IL DISCO VOLANTE

ITALIA 1964
Il brigadiere dei Carabinieri d'un paesino veneto viene incaricato di svolgere indagini sull'arrivo d'un disco volante di provenienza extraterrestre. Durante l'inchiesta si trova ad interrogare un gruppo di persone che dichiarano d'aver visto realmente i marziani. In verità soltanto Vittoria, una povera contadina vedova e con numerosa prole, riesce ad impadronirsi d'un marziano, che rivende al proprio effeminato padrone. La madre di costui, però, sopprime il marziano, accusa la contadina di truffa e spedisce il figlio in manicomio. Qui giungeranno, presto o tardi, anche altri personaggi implicati variamente nella vicenda, per ultimo lo stesso brigadiere perché tuttti vengono considerati visionari. Il sensazionale avvenimento viene, quindi, ben presto sepolto nell'indifferenza generale.
SCHEDA FILM

Regia: Tinto Brass

Attori: Alberto Sordi - Brigad. Berruti/Rag. Marsicano/Don Giuseppe/Conte, Monica Vitti - Dolores, Eleonora Rossi Drago - Clelia, Silvana Mangano - Vittoria, Guido Celano - Cognato Di Vittoria, Alberto Fogliani - Il Sindaco, Liana Del Balzo - Madre Di Dolores, Albino Principe - Il Vescovo, Gianluigi Crescenzi - Fantuzzi, Lars Bloch - Il Medico, Graziella Polesinanti - Contessa Crosara, Piero Morgia - Un Carabiniere, Lello Bersani - Cronista, Carlo Mazzarella - Cronista

Soggetto: Rodolfo Sonego

Sceneggiatura: Rodolfo Sonego

Fotografia: Bruno Barcarol

Musiche: Piero Piccioni

Montaggio: Tatiana Casini Morigi

Scenografia: Elio Costanzi

Costumi: Gianni Polidori

Durata: 94

Colore: B/N

Genere: COMICO COMMEDIA

Produzione: DINO DE LAURENTIIS CIN.CA

Distribuzione: DINO DE LAURENTIIS - DOMOVIDEO, RICORDI VIDEO, BMG VIDEO (PARADE)

NOTE
- IDEAZIONE DEL DISCO VOLANTE: GIANNI POLIDORI.

- ESTERNI GIRATI AD ASOLO E NEI DINTORNI DI TREVISO.
CRITICA
"[...] E' la malinconica conferma (che) una vicenda che sembra volta ad esprimere profondi significati [...] si riduce invece ad un giochetto mal combinato [...] e che l'anarchismo di Brass non sia tanto un atteggiamento morale [...] quanto un abito mentale [...]". (S.andro Zambetti, "Cineforum, n.42, febbraio 1965).