Et in terra pax

- Regia: ,
- Attori: - Marco, - Sonia, - Faustino, - Federico, - Massimo "Nigger", - Glauco, - Mauro, - Sergio, - Nonna Sonia, - Sabrina, - Roberta
- Soggetto: Matteo Botrugno
- Sceneggiatura: Matteo Botrugno, Daniele Coluccini, Andrea Esposito
- Fotografia: Davide Manca
- Montaggio: Mario Marrone
- Scenografia: Laura Boni, Irene Iaccio
- Costumi: Irene Amantini, Chiara Baglioni, Pierluigi Porfirio
- Suono: Andrea Viali
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Altri titoli:
And Peace on Earth
- Durata: 89'
- Colore: C
- Genere: DRAMMATICO
- Specifiche tecniche: RED ONE, HD, 35 MM (1:1.85)
- Produzione: KIMERAFILM, SETTEMBRINI FILM
- Distribuzione: CINECITTA' LUCE (2011) - DVD: CG HOMEVIDEO (2011)
- Data uscita 27 Maggio 2011
TRAILER
RECENSIONE
Tre storie che si intrecciano sullo sfondo di Corviale, detto Il Serpentone, un quartiere dell’estrema periferia di Roma. Marco (Maurizio Tesei) spaccia cocaina sulla panchina di un parco, tre amici (Michele Botrugno, Fabio Gomiero, Germano Gentile) passano le loro giornate bighellonando tra giri in motorino e bravate nel tentativo di ammazzare la noia, Sonia (Ughetta D’Onorascenzo) studia e lavora in una bisca per cercare di rendersi indipendente economicamente.
E’il primo lungometraggio dei giovani registi romani Matteo Botrugno e Daniele Coluccini: Et in terra pax, già presentato alle Giornate degli Autori del Festival di Venezia 2010 e ora nelle nostre sale distribuito da Cinecittà Luce.
Un microcosmo di destini ed esistenze all’ombra di un palazzo dimenticato, uno dei più lampanti errori di programmazione architettonica nella storia dell’urbanistica italiana, teatro di vicende dove i rabbiosi istinti di sopravvivenza, la volontà di riscatto e le contraddizioni dell’essere umano divengono lampanti.
Con uno sguardo lucido e freddo che contrasta le musiche sacre utilizzate (Vivaldi), Et in terra pax racconta il disagio dei nostri giorni, come Pasolini in Accattone descriveva il sopravvivere del sottoproletariato romano.
Nel nonluogo dove regna la solitudine esistenziale, l’incomunicabilità, l’isolamento, la disgregazione e il silenzio si genera la violenza. Fuori campo i rumeni che lavorano, l’uomo che sempre alla stessa ora si affaccia alla finestra per fumare, il rumore dei cani che abbaiano, ma noi non li vediamo o meglio li vediamo attraverso il racconto di Marco seduto sulla panchina ad osservare il mondo.
Ogni tentativo di redenzione è inutile, chi è innocente diventa vittima sacrificale: non c’è più nessuna speranza.“Se mangi, se cammini, se respiri, non vuol dire che sei vivo”, dice Marco. Guardare, osservare, riflettere forse può salvarci.
NOTE
- NASTRI D'ARGENTO 2011: MENZIONE SPECIALE PER LE OPERE PRIME (ASSEGNATA A ROMA, IN OCCASIONE DELLA SERATA DEDICATA ALLE 'CINQUINE' DEI CANDIDATI).
