Corpo estraneo

Obce cialo

ITALIA 2014
Angelo, un giovane manager italiano, s'innamora di Kasia, una ragazza polacca che incontra in un gruppo di preghiera in Italia. La ragazza decide però di prendere i voti e torna in Polonia. Sperando che la donna amata cambi idea, Angelo la raggiunge. Trova un posto di lavoro all'interno di un'importante azienda multinazionale, guidata da Krystyna, una donna emancipata che ha strani e ambigui disegni circa il futuro di Angelo.
SCHEDA FILM

Regia: Krzysztof Zanussi

Attori: Riccardo Leonelli - Angelo, Agnieszka Grochowska - Krystyna, Agata Buzek - Kasia, Weronika Rosati - Mira Tkacz, Slawomir Orzechowski - Padre, Chulpan Khamatova - Tamara, Bartlomiej Zmuda - Adam, Ewa Krasnodebska - Róza Nilska, Mattia Mor - Alessio, Victoria Zinny - Madre di Angelo, Jacek Poniedzialek - Giornalista, Janusz Chabior - Ipnotizzatore, Stanislawa Celinska - Madre superiora, Maciej Robakiewicz - Prete, Tadeusz Bradecki - Focolarino, Bartosz Obuchowicz - Poliziotto

Sceneggiatura: Krzysztof Zanussi

Fotografia: Piotr Niemyjski

Musiche: Wojciech Kilar

Montaggio: Milenia Fiedler

Scenografia: Joanna Macha

Costumi: Katarzyna Lewinska

Altri titoli:

Foreign Body

Durata: 117

Colore: C

Genere: PSICOLOGICO DRAMMATICO

Produzione: IRENA STRZALKOWSKA, ILYA ZAKHAROV, KRZYSZTOF ZANUSSI PER TOR FILM PRODUCTION, IN COPRODUZIONE CON REVOLVER FILM, IN COLLABORAZIONE CON TVCO, NATIONAL PROGRAM "WITHIN THE FAMILY"-WFDIF, TVP

Distribuzione: LAB 80 FILM (2016)

Data uscita: 2016-05-05

TRAILER
NOTE
- IL FILM È CO-FINANZIATO DA: POLISH FILM INSTITUTE, MINISTRY OF CULTURE AND NATIONAL HERITAGE.
CRITICA
"Ben tornato cinema polacco. Il 77enne Zanussi, che porta Varsavia e una crisi mistica permanente sulle spalle, torna con un film didascalico dalla voce grossa, manda in porta il goal della devozione (fanciulla isolata dal mondo) e la memoria dello stalinismo. (...) Il mondo senza dignità, metafora non solo polacca: ci salva la preghiera? Nel dubbio Zanussi continua la sua crociata delle due culture, non arriva ad essere Bresson, ma nella parte centrale del film organizza un racconto social melò che ha i suoi momenti di espressiva, manichea realizzazione." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 5 maggio 2016)

"(...) film solenne che, su una musica di piano invadente (del pur bravo Wojciech Kilar), interpella lo spettatore circa i massimi sistemi. (...) Se la scrittura del film è piana ed elegante, lo zelo dimostrativo induce il vecchio regista a ingenuità quasi sconsiderate. Così i credenti sono buoni, i non credenti cattivi; in particolare, Kasia è soave (malgrado una certa crudeltà nei confronti dell'innamorato); Kris, un archetipo junghiano ridotto alla taglia della soap-opera che beve, fuma, è promiscua e fa anche un po' di sesso sadomaso. Senza contare che, come dessert, alla fine ci scappa anche il miracolo." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 5 maggio 2016)