Io sono Mateusz

Chce sie zyc

POLONIA 2013
Già nei suoi primi giorni di vita, a Mateusz viene diagnosticata una paralisi celebrale che gli impedisce di comunicare con il mondo esterno. Il ragazzo è quindi un vegetale sin dalla nascita, ma questo non impedisce ai genitori di crescerlo e prendersi cura di lui con tutto l'amore di cui sono capaci. Tuttavia, in seguito ad un incidente familiare, il ragazzo, ormai cresciuto, viene affidato a un centro specializzato in patologie mentali. Il personale della struttura, però, non è in grado di comprendere Mateusz. Solamente un'anziana specialista riesce ad entrare in contatto con lui e a scoprire che il ragazzo è intelligente e in grado di comunicare.
SCHEDA FILM

Regia: Maciej Pieprzyca

Attori: Dawid Ogrodnik - Mateusz, Dorota Kolak - Madre di Mateusz, Arkadiusz Jakubik - Padre di Mateusz, Helena Sujecka - Matylda, Mikolaj Roznerski - Tomek, Kamil Tkacz - Mateusz ragazzino, Tymoteusz Marciniak - Tomek ragazzino, Katarzyna Zawadzka - Magda, Anna Karczmarczyk - Anka, Agnieszka Kotlarska - Madre di Anka, Janusz Chabior - 'Lysys', Marek Kalita - Padre di Magda, Teresa Iwko - Matrigna di Magda, Grzegorz Mielczarek - Krzysztof, Piotr Zurawski - Marek, Piotr Trojan - Leszek, Piotr Lesniak - Piotrek, Adela Oczkos - Adela

Sceneggiatura: Maciej Pieprzyca

Fotografia: Pawel Dyllus

Musiche: Bartosz Chajdecki

Altri titoli:

Life Feels Good

Durata: 107

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: (1:2.35)

Produzione: TRAMWAY FILM STUDIO

Distribuzione: DRAKA DISTRIBUTION (2015)

Data uscita: 2015-03-12

TRAILER
CRITICA
"In America gli avrebbero già dato un Oscar. Invece il sensazionale David Ogrodnik, giovane attore polacco già notato come jazzista in 'Ida' (questo sì premio Oscar), deve accontentarsi di aggiungersi alla lista di grandi interpreti di personaggi disabili. Ispirato a una storia vera, (...) il film smussa la tragedia sposando dal primo all'ultimo fotogramma il suo punto di vista (dunque i suoi pensieri segreti). Con l'espediente di una voce narrante ininterrotta ma così sapientemente ingenua da risultare insieme commovente e irritante. Peccato, perché questo anti-Forrest Gump polacco, su cui scorre la piccola e la grande Storia, non si dimentica tanto in fretta." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 12 marzo 2015)

"Un film polacco delicato e rispettoso, che merita a sua volta rispetto. La regia è nitida, al caso discretamente metaforica (...) , mai esagerata nel distribuire meriti e demeriti." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 12 marzo 2015)

"(...) un lavoro dignitoso anche se assolutamente privo di sorprese, ligio com'è alle regole del film sulle persone disabili. Diretto con un atteggiamento privo delle sgradevolezze ricattatorie tipiche delle espressioni più insopportabili del genere, Pieprzyca dirige riuscendo anche a dare vita a una serie di intuizioni formali non banali. (...) Il film è incorniciato in un lungo flashback attraverso il quale la voce in off del protagonista si articola come un autoironico flusso di coscienza ripercorrendo le fasi della sua vita. (...) Pieprzyca struttura con notevole empatia e oggettività il sentire del protagonista. Evita i transfert politicamente corretti e osserva, dialetticamente, l'interazione delle differenze fra Mateusz e il resto del mondo. Retto completamente dalla performance difficile di Dawid Ogrodnik, 'lo sono Mateusz' è un film onesto, prevedibile, anche coraggioso. Probabilmente, però, le immagini più interessanti giungono sui titoli di coda, dove si vede il vero Mateusz e Ogrodnik che scherzano fra di loro come amici di lunga data. E sono queste immagini a dare il valore della performance di Ogrodnik." (Giona A. Nazzaro, 'Il manifesto', 12 marzo 2015)

"Lo spettatore segue la storia di Mateusz attraverso la sua voce che esprime i pensieri e questo semplice espediente rende totale l'immedesimazione con lui, tanto che, nelle scene più drammatiche, si prova l'impulso di gridare al suo posto. Ma 'Io sono Mateusz' è tutt'altro che un film triste: il protagonista ha infatti un formidabile senso dell'umorismo e una volontà di ferro, tanto che spesso, durante il film, ci si chiede se molte delle persone 'normali' che lo circondano stiano meglio di lui. Come dice il regista Maciej Pieprzyca il film è un invito ad «affrontare i limiti e a trarre piacere dalla vita così com'è. La felicità può essere trovata nei modi più strani e in momenti inattesi»." (Eugenio Arcidiacono, 'Famiglia Cristiana', 12 marzo 2015)

"Toccante dramma polacco, che, senza enfasi né retorica, raccontala disperata battaglia di un malato per farsi capire in un mondo che lo considera un vegetale. (...) Battuta fulminante: «Meno male che Dio ci ama; Chissà cosa mi avrebbe fatto, se mi avesse odiato»." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 12 marzo 2015)