Crimes of the Future
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- Regia:
- Attori: - Saul Tenser, - Caprice, - Timlin, - Lang Daughtery, - Wippet, - Berst, - Router, - Djuna, - Ispettore Cope
- Sceneggiatura: David Cronenberg
- Fotografia: Douglas Koch
- Musiche: Howard Shore
- Montaggio: Christopher Donaldson
- Scenografia: Carol Spier, Dimitris Katsikis - (Art Director)
- Arredamento: Dimitra Sourlantzi
- Costumi: Mayoù Trikeriòti
- Suono: Rob Bertola, Jill Purdy
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Altri titoli:
Les Crimes du Futur
- Durata: 107'
- Colore: C
- Produzione: ARGONAUTS PRODUCTIONS S.A., NEON, SERENDIPITY PONT FILMS, BELL MEDIA, CBC FILMS, INGENIOUS MEDIA FILMS, TELEFILM CANADA, ROBERT LANTOS, PANOS PAPAHADZIS, STEVE SOLOMOS
- Distribuzione: LUCKY RED
- Data uscita 24 Agosto 2022
TRAILER
RECENSIONE
Si parte comodi, un infanticidio: la madre soffoca il figlio col cuscino, giacché ha mangiato plastica. E poi dentro nel body horror, tra registro nazionale degli organi, desktop surgery alla mercé di tutti, performance di chirurgia, “chirurgia è sesso”, “l’evoluzione umana potrebbe andare fuori controllo, nell’insurrezionale”, e poi autopsie, trapani che perforano crani. E una questione non differibile: la crescita tumorale, che catalizza la bellezza interiore, può essere considerata arte? E, ancora, la certezza: “La chirurgia è il nuovo sesso”.
È il nuovo film di David Cronenberg, il ritorno del maestro canadese al sottogenere che l’ha reso grande, il body-horror: Crimes of the Future il titolo, la competizione di Cannes 75 l’alveo.
Otto anni dopo Maps to the Stars (2014), trasforma un soggetto vecchio di due decenni, chiamando il sodale Viggo Mortensen, Léa Seydoux e Kristen Stewart a una nuova manipolazione organica, a un inedito spettacolo di inner beauty, con letti nutritivi, poltrone vertebrali, tagli chirurgici e allevamenti di organi tatuati dalle funzioni ignote. È la performance, che unisce Saul Tenser (Mortensen), un famoso body artist, a Caprice (Seydoux), nel mostrare la metamorfosi dei propri organi in spettacolo d’avanguardia, e affascina persino i preposti censori del Registro Nazionale degli Organi, Timlin (Stewart) e Wippet (Don McKellar); attira il padre del bambino (Scott Speedman) che propone a Saul un’autopsia showcase dello stesso pargolo; richiama “colleghi” quali il Dottor Nasatir (Yorgos Pirpassopoulos) e la socia Adrienne Berseau (Ephie Kantza).
Cronenberg ha girato ad Atene, sfruttando condizioni vantaggiose, e il setting distopico e postapocalittico non incanta ma nemmeno scontenta: a sapere di trovarsi nella capitale greca non si può non pensare alla recente crisi. E nemmeno scontentano gli attori, sebbene i ruoli non siano troppo premianti, un filo passivi insomma.
Ma i problemi sono altrove, e ben altri: tagliamo corto, Cronenberg ha dichiarato più volte, anche l’anno scorso a Matera, che “il cinema è morto” – l’ha detto in italiano al magazine Movie Mag di Rai Movie – e c’è da credergli, almeno per il cinema che lo riguarda.
Vi ricordate Il demone sotto la pelle (1975), Rabid (1977) e La mosca (1986), le pietre miliari del body horror? Mutazioni, contaminazioni e infezioni corporali erano istruite, informate e nutrite di cinema, e cinema tout court, a insinuare non solo provocazione ma disturbo, non solo perversione ma interrogazione per immagini in movimento?
Ebbene, riguardatevi quelli, perché il settantanovenne regista se li è dimenticati, almeno cinematicamente: Crimes of the Future ne è un sunto anodino, immoto, iperverbalizzato, che prende quelle premesse-promesse e le sterilizza, che prende Michel Foucault e ne fa un bignamino.
Difetta di interesse, latita di scandalo, le carni sono tagliate un tanto al chilo, gli organi rimossi con orgasmi fatui, rimane negli occhi e negli orecchi dello spettatore più che queste “trovate” la difficoltà di deglutizione di Viggo e le maniche tirate sulle mani, il nudo della Seydoux e, ancora di Viggo, la battuta: “Non sono molto bravo a fare il vecchio sesso”. Tutto il resto è plastica, reperto e residuo: no future.
NOTE
- LA PELLICOLA HA LO STESSO TITOLO DI UN PRECEDENTE FILM DI CRONENBERG DEL 1970 MA NON NE RAPPRESENTA UN REMAKE.
- LE RIPRESE SONO STATE REALIZZATE IN GRECIA PER COLPA DELLA PANDEMIA E DEI COSTI ECONOMICI TROPPO ELEVATI.
- IN CONCORSO AL 75. FESTIVAL DI CANNES (2022).
