Home - Casa dolce casa?
Home

- Regia:
- Attori: - Marthe, - Michel, - Judith, - Marion, - Julien
- Sceneggiatura: Ursula Meier, Antoine Jaccoud, Raphaëlle Valbrune, Gilles Taurand, Alice Winocour - (collaborazioene)
- Fotografia: Agnès Godard
- Montaggio: Susanna Rossberg
- Scenografia: Ivan Niclass
- Costumi: Anna Van Brée
- Effetti: Marc Umé
-
Altri titoli:
Home - Casa dolce casa?
- Durata: 95'
- Colore: C
- Genere: DRAMMATICO
- Specifiche tecniche: 35 MM
- Produzione: BOX PRODUCTIONS, ARCHIPEL 35, NEED PRODUCTIONS
- Distribuzione: TEODORA FILM (2009)
- Data uscita 30 Gennaio 2009
TRAILER
RECENSIONE
Opera prima della franco-svizzera Ursula Meier, presentata alla Semaine de la Critique a Cannes 2008 e accolta favorevolmente dalla critica transalpina: “Esistono ancora queste utopie nel cinema, ma è sempre più difficile”, afferma la protagonista Isabelle Huppert, madre che (soprav)vive con la famiglia in una casa sul ciglio dell’autostrada, “osservata con un dispositivo teatrale, come dei pesci rossi in una boccia d’acqua”. Fin qui tutto bene, anzi no: tra un profluvio di citazioni che si vorrebbero involontarie (da Tati a Godard, passando per Polanski e Hitchcock), equilibrio incerto tra le ragioni della commedia e quelle dell’apologo politico, ecologista, etc., che richiederebbe il dramma – il finale incomprensibilmente ottimista è genuinamente posticcio – Home fatica a trovare casa, ovvero una coerenza poetica, ancor prima che stilistica, e una residenza ideologica: se ogni interpretazione – come vuole la regista – è lecita, non è democrazia, ma anarchia dello sguardo. Ce n’è anche per Madame Huppert, prossima presidente di giuria a Cannes: alla prima inquadratura, la sua madre espansiva e gioiosa sappiamo già che non durerà. La versatilità di un’attrice è preziosa: soprattutto per lo spettatore.
CRITICA
"Non capita tanto spesso di poter salutare, in un primo film, una rivelazione; ma è il caso di 'Home''della regista franco-svizzera Ursula Meier: strano, coinvolgente oggetto cinematografico che comincia come una cronaca familiare prima di trasformarsi in parabola apocalittica. (...) Ogni film è una questione di 'come'; e Ursula di creatività ne ha da vendere, se è capace di scivolare dall'iperrealismo ad atmosfere malate, alla Haneke, per puro effetto di stile. Qualcosa da ridire solo sull'epilogo, dove la metafora si appesantisce e la catarsi gronda ottimismo della volontà." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 30 gennaio 2009)
"Ammirata la bravura degli interpreti, lo spettatore - che non sia uno psichiatra in cerca di aggiornamenti - si chiederà: ma che cosa me ne importa? Nello spettacolo, infatti, i casi-limite funzionano per una certa durata. Qui invece il crescendo piace troppo al regista. Forse vi esorcizza problemi suoi, e in tal caso ha la nostra solidarietà, ma la terapia non avvenga a danno del pubblico. E anche ammesso che ci sia chi cerca una catarsi in questo modo, perché fargliela sospirare per un'ora e quaranta? L'ora bastava e avanzava." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 30 gennaio 2009)
"Il film tra le mille ispirazioni ha anche il genere americano per eccellenza. Ce la faranno i nostri eroi a non perdere le staffe? Accanto alla Huppert, più potente del solito perché passa dalla gioia alla sofferenza e non, come spesso fa, dalla sofferenza allo stillicidio, troviamo il solito perfetto Oliver Gourmet, padre e marito affettuoso. Se questo è il nuovo cinema europeo siamo a cavallo. Anzi, in una macchina perfetta." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 30 gennaio 2009)