CRITICA
"Droga e criminalità, bische e carcere, lungo il viscido e infido serpentone di Corviale: periferia romana, slang romano, tentativo di cinema vérité, perché, se non un altro mondo, un'altra rappresentazione è possibile. Caso bello delle Giornate degli Autori di Venezia 2010, ma a Marco, Sergio, Glauco, Mauro e questi uomini di buona volontà non arriverà la pace, bensì fuoco e sangue: senza sociologia d'accatto né denuncia di plastica, con poco "Odio" e un po' di 'action hongkonghese', il latino fa del titolo promessa d'altro, ovvero il focus sulla solitudine e sulle barriere (variamente) architettoniche che rendono gli uomini a immagine e somiglianza delle bestie. Prodotto in regime di autarchia, con il provvidenziale zampino di Gianluca Arcopinto, nella Penisola che non c'è lo troveremmo in prima serata, al posto della fiction brutta 'Caccia al Re': il baratto varrebbe bene una messa, ma crediamo nemmeno con dieci Gloria..." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 26 maggio 2011)
"Nonostante tutto, esiste ancora un cinema indipendente in Italia. Ovvero: qualche produttore 'isolato' (leggi non aggrappato a cordate), un budget ridotto all'osso (da 100 a 300 mila euro), nessun distributore amico o compiacente (a meno che il film vinca qualche premio ai festival), nessun attore di fama (tranne qualcuno impegnato e progressista che lavori in partecipazione), nessuna copertura promozionale (escluso l'articolo compiacente di qualche critico illuso), pochissime copie di lancio (spesso a macchia di leopardo)... Questo il cinema indipendente in Italia, una corsa pazza contro un muro, un tuffo nel vuoto. Eppure, nonostante tutto, c'è ancora chi corre e si tuffa, sfidando l'impero dei 'bello ma non funziona', sfidando il coro spesso falso dei 'non c'è più spazio per questo cinema'. Insomma, il cinema indipendente italiano è l'ultima spiaggia dell'utopia. Esce oggi in quattro copie e inizialmente solo a Roma un film indipendente doc, uno di quelli che raccoglie più della metà dei criteri sopra elencati. E si tratta di 'Et in terra pax' del duo Botrugno e Coluccini. Prodotto da Gianluca Arcopinto (un utopista prezioso e caparbio), con un budget minimo, un cast tosto e non glamour, una partecipazione molto significativa a festival in tutto il mondo, una distribuzione prudente (l'Istituto Luce), ma coraggiosa allo stesso tempo, una storia dura d'ambientazione ambientata nella periferia romana del Corviale, un titolo respingente e sacro." (Dario Zonta, 'L'Unità', 27 maggio 2011)
"Quando a Corviale, sesta sezione del XV Municipio romano, venne inaugurato il lungo edificio di nove piani detto il Serpentone, Pasolini era già morto da un pezzo. Ma non c'è alcun dubbio che, nell'ambientare in quella cornice degradata il triste affresco di vite allo sbando i giovani Botrugno e Coluccini abbiano tenuto ben presente la lezione di 'Accattone'. Salvo che a mezzo secolo di distanza, nella borgata è sparita ogni traccia della poesia 'preistorica' cantata dall'autore friulano. E' terra bruciata, senza passato né futuro. Musica di Bach, dialogo spezzato, qualche ingenuità controbilanciata da una certa tenuta formale: teniamo d'occhio questi esordienti." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 27 maggio 2011)
"Storie di una periferia piena di droga, zingari e immigrati (...), disadattamento organico che il bel documento di due 30enni, Botrugno e Coluccini, s'incarica di rilevare come fenomeno senza indagini, pur nel manierismo di un cinema povero ma che insegue vite parallele di borgata, l'infelicità senza desideri (ottimo cast). Riferimento a Pasolini: lui metteva Bach tra gli accattoni mentre qui c'è, nel contrasto Terra/Cielo alla Malick, Vivaldi." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 27 maggio 2011)
"Il soave titolo, tratto dal brano di Vivaldi che dà linfa alla colonna sonora, fa a pugni con la crudezza della storia. All'estrema periferia di Roma s'incrociano i destini di svariati balordi. (...) La violenza esplode alla fine, mentre le guardie continuano a dormire." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 27 maggio 2011)
"Spiacerà a chi pensava che le tristi storie del sottoproletariato romano fossero uscite dallo schermo con l'uscita (dalla periferia romana) di Pasolini. E invece si ritrova degli allievi pasoliniani che a 40 anni di distanza ne seguono sciaguratamente le tracce." (Giorgio Carbone, 'Libero', 27 maggio 2011)