CRITICA
"(...) il nuovo 'Crimes of the Future' ('Crimini del futuro', che riprende il titolo del suo film del 1970 ma con una radicalità più dirompente) lascia sottopelle un'inquietudine che va ben al di là di quello che mostra e che racconta. Siamo in un futuro non ben definito, dove dalla primissima immagine di una nave piegata su un fianco, si capisce che l' umanità ha perso la voglia di riparare i guasti che ha provocato: case sbrecciate, metalli corrosi e arrugginiti, un senso diffuso di povertà e miseria. Un'atmosfera che ha influito anche sull'uomo, modificando nel profondo la sua stessa fisicità. (...) Ci sono un paio di scene che potranno urtare spiriti particolarmente sensibili ma è piuttosto con l'equazione tra mutazioni corporali e pulsioni erotiche che Cronenberg sembra volerci interrogare. Molto meno gore di altre volte ma più sottilmente inquietante, il film trascina lo spettatore in un labirinto di parole da cui esce con improvvise esplosioni di sessualità mettendo lo spettatore di fronte a spinte autodistruttive a cui non si preoccupa di dare giustificazioni (come faceva il piacere del rischio in 'Crash', per esempio) ma che costringono a scavare dentro le più nascoste pulsioni del proprio desiderio. E che ci lascia col dubbio su un futuro che non sembra certo prossimo ma che non è detto sia così tanto lontano." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 24 maggio 2022)
"Il corpo come realtà ultima nell'era della totalità virtuale. (...) David Cronenberg torna alle radici con un film che riprende i temi più profondi della sua opera - dai primi mediometraggi, a cui si richiama il titolo di quest'ultimo lavoro, al body horror di 'Videodrome' e 'Existenz', agli strumenti ginecologici di 'Inseparabili' alla sessualità lancinante di 'Crash'- e li porta più avanti, in modo sia rigoroso che commovente. (...) Il mondo di 'Crimes of the Future' è un mondo esausto, dalle cui ceneri forse scaturirà qualcosa di nuovo, di altro. (...) 'Crimes of the future' riposiziona l' esistenzialismo che attraversa tutto il cinema cronenberghiano, la dialettica dell'identità e della mutazione, cosa significa farsi altro (o, nel caso dell' amore, darsi a un altro) in un modo che va aldilà della sua fascinazione per il rapporto tra umanità e tecnologia. In direzione sia più radicale che limpida." (Giulia D'Agnolo Vallan, 'Il Manifesto', 24 giugno 2022)
"L'idea del film è questa: gli esseri umani stanno mutando, alcuni producono nel proprio corpo nuovi organi sconosciuti (..). Nonostante le voci di svenimenti e malori (chiamasi marketing), 'Crimes of the future' non sposta di un palmo la soglia del visibile, nel cinema di Cronenberg e nell' horror tout court. Il canadese ha fatto ben di peggio in passato, da 'Brood' a 'Videodrome' . E il film ha un serissimo problema che si lega proprio alla natura del genere, alla sua immortalità: è pieno di dialoghi che in gergo si definiscono "spiegoni", sembra più un saggio che un film. Invece l' horror non muore mai perché è una macchina nubile: non deve spiegare. Altri generi, dal western al musical al film di guerra, devono giustificare le narrazioni e "chiuderle" in maniera credibile. L horror no. Non ha limiti e non ha obblighi. A Cronenberg va il merito di aver azzerato mostri, zombie e vampiri e di aver portato l' orrore dentro di noi, nel nostro corpo. Ma al cinema sarebbe meglio farne spettacolo, non filosofia." (Alberto Crespi, 'La Repubblica', 24 maggio 2022)
"(...) l'idea, di per sè, non era malvagia: Cronenberg ha provato a immaginare un futuro all'insegna del transumanesimo dove la chirurgia ha sostituito il sesso. (...) ma onestamente, non c'è molto altro: preso dalle provocazioni splatter, Cronenberg si dimentica di costruire l'universo del suo film, di inserire una denuncia che vada al di là del "non va bene giocare al dottore" o degli stereotipi sull'(in)voluzione umana. Manca quella che in gergo si chiama visione e, detto a uno chiamato David Cronenberg, suona paradossale. Eppure è così. Esistono i film sbagliati e i film inutili. 'Crimes of the future' è entrambe le cose." (Francesca D'Angelo, 'Libero', 24 maggio 2022)
"L'autore canadese, 79 anni, torna a frequentare il body horror, sottogenere di cui è considerato pioniere, che esplora il terrore dell'uomo di fronte alla mutazione, ma anche la fascinazione. «La chirugia è il nuovo sesso», sussurra l' ambigua burocrate Kristen Stewart, e i personaggi traggono piacere dalla mutilazione, dal reciproco squarcio dei corpi, estrazione degli organi. Deludendo le aspettative di scene insostenibili e fughe dalla sala, 'Crimes of the future' non è un horror e nemmeno uno scandalo. Piuttosto, «l' evoluzione dei temi affrontati nel suo cinema, la tecnologia come estensione di potenzialità che il corpo umano possiede già (...)»." (Arianna Finos, 'La Repubblica', 24 maggio 2022)