Final Portrait - L'arte di essere amici
Final Portrait

- Regia:
- Attori: - Alberto Giacometti, - James Lord, - Caroline, - Diego Giacometti, - Annette Giacometti, - Pierre Matisse
- Soggetto: James Lord - (autobiografia)
- Sceneggiatura: Stanley Tucci
- Fotografia: Danny Cohen
- Musiche: Evan Lurie
- Montaggio: Camilla Toniolo
- Scenografia: James Merifield
- Arredamento: Sara Wan
- Costumi: Liza Bracey
- Effetti: Chris Reynolds, Richard R. Reed, Double Negative
- Durata: 90'
- Colore: C
- Genere: BIOGRAFICO, DRAMMATICO
- Tratto da: autobiografia "Un ritratto di Giacometti" di James Lord (ed. Nottetempo)
- Produzione: GAIL EGAN, NIK BOWER, ILANN GIRARD PER POTBOILER, IN ASSOCIAZIONE CON OLIVE PRODUCTIONS, ARSAM INTERNATIONAL, LOWSUM PRODUCTION
- Distribuzione: BIM (2018)
- Data uscita 8 Febbraio 2018
TRAILER
RECENSIONE
“Grazie per minimizzare il processo” dice Armie Hammer alla donna che non capisce il suo rapporto con Geoffrey Rush, ovvero con Alberto Giacometti. E purtroppo Stanley Tucci in Final Portrait, presentato fuori concorso a Berlino, fa esattamente questo: minimizzare il processo creativo di un grande artista con un film quasi irritante.
La sceneggiatura dello stesso Tucci racconta i 18 giorni che Giacometti trascorse con lo scrittore James Lord per realizzare un ritratto travagliato in cui l’artista svizzero si metterà a nudo più del suo modello: ma non è un confronto fitto quello che esce fuori dal film, ma è una sorta di commedia biografica in cui tutti i cliché dell’artista genio, sregolato, narciso e auto-distruttivo, attratto dalle donne (e soprattutto dalle prostitute) e respinto dal denaro, vengono trattati attraverso tutti i cliché del cinema d’artista.
La fotografia di Danny Cohen ricrea la paletta di colori dell’opera di Giacometti (grigio profondo e monocorde), la musica di Evan Lurie si adagia alla canzone parigina degli anni ’60, il tono alterna attimi di relax e sfuriate passionali, gli aneddoti e le curiosità pettegole sostituiscono lo sguardo umano o la riflessione artistica. E su tutto, dominano attori che oscillano tra il gigione e la macchietta (soprattutto i due fratelli Giacometti, Rush e Tony Shalhoub, ma anche Clémence Poesy non scherza) per imitare figure che dalla storia vorrebbero ben altro posto.
A cosa serve un film del genere? A chi serve? Non racconta l’uomo, non indaga l’artista – al di là del fatto che mostrare la replica della pittura di un maestro da parte di uno stunt è sottilmente disonesto, quasi una truffa – e non riflette sul processo creativo.
Si potrebbero fare esempi più alti o utili, dai documentari BBC al Mistero Picasso di Clouzot passando per La bella scontrosa di Rivette, ma sarebbe inutile: a Tucci interessano le gag sul pittore pazzerello ripetute ad libitum e le curiosità spicciole per far ridacchiare il pubblico. Beato lui.
NOTE
- PRESENTATO AL 35. TORINO FILM FESTIVAL (2017) NELLA SEZIONE 'FESTA MOBILE'.
- DISPONIBILE DAL 18 APRILE 2021 SU NEXO+.
CRITICA
"Non un classico biopic sullo scultoree pittore svizzero, ma il racconto di diciotto giorni della sua tumultuosa vita, nella sua casa-laboratorio di Parigi, dove nel 1964 decise di realizzare il ritratto di James Lord (Armin Hammer), critico d'arte newyorkese, dal cui libro di memorie, 'Un ritratto di Giacometti', il film (...) è tratto. (...) Nei suoi panni c'è Geoffrey Rush, sulla cui brillante interpretazione si regge un film impegnato a restituire il processo creativo di un uomo complesso, dotato di grande senso dell'umorismo, ma anche capace coi suoi malumori di rendere impossibile la vita di chi gli stava intorno." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 12 febbraio 2017)