Fugitive Pieces

CANADA 2007
Polonia, II Guerra Mondiale. Il dodicenne Jakob Beer, scampato all'eccidio nazista, ha perso i suoi genitori ed è stato preso in custodia da un archeologo greco che lo ha portato con sé nella sua patria. Divenuto adulto e trasferitosi in Canada, Jakob è ora uno scrittore affermato ma non ha mai definitivamente rimosso gli orrori del suo passato che continuano a perseguitarlo. La liberazione dai suoi incubi arriverà forse attraverso la scoperta del vero amore.
SCHEDA FILM

Regia: Jeremy Podeswa

Attori: Stephen Dillane - Jakob, Rade Serbedzija - Athos, Rosamund Pike - Alex, Ayelet Zurer, Robbie Kay - Jakob bambino, Nina Dobrev - Bella, Themis Bazaka - Sig.ra Serenos, Memos Begnis - Makis, Marcia Bennett - Sig.ra. Taylor, Devon Bostick - Ben, adolescente, Giorgos Karamihos - Ioannis, Daniel Kash - Morris, Gray Powell - Allen, Rachelle Lefevre - Naomi, Danai Skiadi - Allegra, giovane, Elli Fotiou - Allegra, anni '50, Jennifer Podemski - Marylin, Monika Schurmann - Madre di Jakob, Birgitte Solem - Ellen, Larissa Laskin - Irina, Ed Stoppard - Ben

Soggetto: Anne Michaels - romanzo

Sceneggiatura: Jeremy Podeswa

Fotografia: Gregory Middleton

Musiche: Nikos Kypourgos

Montaggio: Wiebke von Carolsfeld

Scenografia: Matthew Davies

Arredamento: Erica Milo, Nikos Triandafilopoulos

Costumi: Anne Dixon

Effetti: Aaron Weintraub, Mr. X Inc.

Durata: 104

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.85)

Tratto da: romanzo di Anne Michaels

Produzione: CINEGRAM S.A., SERENDIPITY POINT FILMS, STRADA FILMS

NOTE
- PREMIO MARCO AURELIO - REGIONE LAZIO A RADE SERBEDZIJA COME MIGLIOR INTERPRETE MASCHILE ALLA II^ EDIZIONE DI 'CINEMA. FESTA INTERNAZIONALE DI ROMA' (2007).
CRITICA
"Lo sceneggiatore e regista Jeremy Podeska frammenta il film in tanti 'pezzi', alternando scene col protagonista ora bambino, ora adulto. Il risultato è un film bene impaginato quanto convenzionale, in cui ci si estasia per la fotografia di albe e tramonti." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 21 ottobre 2007)

"Ora, è impossibile dirsi stanchi di queste storie. Ci si può dire stanchi, legittimamente, di un modo di raccontarle, di una recitazione stolida e impostata, di una sceneggiatura meccanica e prevedibile, con qualche sconfinamento nel ridicolo e nel patetico. Quel che fa indignare e annoia pur seguendo le vicende di un bambino ebreo scampato alla tragedia dell'Olocausto. Questo non lo perdoniamo a Podeswa. Non gli perdoniamo il tentativo di consolarci, di confezionare l'orrore, e il tentativo di sopravvivergli, in un pacchetto ben infiocchettato." (Dario Zonta, 'L'Unità', 21 ottobre 2007)