I ricordi del fiume

- Regia: ,
- Soggetto: Gianluca De Serio, Massimiliano De Serio
- Sceneggiatura: Gianluca De Serio, Massimiliano De Serio
- Fotografia: Gianluca De Serio, Massimiliano De Serio
- Montaggio: Stefano Cravero
- Suono: Giovanni Corona - (presa diretta), Tommaso Bosso - (presa diretta), Mirko Guerra - (montaggio)
- Durata: 96'
- Colore: C
- Genere: DOCUMENTARIO
- Specifiche tecniche: HD, DCP, 25 fps (16/9)
- Produzione: ALESSANDRO BORRELLI PER LA SARRAZ PICTURES CON RAI CINEMA
- Distribuzione: LA SARRAZ PICTURES (2016)
- Data uscita 21 Aprile 2016
TRAILER
RECENSIONE
Il Platz, la più grande baraccopoli d’Europa nella quale si sono trovate a vivere nello stesso momento oltre mille persone di diversa nazionalità, è situata sugli argini del fiume Stura a Torino. Dopo molti anni di incertezza, è adesso avviato un programma di smantellamento di quel dedalo di legno, di lamiere e baracche. Si avvia un nuovo futuro… Si comincia con una macchina a mano che pedina un bambino per un lungo tratto, senza mollarlo un attimo e passando in mezzo ad oggetti i più vari, che compongono un percorso accidentato e disordinatissimo. Da dove è cominciato quel sentiero, e dove è destinato a concludersi è forse una riflessione ‘fuori’ campo che allarga a dismisura lo spazio e getta sulla quella ‘camminata’ una luce di indecisa rassegnazione. Lo stesso bambino nel finale passa di nuovo lungo quei sentieri, e spiazza ogni residua componente emozionale. Nel frattempo i rumeni in maggioranza presenti al Platz si sono adattati all’idea di uno sgombero forzato e anomalo, isole lontane in attesa di ricominciare una nuova esistenza. Dopo lo straziato e crudele reportage alla base di Sette opere di misericordia (2011), i De Serio compiono una scelta che rinuncia ad un’idea di “racconto” a favore di uno sguardo freddo e secco sulla realtà. I due registi osservano, seguono, lasciano indizi della loro voglia di essere ‘estranei’ e insieme ‘presenti’: del resto il loro cinema non è mai fine a se stesso e anche quando sembra che si limiti a recepire, cambia l’attenzione e converge su elementi, cose, persone che sembravano appartenere ad altro. L’obiettivo si sposta solo in apparenza, al dunque i due mettono in atto un dispositivo linguistico per cui il recepire significa guardare e riflettere, senza giudicare. E in questo confermano una originalità che è forse ostile per lo spettatore ma aiuta a verificare con esattezza il dolore del ‘vero’ e insieme la mancanza di una soluzione immediata.
NOTE
- FUORI CONCORSO ALLA 72. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2015).
CRITICA
"Dall'incontro con l'umanità marginale e - ahinoi - residuale trovata nel Platz è nato il mastodontico progetto de 'I ricordi del fiume', portato alla scorsa Mostra veneziana nella sua versione integrale di 140' e (...) nelle sale nella 'riduzione' a 96'. II taglio comunque non riduce l'intensità e l'importanza del documentario, prezioso contenitore di contenuti - 'i ricordi' di queste persone, appunto - che altrimenti andrebbero inesorabilmente perduti. Rigoroso, appassionato e fedele tanto al Reale quanto all'Arte." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 21 aprile 2016)
"(...) un susseguirsi di capitoli visivi di lungimirante intensità, le notti e i giorni dell'agglomerato invaso da immondizia e da un senso di insopportabile vacuità, mentre lentamente viene sbrindellato. (...) Tutti si ritrovano in preghiera, una cacofonia impressionante di litanie e invocazioni, poi ci sono i neon delle notti e le luci della televisione che arriva nelle nuove case e da cui telenovele blaterano frasi d'amore e Papa Francesco benedice." (Luca Pellegrini, 'Avvenire', 22 aprile 2016)
"(...) un insieme di immagini, storie, volti, canzoni che cerca di costruire una memoria condivisa tra la città e quel «buco nero» che brulicava di vita, ma anche sofferenza (...)." (Giulia Bianconi, 'Il Tempo', 22 aprile 2016)