GLI OCCHI DEL TESTIMONE

MUTE WITNESS

GERMANIA 1995
Una piccola troupe americana sta girando a Mosca un film del genere horror a costi contenuti. Billy (una giovane muta che lavora nel trucco) rimane una sera casualmente chiusa negli studi, grandissimi e tetri sotterranei dei tempi di Stalin, e crede di assistere - non sapendo che si tratta di riprese cinematografiche - a cruenti omicidi, vedendo scorrere del sangue e due figuri che circolano trascinando sacchi misteriosi. Terrorizzata, Billy, che si sente in pericolo, fa di tutto per occultarsi fra ferraglie e cianfrusaglie e non correre rischi. La notte per lei è orrenda: sua sorella Karen, che fa parte anche lei del set, ed il regista Andy sono lontani. Frattanto due poliziotti intervengono mentre Karen e il suo amico finiscono coinvolti tra affanni ed equivoci. Il KGB ed altri malavitosi perquisiscono armi alla mano l'alloggio della muta (sono dei balordi travestiti da agenti che operano per un boss mafioso, chiamato "il Carnefice", interessato ad un certo dischetto di importanti informazioni, convinto che Billy ne sia venuta in possesso). Per conto di questi ed alla caccia del dischetto è poi entrato in azione un misterioso agente - Larsen - che in realtà è un poliziotto infiltrato nella organizzazione mafiosa e che protegge Billy con la sua rivoltella, facendo finta di spararle addosso, per evitare che la donna venga uccisa dai malavitosi.
SCHEDA FILM

Regia: Anthony Waller

Attori: Fay Ripley - Karen, Evan Richards - Andy, Oleg Yankovsky - Larsen, Igor Volkov - Arkadi, Sergei Karlenkov - Lyosha, Alec Guinness - Il Carnefice, Alex Bureew - Strohbecker, Marina Sudina - Billy

Soggetto: Anthony Waller

Sceneggiatura: Anthony Waller

Fotografia: Egon Werdin

Musiche: Wilbert Hirsch

Montaggio: Peter R. Adam

Scenografia: Matthias Kammermeier

Durata: 95

Colore: C

Genere: GROTTESCO

Specifiche tecniche: SCOPE A COLORI

Produzione: BUCHMAN-SOENTGEN-WALLER

Distribuzione: COLUMBIA TRISTAR FILMS ITALIA - COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO

CRITICA
"Insomma una giusta gradazione di tensione, nel rispetto di ogni convenzione, che rende il prodotto tecnicamente e psicologicamente accettabile. E per chi vuole la glossa sociopolitica il regista avverte che alcune scene sono state girate in un sotterraneo caro alle memorie insanguinate staliniste. Dichiaratamente la Mosca malavitosa di oggi è stata equiparata alla Chicago anni '30, dove doveva inizialmente ambientarsi il fattaccio: in effetti la nuova prospettiva dall'Est dà una marcia e una atmosfera in più, oltre a un notevole risparmio sui costi. Il cast è al meglio di rantoli, occhiate e sospiri, il tutto inquadrato con bagliori notturni e claustrofobici dalla fotografia di Egon Werdin. Marina Sudina, nata a Mosca, è la poveretta che rischia la vita per un pugno di effetti speciali in più e fino all'ultimo è vittima di doppi e tripli giochi. In fondo alla storia, per pochi minuti c'è anche un Attore Misterioso (britannico al 100%) nel ruolo del Carnefice: vi diamo solo le iniziali è facile: A. G." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 11 Maggio 1996)

"Dopo l'avvio esagitato, 'Gli occhi del testimone' non si mette di sicuro tranquillo: la ragazza ripara nella tromba dell'ascensore e gli assassini dietro, i parenti portano soccorso, i poliziotti interrogano sostenendo che quello che ha visto Billy era soltanto finzione... e poi agguati, un assalto alla casa in cui la muta si è rifugiata con vicini scandalizzati da tutto quel rumore che con scope battono freneticamente sul soffitto, e fughe, controfughe e automobili in corsa; e il capo della banda dei pornografi, chiamato il Carnefice, che ghigna su un mucchio di cadaveri. Davanti a tanti e tali eccessi, si ride: a bocca aperta. Il film-spazzatura rappresentato da 'Gli occhi del testimone' è anche questo. Affianca all'horror la farsa e la cinepresa mescola il tutto. Non si prende sul serio. Però, alla fin fine, il regista Waller qualche cosa la dice: sulla Russia che va a rotoli, sul cinema che stimola la violenza ma ne produce anche dell'altra: questa sì estremamente pericolosa." (Francesco Bolzoni, 'Avvenire', 10 Maggio 1996)

"In un primo tempo il film doveva essere girato a Chicago, ma, secondo il regista, 'la Mosca di oggi non ha niente da invidiare alla Chicago degli anni Trenta'. È la storia di una troupe cinematografica americana, in trasferta nella capitale russa per girare un film dell'orrore di serie B. Rimasta chiusa in uno stabilimento della Mosfilm, la muta Billy, truccatrice e incaricata degli effetti speciali, assiste, o così crede, alla sanguinosa ripresa clandestina di uno snuff movie. 'Gli occhi del testimone' è un robusto, rombante, rozzo Pif, prodotto industriale di finzione, in linea con l'attuale tendenza del cinema di paura: l'horror come metahorror, riflessione sulle forme e i materiali dell'immaginario orrorifico non senza risvolti ironici." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 13 Maggio 1996)