." (Dario Zonta, 'L'Unità', 22 febbraio 2008)