Il tuffo

ITALIA 1993
Matteo, laureato in Fisica, prepara un concorso e accudisce i genitori, ormai anziani. Non ha desideri, non ha amici, non ha una ragazza. Di fronte a sé ha soltanto l'estate. Matteo è inquieto: saranno il concorso, la malattia del padre, oppure quella sabbia rossa e finissima che viene dall'Africa e attraversa la cittadina, in un vento caldo e inoffensivo. Matteo raggranella qualche soldo dando ripetizioni di Fisica. I suoi allievi si chiamano Giulio ed Elsa. Hanno diciassette anni. Giulio è introverso, sensibile e parla poco. Elsa ha due occhi di fuoco, non ha paura di niente e di nessuno. E ha un fidanzato, Gianluca, con il quale non andrà in vacanza. Matteo e Giulio invece non andranno in vacanza. La loro estate la trascorreranno in città. Con Elsa. Dapprima indifferenti, poi sempre più vicini. Per ciascuno di loro, sarà un'estate diversa. Intorno a loro non succede nulla, ma tutto, dentro di loro, cambia. E insieme correranno verso la "notte di ferragosto" a bordo di una vecchia 1100 diretta verso il mare. Una festa sul bagnasciuga, con Matteo e Giulio a disagio tra i disinvolti amici di Elsa. E una partita di calcio che ha il sapore di una sfida. Tra la parte vecchia di sé e quella che sta nascendo. Giulio è innamorato di Elsa. Matteo non si riconosce più. Il suo mondo gli si è sgretolato davanti. Quel che Giulio ed Elsa gli hanno insegnato è di non aver vissuto i suoi diciott'anni.
SCHEDA FILM

Regia: Massimo Martella

Attori: Vincenzo Salemme - Matteo, Carlotta Natoli - Elsa, Arturo Paglia - Giulio, Gianni Cajafa - Padre di Matteo, Elisa Mainardi - Madre di Matteo, Annalisa Foà - Madre di Giulio, Francesco Apolloni - Gianluca, Elisabetta Cavallotti - Monica, Francesca Gamba - Madre di Matteo da giovane, Lucio Mattioli - Paolo, Alessia Minglis - Alessia, Lorenzo Porrazzini - Renato, Veronica Venturi - Betty

Soggetto: Massimo Martella, Maurizio Fiume, Roberto De Francesco

Sceneggiatura: Massimo Martella, Maurizio Fiume, Roberto De Francesco

Fotografia: Paolo Ferrari (II)

Musiche: Peppe D'Argenzio, Mario Tronco

Montaggio: Ilaria De Laurentiis

Scenografia: Renato Lori

Arredamento: Giada Calabria

Costumi: Metella Raboni

Durata: 98

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI

Produzione: DARIO FORMISANO PER RIVERFILM, CON LA COLLABORAZIONE DEL CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA E IL CONSORZIO MANIFATTURE CINEMATOGRAFICHE

Distribuzione: ISTITUTO LUCE ITALNOLEGGIO CINEMATOGRAFICO (1994)

CRITICA
"Un'opera prima di un giovane, Massimo Martella, che si è già cimentato con documentari e inchieste in Tv. E difatti, esordendo al cinema, dimostra di saper 'guardare', evocando atmosfere, facce, anche stati d'animo. Non lo aiuta molto, però la storia scritta in collaborazione con l'attore Roberto De Francesco che, insieme a lui, esordisce nel compito sempre arduo di sceneggiatore. Intenzioni psicologiche ce ne sono - i turbamenti giovanili, il peso di certi ricordi, i collegamenti non solo simbolici tra le leggi della fisuca e i comportamenti degli uomini - ma nel tessuto narrativo che tenta di esprimerli non trovano sempre la loro collocazione più esatta, tra scompensi, esitazioni e, qua e là, anche con delle approssimazioni: con molti temi lasciati in sospeso e altri così impliciti da risultare inespressi. Nel film, comunque, c'è un'indubbia freschezza, di piglio, di intenzioni, e qualche speranza per l'avvenire dei suoi autori consente di formularla; non fosse altro per il modo felice con cui si tende a rappresentarne l'intensità di quei confronti tra adolescenti. Nel panni di Elsa c'è Carlotta Natoli, figlia del regista Piero e già con dei film seri alle spalle ('Gli assassini vanno in coppia', 'Le amiche del cuore'): anche qui mostra di saper unire la sensibilità alla disinvoltura; spesso con garbo. Matteo è Vincenzo Salemme, Giulio è Arturo Paglia; entrambi con modi attenti". (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 25 aprile 1994)

"Il film segna il debutto di Massimo Martella, regista tarantino che mostra un buon talento nell'innestare in un tema arcinoto - la solitudine adolescenziale, sia quella dei teen-ager propriamente detti sia quella dei trentenni che hanno sprecato l'età felice - echi che sfuggono all'inevitabile banalità del soggetto per scavare più a fondo nella psiche dei personaggi. (...) Al di là dei troppi stereotipi e di qualche scena pretenziosa nel voler risultare simbolica ad ogni costo, 'Il tuffo' gode di felici intuizioni quali il parallelo tra le leggi della fisica e gli stadi del comportamento umano (inerzia, trasmissione del calore, moto perpetuo e campi magnetici, ovvero l'attrazione dell'amore) o l'ombrosità del ragazzo che si traduce in una costante telecronaca interiore. Suggestivo il finale tronco." (Alessio Guzzano, 'L'Indipendente', 5 maggio 1994)