Il canto delle spose
Le chant des mariées

- Regia:
- Attori: - Myriam, - Nour, - Khaled, - Raoul, - Tita
- Sceneggiatura: Karin Albou
- Fotografia: Laurent Brunet
- Musiche: François-Eudes Chanfrault (François Eudes)
- Montaggio: Camille Cotte
- Scenografia: Khaled Joulak
- Costumi: Tania Shebabo-Cohen
-
Altri titoli:
The Wedding Song
- Durata: 100'
- Colore: C
- Genere: DRAMMATICO
- Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.85)
- Produzione: GLORIA FILMS, FRANCE 3 CINÉMA CON LA COLLABORAZIONE DI CANAL +, CINECINEMA, CON IL SOSTEGNO DI PROCIREP, ANGOA-AGICOA
- Distribuzione: ARCHIBALD FILM
- Data uscita 18 Dicembre 2009
RECENSIONE
Tunisi, 1942. L’amicizia tra Nour (Olympe Borval) e Myriam (Lizzie Brocheré) – due adolescenti di cultura e religione diversa (la prima è musulmana, l’altra ebrea) – viene messa in crisi dall’arrivo nel paese dei nazisti e della loro propoganda antisemita. Il Terzo Reich applica allo stato africano la politica già sperimentata a Vichy, ghettizzando la popolazione di religione israelita e creando violente contrapposizioni in una regione caratterizzata fino a quel momento da una pacifica convivenza razziale. Il promesso sposo di Nour, Khaled (Najib Oudghiri), collabora con la Wehrmacht nelle operazioni di rastrellamento, mentre la madre di Miriam, Tita (la stessa regista del film Karin Albou), caduta in disgrazia, impone alla figlia di sposare il ricco ma inviso Raoul (Simon Abkarian).
Le divisioni tra arabi e israeliani? Tutta colpa degli europei. Tesi storicamente accreditata che Il canto delle spose – secondo lungometraggio della francese di origini algerine Karin Albou, a Cannes nel 2005 con La petite Jerusalem – fa propria declinandola nei suoi risvolti più umani. Ne viene fuori un bell’esempio di cinema ibrido, che cambia continuamente registro, passando dalla storia d’amicizia al dramma bellico, dal romanzo di formazione (la scoperta della sessualità, dell’amore e della brutalità della vita delle due giovani protagoniste) al documentario antropologico. Mentre la cornice stilistica rimane coerente, impressionista e attenta ai dettagli – i significati vengono affidati all’intensità dei primi piani (facce, pelle, oggetti), all’organizzazione degli spazi (bui e chiusi quelli attraversati dai nazisti, ampi e colorati quelli vissuti dalle due eroine), all’eloquenza dei riti comunitari (epidermica, violenta e lungamente filmata la depilazione di Myriam prima delle nozze) – idealmente vicina all’approccio di Claire Denis e a quell’idea di cinema dove non è la pellicola a catturare la vita, ma è la vita (il suo dipanarsi) ad assorbire la pellicola.
Peccato che subentri qua e là il bisogno di semplificare la materia (troppo repentino, quasi schematico, il cambiamento di Khaled), a ricordarci che sempre di finzione si tratta. Questo, insieme a qualche fastidiosa lungaggine, il principale difetto del Canto delle spose. Che affida viceversa alla magnifica prova delle due protagoniste (della Brocheré soprattutto) la partitura emozionale del racconto e il compito di spezzare l’adagio triste della Storia.
Un duetto, il loro, che non si finirebbe mai di ascoltare.
NOTE
CRITICA
"Basterebbe questo sguardo così inconsueto su una tragedia vista quasi sempre con occhi europei a dire l'interesse eccezionale del secondo film della franco-algerina Karin Albou (...) bravissima a rievocare un'intera epoca in pochi scorci (...). Sottolineando, a volte un poco didascalicamente, le contraddizioni più sanguinose (...). Con una precisione e un'immediatezza che solo il cinema può rendere con tanta fedeltà." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 18 dicembre 2009)
"Nel Canto delle spose le pedine vengono spostate quanto basta per non sembrare un calco del precedente. Si capisce che alla regista interessano i corpi femminili, più o meno segregati e sempre prigionieri della volontà maschile. Interessano gli sguardi di complicità adolescenziale, le testoline con nastri tra i capelli appoggiate teneramente fronte a fronte, le parole mormorate in confidenza (baci e principi azzurri, perlopiù ) tra i vapori dell'hamman." ('Il Foglio', 19 dicembre 2009).