Four Lions

GRAN BRETAGNA 2010
Gran Bretagna. Un gruppo di giovani musulmani - Omar, Way, Barry e Faisal - decide di abbracciare la causa della Jihad puntando a grandi obiettivi. Tuttavia, dopo l'addestramento in Medio Oriente, sorgeranno grossi dubbi in merito alla loro scelta...
SCHEDA FILM

Regia: Chris Morris (II)

Attori: Riz Ahmed - Omar, Arsher Ali - Hassan, Nigel Lindsay - Barry, Kayvan Novak - Waj, Adeel Akhtar - Faisal, Benedict Cumberbatch - Negoziatore, Julia Davis - Alice, Craig Parkinson - Matt, Preeya Kalidas - Sofia, Wasim Zakir - Ahmed, Mohammad Aqil - Mahmood

Sceneggiatura: Chris Morris (II), Jesse Armstrong, Sam Bain, Simon Blackwell - testi aggiuntivi

Fotografia: Lol Crawley

Montaggio: Billy Sneddon

Scenografia: Dick Lunn

Costumi: Charlotte Walter

Durata: 94

Colore: C

Genere: DRAMMATICO COMMEDIA

Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.85)

Produzione: WARP FILMS PRODUCTION

Distribuzione: VIDEA-CDE (2011)

Data uscita: 2011-06-03

TRAILER
CRITICA
"'Hic sunt leones'. Dicevano gli antichi dello spauracchio ignoto fuori le mura. Il motto si adatta ai quattro 'leoni' sgangherati wannabe jiahadisti, nati e cresciuti in Yorkshire, che come fiere cresciute in gabbia, una volta in Pakistan per addestramento goffeggiano da paki-rambo, confondendo Bin Laden per Johnny Depp. Anche perché conoscono meglio il cockney dell'arabo. Nel suo esordio in lungo, l'uomo cult della tv inglese Chris Morris attinge dal dittatore chapliniano e lo stranamore kubrickiano l'idea di deridere le ossessioni, qui del neo terrorismo islamico. Lontano dai geni di cui sopra, riesce comunque ad attivare il meccanismo comico con cine-arguzia e sano humor tutto british. Perché vale sempre ricordare che il tragico è un buffo en travesti. Risate sonore mondiali, applausi al Torino Film Fest dove concorreva." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 2 giugno 2011)

"L'inglese Chris Morris gode in patria di buona notorietà come autore televisivo di satire irriverenti. Così nessuno si è stupito quando ha saputo che aveva realizzato un film comico sui martiri della Jihad: anche se trattasi di idea a rischio per l'ovvio motivo che è assai difficile provocare la risata su dei tipi che fanno saltare in aria se stessi e gli altri. Come è andata? Beh, sono stati in molti a esprimersi in termini di entusiasmo incondizionato per 'Four Lions', dove si raccontano le controverse vicende di una cellula terroristica di formazione spontaneista. (...) Morris e i suoi sceneggiatori conoscono il mestiere: ci sono scene divertenti, attori bravi e non mancano gag sbeffeggianti l'inefficienza dei servizi segreti che beccano sempre la persona innocente. E però la commedia si incarta su un difetto grave. Puoi pure scherzare sul nazismo mentre è in corso una guerra spaventosa come fecero magnificamente Chaplin e Lubitsch con 'Il dittatore' e 'Vogliamo vivere', ma non c'è alcun dubbio su chi, per loro, fossero 'i cattivi'. Nel film di Morris invece manca un punto di vista. Umanamente, i protagonisti arrivano persino a suscitare simpatia: e tuttavia si può simpatizzare con chi propugna un bagno di sangue nella moschea per risvegliare la sopita fede in Allah dei credenti trapiantati a Londra? Il messaggio artistico possiede un'ambiguità innata, d'accordo: però, soprattutto a fronte di certi temi, dovrebbe essere responsabile. E la non assunzione di responsabilità diventa errore anche estetico." (Alesandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 3 giugno 2011)

"Grande domanda: è possibile parlare di terrorismo e jihad islamica usando le buone, vecchie regole della farsa? Grande risposta: sì. Almeno a condizione di essere inglesi, di essere abituati da secoli alla società multietnica e di conoscere meccanismi comici che non si limitino allo 'humour' aristocratico. (...) Si ride e si rimane terrorizzati: da un lato è rassicurante sapere che terrorismo e idiozia vadano di pari passo, dall'altro è spaventoso pensare che la rete e gli esplosivi fai-da-te rendano potenzialmente letale anche quel pirla del tuo vicino di casa. Morris, essendo inglese, si paragona al 'Dottor Stranamore'. Noi insistiamo su Monicelli, che avrebbe amato questo film. 'Four Lions' è il corrispettivo filmico di quelle che gli inglesi definiscono cautionary tales, le fiabe-monito. Ti racconto cosa succede a Cappuccetto Rosso per ammonirti a non andare nel bosco; ti mostro come il terrorismo non sia affatto una cosa high-tech, alla 007, per metterti in guardia sempre, da chiunque. È un pensiero allarmante, forse persino allarmista. E che faccia morir dal ridere, non rende il verbo 'morire' meno minaccioso." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 3 giugno 2011)

