Il club delle vedove

The Cemetery Club

USA 1993
Amiche da una vita, Esther, Doris e Lucille, si ritrovano improvvisamente vedove dopo aver varcato la fatidica soglia della mezza età. E si accorgono che il passaggio da donna accoppiata a donna in cerca dell'anima gemella nasconde non poche insidie e che farsi una nuova vita richiede sforzi ancora maggiori di quelli fatti la prima volta. Pur suscitando notevole interesse nella sfera dei singles ultracinquantenni, il trio di appetibili signore, da poco tornate papabili, scopre ben presto che in fatto di uomini disponibili i prosperi anni della "raccolta" sono finiti. Ma tra la frutta secca, appare una bella susina matura: Ben, affascinante vedovo che mostra di provare un sempre maggiore interesse per Esther. Con l'accendersi di questo romantico coinvolgimento, Esther si trova ad affrontare, insieme alle due amiche del cuore, un altro momento cruciale nella vita. Ed una volta giunte al fatidico crocevia si renderanno conto che la vita continua per chi sa essere giovane dentro.
SCHEDA FILM

Regia: Bill Duke

Attori: Christina Ricci - Jessica, Danny Aiello - Ben Katz, Wallace Shawn - Larry, Lainie Kazan - Selma, Louis Guss, Bernie Casey - John, Diane Ladd - Lucille Rubin, Olympia Dukakis - Doris Silverman, Ellen Burstyn - Esther Moskovitz

Soggetto: Ivan Menchell

Sceneggiatura: Ivan Menchell, Jay Presson Allen

Fotografia: Steven B. Poster

Musiche: Elmer Bernstein

Montaggio: John Carter

Scenografia: Maher Ahmad

Costumi: Hilary Rosenfeld

Effetti: Sam Barkin

Durata: 106

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Specifiche tecniche: NORMALE A COLORI

Tratto da: testo teatrale di Ivan Menchell

Produzione: BROWN DAVID, SOPIE HURST E BONNIE PALEF PER LA TO-UCHSTONE PICTURES

Distribuzione: COLUMBIA TRI STAR FILMS ITALIA - TOUCHSTONE HOME VIDEO

NOTE
- PRODUTTORI ESECUTIVI: DAVID MASON, PHILIP ROSE E HOWARD HURST

- REVISIONE MINISTERO GIUGNO 1993.
CRITICA
Nello svolgimento prevedibile della vicenda, il regista Bill Duke aggiunge alcuni tocchi di colore ebraico; e bisogna ammettere che il duetto fra Ellen Burstyn e Danny Aiello ha momenti toccanti. A tirar su il morale, poi, ci sono ogni tanto delle buone battute. (Il Corriere della Sera, Tullio Kezich, 21/06/93) Il pregio maggiore del film, pegno sicuro del suo divertimento, sono però i suoi interpreti, prima scelti e poi guidati con furba abilità. (Il Tempo, Gian Luigi Rondi, 22/06/93)