Il quarto tipo

The Fourth Kind

1/5
Senza arte né parte, un mockumentary alieno che "gufa" contro se stesso. Con Milla Jovovich e zero tensione

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USA 2009
L'investigatrice Abbey Tyler si reca in una città dell'Alaska per indagare sulle misteriose sparizioni di una serie di persone, avvenute nel corso di circa quarant'anni, che il governo federale aveva tenuto nascoste.
SCHEDA FILM

Regia: Olatunde Osunsanmi

Attori: Milla Jovovich - Abbey Tyler, Will Patton - Sceriffo August, Hakeem Kae-Kazim - Awolowa Odusami, Corey Johnson - Tommy Fisher, Enzo Cilenti - Scott Stracinsky, Elias Koteas - Abel Campos, Eric Loren - Ryan, Mia McKenna-Bruce - Ashley Tyler, Raphael Coleman - Ronnie Tyler, Daphne Alexander - Theresa, Alisha Seaton - Cindy Stracinski, Tyne Rafaeli - Sarah Fisher, Pavel Stefanov - Timothy Fisher, Kiera McMaster - Joe Fisher, Sarah Houghton - Jessica, Julian Vergov - Will Tyler, Yoan Karamfilov - Ralph, Olatunde Osunsanmi - Intervistatore/Se stesso

Soggetto: Olatunde Osunsanmi, Terry Lee Robbins

Sceneggiatura: Olatunde Osunsanmi

Fotografia: Lorenzo Senatore

Musiche: Atli Örvarsson

Montaggio: Paul Covington

Scenografia: Carlos Silva Da Silva

Arredamento: Rosen Stefanov

Costumi: Johnetta Boone

Effetti: Ivo Jivkov, Andrew Somers, Plowman Craven & Associates

Altri titoli:

The 4th Kind

Durata: 98

Colore: C

Genere: THRILLER HORROR FANTASCIENZA

Produzione: GOLD CIRCLE FILMS, CHAMBARA PICTURES, THE ROTUNDA STUDIO, FOURTH KIND PRODUCTIONS, DEAD CROW PRODUCTIONS, FOCUS FILMS

Distribuzione: WARNER BROS. PICTURES ITALIA (2010)

Data uscita: 2010-01-22

TRAILER
CRITICA
"Il titolo si riferisce agli incontri ravvicinati, un grado oltre Spielberg. (...) Diviso tra finzione thriller e il documentario con la vera psicologa, il regista Olatunde Osunsanmi, presente in scena cerca di razionalizzare l'inconscio e viceversa. Risultato molto dèja vu ma non molesto, caratteristi di buona taglia, qualche urlo nella notte eterna ai danni di Milla Jovovich." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 22 gennaio 2010)

"Il film realizzato come un'inchiesta tv (cartelli, date, orari, nomi) termina con le scoraggianti parole: «Sarete voi a decidere cosa credere»." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 22 gennaio 2010)

"Con gli alieni il documentario si traveste da fantascienza. Ancora un thriller fantascientifico, ma 'Il quarto tipo' si stacca dalla routine per un'insolita contaminazione con il documentario. Poiché l'origine del plot è un evento reale (ogni anno in Alaska spariscono molte persone e non è mai stata scoperta la verità), il regista-sceneggiatore Osunsanmi far interagire la fiction e le riprese della vera dottoressa Abigail Tyler, protagonista dell'inquietante vicenda, interpretata da Milla Jovovich. 'Il quarto tipo' del titolo si riferisce alla categoria del contatto con gli alieni che prende la forma dei rapimenti. (...) Le interviste che fa il regista stesso alla Tyler reale e le sedute di ipnosi filmate introducono elementi stranianti per sollevare interrogativi sul confine tra il vero e il falso e su quanto il cinema può intervenire su una realtà già di per sé fantascientifica, ma allenta la tensione e diluisce l'impatto horror." (A.C., 'Il Mattino', 22 gennaio 2010)

