Il ragno rosso

Czerwony pajak

3/5
Serial killer e deserto esistenziale nella Polonia sovietica degli anni '60: thriller notevole diretto da Marcin Koszalka

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POLONIA 2015
Cracovia, anni Sessanta. Il giovane Karol è un tuffatore esperto e un vanto per la sua famiglia. Una sera, al luna park, scopre casualmente il corpo di un ragazzo vittima del serial killer noto come "il ragno rosso". Karol nota un individuo misterioso vicino al cadavere ma decide di non comunicarlo alle autorità. Rintraccia l'uomo, un inquietanto quanto apparentemente innocuo veterinario. I due si incontrano, si studiano, la tensione cresce...
SCHEDA FILM

Regia: Marcin Koszalka

Attori: Filip Plawiak - Karol Kremer, Adam Woronowicz - Vet, Malgorzata Foremniak - Madre di Karol, Karolina Kominek, Julia Kijowska - Danka, Marek Kalita - Padre Di Karol, Wojciech Zielinski - Tenente Florek

Sceneggiatura: Marcin Koszalka, Lukasz M. Maciejewski

Fotografia: Marcin Koszalka

Musiche: Petr Ostrouchov

Montaggio: Marcin Koszalka

Scenografia: Magdalena Dipont, Ryszard Melliwa

Arredamento: Ryszard Melliwa, Magdalena Dipont

Costumi: Magdalena Biedrzycka

Effetti: Michal Krecek

Altri titoli:

The Red Spider

Die Rote Spinne

Durata: 95

Colore: C

Genere: THRILLER DRAMMATICO

Produzione: MENTAL DISORDER 4, KRAKOWSKIE BIURO FESTIWALOWE

Distribuzione: LAB 80 FILM (2017)

Data uscita: 2017-01-19

TRAILER
NOTE
- REALIZZATO CON IL SOSTEGNO DI POLISH FILM INSTITUTE, KRAKOW FILM FUND.
CRITICA
"(...) curioso, contagioso noir che viene da Cracovia nel nebbioso '67 ancora in pieno comunismo mentre si annuncia da lontano per giovani la nuova cultura rock. (...) Il deb Marcin Koszalka s'inerpica tra pubblico e privato, arriva allo spettacolo dell'assassinio con un alone di fascinazione capace anche di capovolgere la logica di causa effetto." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 19 gennaio 2017)

"Il film mette in scena soprattutto l'ossessione di un personaggio perseguitato dall'idea di superare se stesso; però gli aspetti psicologici non sono mai dimostrativi e si guardano bene dal sovrapporsi allo svolgimento narrativo, sempre coinvolgente. Koszalka (che in una situazione evoca con discrezione il classico 'L'occhio che uccide') elabora uno stile di regia personale che deve molto all'esperienza nel documentario: sceglie sapientemente cosa mostrare e cosa occultare e si concede anche qualche virtuosismo della macchina da presa." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 19 gennaio 2017)

"Sono chiarissimi nel film gli indizi dai riferimenti precisi legati al più grande dei documentaristi, Kieslowski, che già ironizzava sugli aspetti della società di quegli anni (i motori provenienti dall'estero, i complessi rock del realismo socialista) riferimenti che appaiono come flash sul televisore domestico, l'attenzione alle professioni scientifiche, una lettura che emerge dai piccoli oggetti di scena dal valore pregnante (i bicchieri di vodka, il coltello, il martello anche senza la falce) per arrivare alle dissertazioni, ai conflitti morali, fino al «non uccidere». Almeno senza prove certe. Non è quindi solo un'indagine per ripescare da un passato remoto Kieslowski, ma anche Polanski (in fondo il suo 'Coltello nell'acqua' era già stato un primo «thriller»), Wajda o Zanussi o perfino Ryszard Bugajski con il suo «Interrogatorio» censurato (e insieme a quello tutto ciò che poteva accadere nei sotterranei polizieschi). Il film 'Ragno rosso' sembra in questo modo una profonda seduta analitica in cui lo spettatore polacco si vede come in uno specchio: carnefice e vittima, una società che probabilmente non ha ancora fatto i conti con il suo passato. Karol si tuffa all'inizio del film e inizia un percorso e si riemerge nel '78, anno in cui Wojtyla arcivescovo di Cracovia venne eletto papa." (Silvana Silvestri, 'Il Manifesto', 19 gennaio 2017)

"Piacerà a chi va pazzo per l'orrore quando percorre i luoghi deputati della mitteleuropa. E a chi si lascerà intrigare dall'abile Koszalka nel pungente quesito. Chi è il mostro più mostro? Il serial killer? Il giovane affascinato dalle morti violente ma incapace di commetterle in prima persona? O un sistema politico ormai al capolinea e in grado solo di generare mostri?" (Giorgio Carbone, 'Libero', 19 gennaio 2017)

"Forse che si uccide serialmente solo nei Paesi anglosassoni? Forse che al cinema gli omicidi seriali debbano parlare solo inglese (americano)? Contro la dittatura del serial killer a denominazione d'origine controllante, ecco un buon thriller polacco, esordio al lungometraggio di finzione del documentarista Marcin Koszalka (...) una trama psicologica ambigua, perfino disturbante, dove la 'detection' trova convergenze parallele, il castigo anticipa il delitto, il non detto ottunde le coscienze e confonde la verità. (...) Echi di Robert Siodmak, ricostruzione storica puntuale, fotografia (Koszalka nasce lì) fascinosa e recitazione affilata, un gioiellino (...)." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 12 gennaio 2017)