"Trattasi di quattro aspiranti terroristi islamici in vena di attentato kamikaze in maschera a Londra ingurgitando sim card e addestrando corvi: ma son tutti Fantozzi. La satira del fondamentalismo va fatta ma con intelligenza, qui si oltrepassa la linea del verosimile senza avere in cambio nulla, tanto che il finale tragico è un altro film. Il deb Christopher Morris non lega, con trovate a bassa quota, l'assurdità della vita con quella ideologica e lo scherzo si fa presto imbarazzante." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 3 giugno 2011)

"La sfida è di quelle che farebbero venire la pelle d'oca a qualunque regista: far ridere mettendo in scena un branco di terroristi balordi e pasticcioni. Divertire parlando di kamikaze e attentati, stragi e suicidi. Detta così sembra una follia. Tant'è che il progetto è stato bocciato sia dalla Bbc che da Channel Four, spaventati dall'irriverenza di personaggi e situazioni. Diretto dall'esordiente Chris Morris che da oltre vent'anni scrive, produce e conduce per la tv inglese programmi comici, parodistici e satirici, 'Four Lions' (prima al Sundance, poi al Festival di Torino) mette in luce l'aspetto tragicamente farsesco del terrorismo «che è ideologia, ma anche idiozia». Parte con una risata il film, destinata però a trasformasi presto in una smorfia di sgomento e orrore. (...) Premiato in patria con un Bafta come migliore regista esordiente, Morris ha collezionato però cocenti stroncature. In effetti il regista non sempre centra il bersaglio nell'intento di mettere in scena il contrasto tra ambizioni e abilità (...), e il film diventa offensivo per i musulmani dipinti come esseri bidimensionali dotati di un quoziente di intelligenza davvero irrisorio. Così quando vira verso il dramma il film si disintegra progressivamente come i suoi sciocchi personaggi che mancano di un vero spessore tragico." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 3 giugno 2011)

"L'assurdo mondo dei fanatici dell'Islam, rivisitato in chiave nerd. (...) Contrattempi, goffaggini e maldestri tentativi di dar fuoco alla miccia fanno ridere, certo. Però poi uno pensa che, magari, alcuni fanatici sono proprio come questa quaterna di scoppiati." (Cinzia Romani, 'Il Giornale', 3 giugno 2011)

"Satira terroristica, non nel senso di aggressività della satira, ma nel senso tematico. Una sorta di 'soliti ignoti' dell'estremismo islamico, a cui manca la capacità di creare veri personaggi in circostanze tragicomiche. A volte, tuttavia, il sorriso a denti stretti ci innesta nella vera assurdità bombarola. (...) La comicità gira intorno all'insipienza tecnica e a una certa ingenuità operativa, a partire però da discorsi di intransigenza sanguinaria che non fanno sconti. Il regista viene dalla satira televisiva, ma sa trattare la scena al di là del macchiettismo dello sketch. Strano effetto, si sente comunque l'odore della morte." (Silvio Danse, 'Giorno-Carlino-Nazione', 3 giugno 2011)
"Il comico Chris Morris ha deciso che il pubblico deve ridere dall'inizio alla fine della sua opera prima 'Four Lions' (definita commedia jihadista) anche se questo significa demolire i suoi personaggi principali. (...) Secondo gli autori, il film è paragonabile al capolavoro satirico di Stanley Kubrick 'Il dottor Stranamore'. Ma i personaggi di Kubrick risultano comici per il loro comportamento e la loro risposta inappropriata alla realtà, non per la loro completa stupidità." ('Internazionale', 3 giugno 2011)

"Finale degno de 'L'armata Brancaleone'. Si ridicolizza il terrorismo (quattro leoni in realtà pecoroni sedotti e abbindolati dalla cultura occidentale) ma non si nascondono morte, famiglie normali che accettano ridendo il martirio e la brutalità del controterrorismo britannico. Film terribilmente originale e spiazzante. Esordio di Morris nel cinema." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 3 giugno 2011)