"Come l'ottimo 'Paranormal Activity' e il celeberrimo 'Blair Witch Project' il film si spaccia per basato su fatti realmente accaduti, scomponendo l'immagine in due con da una parte la falsa verità (con attori a bravissimi. passati per veri) e dall'altra la vera menzogna platealmente affidata a professionisti come Jovovich, Patton e Koteas, meno bravi dei loro corrispettivi reali. Brividi? Più d'uno. Ridicolaggini? Anche. Eppure, per gli amanti del cinema shock poco sofisticato ma morbosamente efficace, 'Il quarto tipo' porta a casa la pagnotta. Rimarrà una curiosità. A Nome, in Alaska, si sono incavolati per la pubblicità negativa. (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 22 gennaio 2010)

"Allora, gli alieni esistono davvero? Le migliaia di libri e le decine di film sull'argomento non hanno sciolto i dubbi, anzi. Almeno tra i boccaloni che ogni mattina vanno a scrutare l'oroscopo, pronti a convincersi che i trecento milioni nati sotto il segno dello Scorpione avranno una giornata migliore dei trecento milioni dell'Acquario. Anche il regista dal nome impronunciabile e dal talento discutibile, Olatunde Osunsanmi, ci marcia, tanto da farci un film, 'Il quarto tipo', di irresistibile umorismo involontario. (...) Un'accozzaglia di finti spaventi, sospesa tra giallo, paranormale e horror, a cui lo sfrontato autore tenta invano di dare valenza scientifica. Resta l'atroce dubbio di fondo: come vincere l'insonnia? Semplicissimo: guardando, ben seduti in poltrona, film così." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 22 gennaio 2010)

"Dagli 'Incontri ravvicinati del terzo tipo' di Spielberg a 'Il quarto tipo' di Olatunde Osunsanmi non ci sono solo più di trenta anni, c'è un abisso di senso e di gusto del cinema. Mentre Spielberg operava sul fatto che potremmo non essere soli e costruiva un racconto, Osunsanmi lavora sporco, grazie al viral marketing vorrebbe spacciare la storia di extraterrestri che arrivano a dichiararsi dio per vera. Di autentico invece non c'è neppure il titolo perché J. Allen Hynek che aveva codificato la scala dei rapporti con gli alieni si era fermato a tre. Gli altri gradini sono apocrifi, a partire dal quarto tipo, che così classifica il rapimento di esseri umani da parte di alieni. (...) E Osunsamui ha la sola trovata, mentre Milla Jovovich interpreta la Tyler, un'altra attrice, non accreditata, interpreta la finta-vera Tyler, mostrata in parallelo e addirittura intervistata dal regista. Molti dei personaggi coinvolti hanno il loro doppio, uno che interpreta la fiction l'altro che interpreta le registrazioni finte autentiche. Il bello è che gli alieni, dovendo comunicare, si rifanno alla lingua sumera, distorta, storpiata, ma decodificabile dall'esperto di turno, così, 'il quarto tipo' si risolve per essere nient'altro che un escamotage senza tensione particolare. In compenso ha fatto arrabbiare un sacco di gente. A partire dai veri abitanti di Nome, per oltre il 50% nativi americani che il regista, nero, ha trasformato tutti in caucasici. Inoltre quella zona dell'Alaska è un territorio pianeggiante e senza alberi, dove negli ultimi 50 anni sono davvero sparite nel nulla venti persone. Solo che le indagini dell'Fbi del 2005 hanno identificato condizioni estreme e abuso di alcol come molla per queste sparizioni. In rete poi si trovano molti riferimenti alla vicenda raccontata dal film e alla dottoressa Tyler in particolare. Solo che sono stati messi su web a ridosso dell'uscita negli Usa, mentre di psicanaliste a nome Tyler negli archivi veri non c'è traccia. Speriamo sia un po' il destino di questo film: passare senza lasciare traccia." (Antonello Catacchio, 'Il Manifesto', 22 gennaio 2010)