Fuga dal Paradiso

ITALIA 1989
Dopo una catastrofe che ha reso invivibile la terra, un gruppo di uomini tira avanti organizzandosi nel sottosuolo. Tutto è dominato dalla tecnologia, le famiglie vivono in case-cellula collegate elettronicamente, un pugno di anziani presiede alla comunità e squadre di pattugliatori si occupano dell'ordine esterno. In questo "Paradiso artificiale", Teo e Beatrice due sedicenni abitano in due casette vicine, si vedono e si innamorano solo al di là delle vetrate, parlando attraverso mezzi meccanici. Un giorno Teo si impossessa del medaglione (un microvideodisco) del padre Eliseo, nel quale sono le informazioni sull'al di là e quelle necessarie per fuggire da quell'asettico paradiso. I ragazzi sono attirati dalla fuga, che avviene attraverso enormi tubature e portelli che si aprono e chiudono inesorabilmente, ma "fuori" vi sono rischi e pericoli inimmaginabili. Intanto i due possono venire contaminati, poi l'ignoto e le sorprese regnano sovrani. Essi scoprono la Terra, anche se ridotta in ceneri e sassi, una città con strade deserte e case semidistrutte, strani apparecchi (auto e moto arrugginite), un curioso edificio zeppo di manichini (è un supermercato). E' un modo ignoto e desolante, in cui la più grande scoperta per Teo e Beatrice è data dal fatto che un tempo la gente in sostanza viveva collettivamente. Intanto Eliseo Tolman ha mobilitato Thor, il capo dei sorveglianti: la perdita del medaglione e soprattutto la fuga di Teo con la ragazza lo pongono in grande ansia, poiché dopo un limitatissimo numero di ore i fuggiaschi rischiano la contaminazione ed il loro sangue dovrà essere completamente sostituito. Thor parte con un gruppo di pattugliatori: l'ordine non è di uccidere i ragazzi, ma di riportarli a casa (il che consentirà a Thor di avere Eliseo in suo possesso). Ma i ragazzi sono stati raccolti ed assistiti da una comunità di umani, fedeli ad un capo Eliah, una tribù cenciosa e grigia, cui i pattugliatori danno fuoco, considerandone i membri una fonte di radiazioni mortali. Thor riesce a prendere Beatrice, ma l'intossicazione si impossessa di lui e cade morto, dopo aver dovuto ammettere, con un ravvedimento tardivo, che "la verità della vita va cercata e trovata nelle leggi della natura". Messa in moto una provvidenziale nave, Teo, Beatrice e la gente superstite levano le ancore e salpano verso l'ignoto, confidando in un mondo migliore di cui i due innamorati costituiscono il pegno più sicuro.
SCHEDA FILM

Regia: Ettore Pasculli

Attori: Paolo Bonacelli - Elian, Horst Buchholz - Thor, Lou Castel - Oleg, Aurore Clément - Sarah Tolman, Umberto Conte - Anton, Barbara Cupisti - Giovane Killer, Daniela Giordano (II) - Gius, Fabrice Josso - Teo, Olivia Toscani Ancher - Donna incinta, Inés Sastre - Beatrice, Jacques Perrin - Eliseo Tolman, Giovanni Visentin - Alex, Van Johnson - Vecchio narratore

Soggetto: Gianfranco Clerici, Ettore Pasculli

Sceneggiatura: Lucio Mandarà, Ettore Pasculli

Fotografia: Alfio Contini

Musiche: Michel Legrand

Montaggio: Ruggero Mastroianni

Scenografia: Giorgio Luppi, Marco Luppi

Durata: 112

Colore: C

Genere: FANTASY

Produzione: LUCIANO LUNA E CLAUDIA MORI, AZZURRA FILM, ROMA - CINEMAX, PARIS - INDUNA FILM,MUN CHEN

Distribuzione: TITANUS DISTRIBUZIONE (1991) - TITANUS DISTRIBUZIONE VIDEO, NUMBER ONE VIDEO

CRITICA
"Pasculli ha giocato più che altro sul registro lirico, mettendo dentro al suo racconto, sotto la vicenda dei due giovani, alcuni pensieri che attanagliano l'uomo di oggi, quali la paura di un disastro ecologico e la mancanza di calore umano nei rapporti interindividuali. Si tratta di un'opera tesa e sofferta, realizzata con il cuore." (Francesco Dorigo, 'La Rivista del Cinematografo')

"Nel film d'esordio di Ettore Pasculli, le uniche cose che davvero funzionano sono l'ambientazione e gli effetti speciali." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa')

"In sé, forse, la vicenda non sempre è molto chiara nei suoi significati immediati, nei suoi simboli, la regia di Ettore Pasculli, tuttavia, le conferisce quasi ad ogni pagina dei toni molto accattivanti, con i segni precisi dello stile." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo')