FUNNY MONEY COME FARE I SOLDI SENZA LAVORARE

THE ASSOCIATE

USA 1996
Laurel, consulente finanziaria a Wall Street, di fronte all'ennesimo rifiuto di promozione a favore di un collega maschio, decide di licenziarsi e di mettersi in proprio. Tuttavia gli affari vanno male, ed allora Laurel, consigliata anche dall'amica Sally, si inventa un partner d'affari, il leggendario Robert S. Cutty. Succede quindi che lei tratta con alcuni importanti clienti sempre a nome di Robert, del quale, alla richiesta di incontri, dice che è impegnato e non ha tempo libero. Quando anche la stampa comincia a chiedersi come mai questo Cutty non appaia mai in pubblico, interviene la Commissione Federale e Laurel è messa alle strette. Finalmente Cutty compare, parla ai giornalisti, ottiene grande successo e viene invitato a ritirare un premio nel club esclusivo degli uomini d'affari. Ma al momento del discorso di ringraziamento, Cutty si toglie la maschera e appare Laurel che svela l'inganno. Grande sconcerto tra tutti, prima che le qualità della donna siano finalmente apprezzate e ricompensate col giusto riconoscimento.
SCHEDA FILM

Regia: Donald Petrie

Attori: Dianne Wiest - Sally Dugan, Jean De Baer, Miles Chapin, George Morfogen, Whoopi Goldberg - Laurel Ayres, Timothy Daly - Frank Peterson, Bebe Neuwirth - Camille Scott, Lainie Kazan - Cindy Mason, George Martin, Kenny Kerr, Eli Wallach - Donald Fallon, Helen Hanft, Lee Wilkof, Austin Pendleton - Aesop Franklin

Sceneggiatura: Nick Thiel

Fotografia: Alex Nepomniaschy

Musiche: Christopher Tyng

Montaggio: Bonnie Koehler

Scenografia: Andrew Jackness

Durata: 116

Colore: C

Genere: GROTTESCO

Specifiche tecniche: NORMALE A COLORI

Tratto da: ADATTATO DAL RACCONTO "EL SOCIO" DI JENNARO PRIETO

Produzione: FEDERIC GOLHAN, P. MARKEY, A. LEPZIG

Distribuzione: CECCHI GORI DISTRIBUZIONE (1997) - CECCHI GORI HOME VIDEO

NOTE
REVISIONE MINISTERO APRILE 1997.
CRITICA
Poteva essere più divertente e meno convenzionale il film di Donald Petrie, buon artigiano della commedia americana media: in realtà Funny money si dipana in una di quelle sceneggiature standard e troppo prevedibili che ormai affollano e condizionano gli studi delle majors. (Il Messaggero, Fabio Bo, 30/5/1997)