Cosimo e Nicole

- Regia:
- Attori: - Cosimo, - Nicole, - Paolo, - Alioune, - Nadia, - Commissario, - Jean, - Thierno, - Patty
- Soggetto: Giuliano Miniati, Daniela Gambaro, Francesco Amato
- Sceneggiatura: Giuliano Miniati, Daniela Gambaro, Francesco Amato
- Fotografia: Federico Annicchiarico
- Musiche: Francesco Cerasi
- Montaggio: Luigi Mearelli
- Scenografia: Emita Frigato
- Costumi: Medile Siaulytyte
- Suono: Gianluca Costamagna
- Durata: 101'
- Colore: C
- Genere: DRAMMATICO
- Specifiche tecniche: 35 MM
- Produzione: RICCARDO TOZZI, GIOVANNI STABILINI, MARCO CHIMENZ PER CATTLEYA E FASTFILM IN COLLABORAZIONE CON RAI CINEMA
- Distribuzione: BOLERO FILM
- Data uscita 29 Novembre 2012
TRAILER
RECENSIONE
Cosimo (Riccardo Scamarcio) è italiano, Nicole (Clara Ponsot) francese, ma si trovano a metà. Genova, il G8 2001, uno sguardo per innamorarsi, una ferita alla testa (Nicole) di cui prendersi cura. Non si lasciano più, amore, sesso, passione. Dopo la Francia, tornano a Genova, e lavorano per un amico (Paolo Sassanelli) che organizza concerti. Tutto bene, ma un ragazzo immigrato clandestinamente dalla Guinea, Alioune (Souleymane Sow), cade dall’impalcatura che sta allestendo con Cosimo: agonizzante, forse morto, viene abbandonato da Paolo, Cosimo e Nicole. Cosimo viene promosso a fonico, ma soprattutto in Nicole il senso di colpa per Alioune monta…
E’ Cosimo e Nicole di Francesco Amato, prodotto da Cattleya e Rai Cinema, in Concorso alle Prospettive Italia del Festival di Roma. Scritto dal regista con Giuliano Miniati e Daniela Gambaro, proprio nella sceneggiatura ha i difetti più evidenti: seppur abbastanza citofonato, l’amour fou di Cosimo e Nicole sta ancora in piedi grazie alle discrete prove di Scamarcio e la bella Ponsot, ma quando il gioco si fa duro (G8, morti bianche, immigrazione), il film, un dramedy, gioca male, alzando i toni e perdendo in verosimiglianza, presa sul reale.
Incongrue palafitte sul mare genovese, battute inconsulte (Cosimo che chiede ad Alioune l’evidenza: “Ah, dall’Africa…”, e via dicendo), coincidenze molto sospette e, in definitiva, un cattivo servizio a quanto sostiene Nicole: più o meno, “se ti comporti male trovi un lavoro, se aiuti un migrante finisci in galera”. In altre parole, il passo è più lungo della gamba: va bene scegliere una storia d’amore per palati giovani e giovanissimi al fine di “veicolare” la denuncia, ma servirebbe più radicalità, più serietà, più cinema. Regia fresca e dignitosa, con qualche apprezzabile guizzo (le scene di sesso, i concerti), per Francesco Amato, ma il problema è alle spalle: la sceneggiatura.
NOTE
- PREMIO 'PROSPETTIVE ITALIA' PER IL MIGLIORE LUNGOMETRAGGIO E PREMIO L.A.R.A. A PAOLO SASSANELLI COME MIGLIOR INTERPRETE ITALIANO ALLA VII EDIZIONE DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA (2012).
CRITICA
"Vincitore delle Prospettive italiane al festival di Roma, il film di Francesco Amato - 'Cosimo e Nicole' - è interessante soprattutto come possibile paradigma del fare cinema oggi. L'impegno, intanto. Si comincia col G8 di Genova, è lì, tra le cariche della polizia che si incontrano infatti i due protagonisti, amandosi subito. (...) Un riferimento possibile, contemporaneo, potrebbe essere 'La promessa' dei Dardenne, ma Amato non sembra ispirarsi a quel tipo di immagine della realtà, fastidiosamente urticante come è nel cinema dei fratelli belgi, anche se la «materia» è la stessa: il nostro tempo, i suoi conflitti, la sua violenza. La cifra su cui punta, però, è più morbida, visivamente soprattutto, e nelle relazioni tra i personaggi. Il paradigma, si diceva. È che questo film evidenzia come oggi ci siano dei nuclei quasi obbligati del fare cinema e non solo nazionale. L'impegno, con riferimenti storici focalizzati come il G8, i migranti, il precariato, il lavoro da inventare, i sogni di una fuga. Potrebbe essere il racconto (confuso) di una generazione, dei suoi slanci e della sua fragilità, punteggiata dalla musica indipendente del decennio (da Marlene Kunz a Verdena) e da un'idea di amore come risposta, lotta, rifugio. E anche la possibile ricerca di un orizzonte diverso da quello un po' due-camere-cucina che così a lungo ha caratterizzato il nostro cinema. E però tutti questi elementi sembrano, appunto, essere diventati un paradigma, una sorta di passaggio obbligato, quasi antropologico. Dove porterà? È tutto da vedere. Ma è senz'altro l'elemento di interesse del film." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 29 novembre 2012)
"Dopo l'esordio-tesi di diploma al Centro Sperimentale 'Ma che ci faccio qui?' il 34enne braidese Francesco Amato compie un salto di qualità di sorprendente livello, confezionando una storia d'amore (e separazione) da leggersi a più strati e sensibilità. «Non è un film sul G8» ha tenuto giustamente a precisare il regista, il cui intento si è calato nel profondo del sentire dei giovani d'oggi, in un'Europa dei desiderata e di cui forse un giorno saremo degni. Vincitore di Prospettive Italia al Festival di Roma 2012." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 29 novembre 2012)