IL SERGENTE

THE SERGEANT

USA 1968
Il primo sergente Callan, sottufficiale di carriera nell'esercito americano, decorato di varie medaglie per le sue eroiche azioni nell'ultima guerra, viene inviato di stanza in Francia. Vissuto sempre sotto l'esercito ed abituato al rispetto del regolamento egli, fin dal momento del suo arrivo, impone subito la rigida disciplina militare fra soldati che per l'inettitudine di un capitano dedito al bere erano abituati ad un tenore di vita alquanto libero. Callan, notato un soldato, Tom Swanson, che si distingue dagli altri per il suo aspetto delicato e signorile, lo fa trasferire nel suo ufficio. Tom, che è fidanzato con una ragazza francese, Solanges, accetta l'amicizia del sergente e non ne evita la presenza anche quando questa diventa ossessiva e lo porta fino a litigare con Solanges. Ma è proprio questa che indirettamente gli apre gli occhi: egli comincia a sentire l'insofferenza verso il suo superiore e stanco di essere seguito e spiato da lui nelle sue ore libere, alla sua richiesta di affetto esclusivo, Tom lo respinge picchiandolo. Callan allora si vendica contro un amico alcolizzato di Tom nella speranza di fargli cambiare idea. Ma Tom respinge la morbosa amicizia del sergente che, visti inutili i suoi tentativi, entra nel bosco e si uccide.
SCHEDA FILM

Regia: John Flynn

Attori: Rod Steiger - Sergente Maggiore Albert Callan, John Phillip Law - Soldato Tom Swanson, Ludmila Mikaël - Solange, Frank Latimore - Capitano Loring, Elliott Sullivan - Pop Henneken, Ronald Rubin - Caporale Cowley, Philip Roye - Aldous Brown, Jerry Brouer - Sergente Komski, Memphis Slim - Se Stesso

Soggetto: Dennis Murphy

Sceneggiatura: Dennis Murphy

Fotografia: Henri Persin

Musiche: Michel Magne

Montaggio: Françoise Diot

Scenografia: Willi Dolt

Durata: 108

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: PANORAMICA TECHNICOLOR

Tratto da: ROMANZO OMONIMO DI DENNIS MURPHY

Produzione: RICHARD GOLDSTONE

Distribuzione: WARNER BROS.

NOTE
DAVID DI DONATELLO 1969 PER MIGLIOR ATTORE STRANIERO A ROD STEIGER.
CRITICA
"Un ritmo lento, adeguato alle caratteristiche proprie di un film introspettivo, uno stile equilibrato, una delicata e suggestiva ambientazione e una continua ricerca di atmosfera sono gli elementi su cui l'autore si basa per analizzare il processo di disumanizzazione di un soldato legato profondamente al suo sistema di vita. (...) Nella sostanza il film vuole essere una denuncia del gretto e arido militarismo e della sua azione deformante sull'animo dell'uomo. Buona l'interpretazione." (Segnalazioni Cinematografiche, vol.46, 1969)