Dio esiste e vive a Bruxelles
Le tout nouveau testament

- Regia:
- Attori: - Éa, - Dio, - Martine, - François, - Moglie di Dio, - Aurélie, - Marc, - Jean-Claude, - Willy, - Victor
- Sceneggiatura: Thomas Gunzig, Jaco van Dormael
- Fotografia: Christophe Beaucarne
- Musiche: An Pierlé
- Montaggio: Hervé de Luze
- Scenografia: Sylvie Olivé
- Arredamento: Pascalle Willame
- Costumi: Caroline Koener
- Effetti: Eric De Wulf, Emilien Lazaron, Digital Graphics
-
Altri titoli:
The Brand New Testament
- Durata: 113'
- Colore: C
- Genere: COMMEDIA, FANTASY
- Specifiche tecniche: LEICA SUMMILUX-C/SONY F55/SONY F65,F65 RAW, HD (1:2.35)
- Produzione: JACO VAN DORMAEL, OLIVIER RAUSIN, DANIEL MARQUET PER TERRA INCOGNITA FILMS, APRÈS LE DÉLUGE, CAVIAR FILMS, CLIMAX FILMS, JULIETTE FILMS, IN CO-PRODUZIONE CON JULIETTE FILMS, CAVIAR, ORANGE STUDIO, VOO ET BETV, RTBF (TÉLÉVISION BELGE), BNP PARIBAS FORTIS FILM FINANCE, BELGA PRODUCTIONS
- Distribuzione: I WONDER PICTURES/UNIPOL BIOGRAFILM COLLECTION
- Data uscita 26 Novembre 2015
TRAILER
RECENSIONE
Che cosa faremmo conoscendo il giorno e l’ora esatti della nostra morte? La domanda ultima viene assunta come ipotesi di realtà dall’eccentrico Jaco van Dormael e dal suo Dio esiste e vive a Bruxelles (candidato dal Belgio per l’Oscar ) Una commedia freak e sconclusionata, in cui l’onnipotente è un misantropo che tiene famiglia – una moglie e due figli: una femmina e il maggiore, Gesù – e scherza con l’umanità inviando dal suo pc dolori e sciagure. Finché la secondogenita non ne manomette il programma spedendo a ogni povero sventurato sulla terra un sms con la propria personale deadline. E si scatena il caos. Un caos in cui il regista belga conferma di stare a suo agio, sfoggiando la classica stravaganza formale – ora visionaria, ora solo kitsch – e la solita irritante fumosità di scrittura. Dalla letteratura alla musica, l’idea di riscrivere i Vangeli di per sé non è originale ma il modo in cui Van Dormael, regista senza mezze misure, la mette in scena è stravagante e a tratti balorda. Peccato che questa teologia interamente orizzontale non si stacchi da terra nemmeno per senso e ambizioni. Il profluvio di invenzioni, il bel cast e il sotterraneo credo femminista tengono in piedi un film che procede sgonfiandosi.
NOTE
- SELEZIONATO ALLA 47. 'QUINZAINE DES RÉALISATEURS' (CANNES, 2015).
- CANDIDATO AL GOLDEN GLOBE 2016 COME MIGLIOR FILM STRANIERO.
- CANDIDATO AL DAVID DI DONATELLO 2016 COME MIGLIOR FILM DELL'UNIONE EUROPEA.
CRITICA
"(...) una strana combriccola. Che il regista manovra con il divertimento a volte un po' facile del grande burattinaio che reinventa il mondo a proprio piacimento. Come il narratore onnisciente dei romanzi ottocenteschi (in fondo è lui, Dio). Ma con una tale profusione di gag, paradossi, trovate, che si passa volentieri sopra certi passaggi dolciastri per lasciarsi trasportare in questo mondo in cui ogni cosa può rovesciarsi nel suo contrario (...). Qualcuno storcerà il naso per il gusto sempre molto pop, evidente nella colonna sonora. Ogni apostolo ha infatti la sua 'piccola musica' interiore, e sono sempre brani celebri, da Haendel a Trenet. Ma il bello di Van Dormael è anche nella ricchezza di linguaggio (luci, voci, inquadrature: il risultato è semplice, il percorso meno) con cui piega questo gusto da supermercato al piacere di un film, come si diceva una volta, davvero per tutti." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 26 novembre 2015)
"È un film stupefacente, pieno di trovate e di gag, con un tema altissimo e un sattotesto profondo e dolente, insomma è quasi un capolavoro, e usiamo il 'quasi' solo per prudenza. Immaginate una versione meno snob di 'Il favoloso mondo di Amélie' arricchita dall'umorismo cosmico dei fratelli Coen, con il copione riveduto da Charlie Kaufman, lo sceneggiatore di 'Se mi lasci ti cancello' e di altri film che mixano stili e piani narrativi in totale libertà. (...) 'Dio esiste e vive a Bruxelles' dura 113 minuti e contiene come minimo 113 idee folgoranti: non c'è una sequenza nella quale Van Dormael e il suo sceneggiatore Thomas Gunzig non si inventino qualcosa, dal pentodi vista visivo e da quello narrativo. (...) Il film di Van Dormael, nella sua apparenza spensierata e a tratti fragorosamente spassosa, descrive un universo parallelo nel quale gli apostoli diventano 18 e le regole vengono rovesciate nell'opposto di se stesse. Vedendolo vi divertirete, ma poi vi ritroverete alle prese con mille domande dalle risposte assai difficili." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 26 novembre 2015)
"Folle, dissacrante come raramente si possa concepire un film, onirico e con momenti di comicità irresistibile, 'Le tout noveau testament' (nel titolo originale) ha rappresentato una delle poche occasioni d'intelligente ilarità all'ultimo Festival di Cannes (...). Da vedere, senza esitazioni." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 26 novembre 2015)
"Diciamo subito a chi non piacerà. A chi crede seriamente e quindi farà fatica a digerire una divinità trattata alla stregua di un cialtrone di Luna Park. Ai laicisti ad oltranza per il quale la favola ribalda messa in scena da Van Dormael è un modo comunque, anche se un po' contorto, di ribadire l'esistenza della divinità (insomma Jacop ci fa la figura del credente). Non piacerà infine a chi al termine di una satira a ruota libera s'attende (legittimamente) conclusioni di qualche spessore intellettuale (la svolta femminista del finale non ha logica, non ha rigore, è solo trippa di gatto buttata nel gran calderone). Ma c'è pure un pubblico che al cinema non va appesantito da bigottismi di vario tipo, e che non chiede (almeno non chiede ogni settimana) il rigore. A quel pubblico, certo, non mancheranno le occasioni di divertimento nelle quasi due ore. (...) Benoît Poelvoorde, un altro grosso attore del cinema franco belga che in Italia non è ancora conosciuto come dovrebbe (se non dai frequentatori di festival) e che ora un film come 'Dio esiste e vive a Bruxelles' dovrebbe imporre come merita. Il suo Padreterno è decisamente indimenticabile, meschino, maligno, velenoso come solo i paterfamilias della provincia francese sanno essere. Per concludere, il siparietto dell'icona per eccellenza del cinema d'oltralpe, Catherine Deneuve. Van Dormael l'ha costretta ad accoppiarsi con un gorilla. Per noi l'ha fatto con dolo." (Giorgio Carbone, 'Libero', 26 novembre 2015)
"Strepitosa commedia surreale in sei atti del belga Jaco Van Dormael, un talento quasi sempre in letargo. (...) Uno spasso continuo, in cui entra anche la Deneuve, costretta dal perfido copione a tenersi per amante un enorme gorilla." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 26 novembre 2015)