GRAN PREMIO

ITALIA 1943
Un ex proprietario di scuderie da corsa, ridotto in miseria, vive appartato insieme alle due sue figliole. Capitato nel campo di corse durante un'asta di cavalli, spintovi dalla figlia maggiore, compera una cavalla che fu un tempo della sua scuderia, dando fondo alle sue riserve. Dopo qualche tempo la cavalla dà alla luce un puledrino puro sangue che diviene il compagno di giuoco della sua figlia minore. Il puledro promette molto bene e su di esso si fondano le speranze del vecchio padre che si dedica amorevolmente al suo allevamento. Il cavallo infatti è il favorito del prossimo Gran Premio ma per i loschi traffici di un commerciante l'allenatore è costretto a venderlo alla vigilia della corsa vedendo crollare tutte le sue speranze di guadagno. Ma un giovane dottore, innamorato della figlia maggiore dell'allevatore, è ben lieto di intervenire e la vicenda si conchiude felicemente.
SCHEDA FILM

Regia: Giuseppe D. Musso, Umberto Scarpelli

Attori: Luisella Beghi - Luisa, Claudio Gora - Andrea, Mariù Pascoli - Stellina, Carola Lotti - Olga, Juan de Landa - Padron Giovanni, Luis Hurtado - Altieri, Silvio Bagolini - Carlo, Oreste Fares - Anselmo, Bruno Smith - Livenza, Pina Piovani

Soggetto: Luciana Peverelli

Sceneggiatura: Luciana Peverelli, Giuseppe D. Musso, Belisario Randone

Fotografia: Ugo Lombardi, Giovanni Pucci

Musiche: Carlo Rustichelli

Montaggio: Duilio A. Lucarelli

Scenografia: L. Ciarlini

Durata: 83

Colore: B/N

Produzione: ICI

Distribuzione: ICI

NOTE
- UN EQUIVOCO HA FATTO CREDERE, PER PARECCHI ANNI, CHE IL REGISTA GIUSEPPE D. MUSSO E JEFF MUSSO, REGISTA FRANCESE, FOSSERO LA STESSA PERSONA.
CRITICA
"[...] Luciana Peverelli, forse commossa dal felice esordio della piccola Mariù Pascoli in 'Piccolo mondo antico' ha ideato una variante del tema che, secondo noi, doveva imperniarsi sulla docilità di un puledro al richiamo della piccina; cioè basarsi sul candore dell'innocenza per risolvere una crisi familiare. Anche se non nuova - nel campo del galoppo esistono precedenti - l'idea poteva anche riuscire attraente. [...]". (Mario Meneghini, "L'Osservatore Romano", 29/03/1944).