Confortorio

ITALIA 1992
Storia vera di due ragazzi ebrei condannati a morte per furto nella Roma del 1736, sotto il Pontificato di Clemente XII. Secondo la consuetudine, la notte prima dell'esecuzione, i condannati devono ricevere l'assistenza spirituale dei padri confessori dell'Arciconfraternita di San Giovanni Decollato. Poiché i due ragazzi sono di religione ebraica, gli ecclesiastici tentano in ogni modo di convertirli e di far sì che rinneghino la loro fede, abbracciando - almeno in punto di morte - il cristianesimo. I due popolani, ladri e analfabeti, lottano per morire come sono vissuti...
SCHEDA FILM

Regia: Paolo Benvenuti

Attori: Emidio Simini - Provveditore, Emanuele Carucci Viterbi - Abramo Cajavani, Franco Pistoni - Angeluccio Della Riccia, Adriano Jurissevich - Domenicano, Marcello Bartolomei - Il notaio, Gianfranco Biagi - Il governatore, Giovanbattista Cardellini - Arcivescovo Gamberucci, Dario Marconcini - Il frate cappuccino, Lucia Bartalini - Suora, Luisa Maria Varetto - Suora, Atos Davini - Sagrestano Cicciaporci, Mario Delli - Il secondo sagrestano, Gianni Lazzaro - Il neofita Costanzi, Fabrizio Primucci - Il gesuita, Stefano Bambini - Il carnefice

Soggetto: Simona Foà - ricerca storica

Sceneggiatura: Paolo Benvenuti, Simona Foà, Giuseppe Cordoni, Gianni Lazzaro, Roberto Filippini - consulente, Raul Mordenti - consulente, Adriano Prosperi - consulente

Fotografia: Aldo Di Marcantonio

Montaggio: Mario Benvenuti

Scenografia: Paolo Barbi

Costumi: Marta Scarlatti

Durata: 85

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM

Tratto da: tratto da una ricerca storica di Simona Foà

Produzione: ANDREA DE GIOIA PER ARSENALI MEDICEI (PISA, RAI RADIOTELEVISIONE ITALIANA (RAI TRE)

Distribuzione: UCCA, LAB 80 FILM

NOTE
- REVISIONE MINISTERO NOVEMBRE 1992.

- SUONO: MARCO FIUMARA.

- IL FILM NON E' MAI STATO DISTRIBUITO NELLE SALE CINEMATOGRAFICHE.

- PRESENTATO IN CONCORSO AL FESTIVAL DI LOCARNO 1992 VIENE PREMIATO DALLA GIURIA DEI GIOVANI.

- CIAK D'ORO 1993 PER LA MIGLIORE SCENOGRAFIA A PAOLO BARBI.
CRITICA
"Alla straordinaria ispirazione fotografica corrispondono un'attenzione e un equilibrio particolare con i quali si muove l'autore toscano sul delicato tema dell'eterno conflitto fra potere e coscienza che 'Confortorio' inevitabilmente inscena. Un equilibrio tale che gli consente di disegnare in eguale maniera le figure dei padri confortatori e dei due giovani ebrei.(...) Ma, risparmiato ai due giudei il ruolo di eroi e dispensati da quello di carnefici i monaci esecutori della sentenza, Benvenuti ci offre entrambe le parti come ingranaggi di uno stesso ingiusto sistema verso il quale è rivolta la vera accusa di 'Confortorio'. Un film-denuncia quindi che si schiera apparentemente contro qualsiasi potere cieco e precostituito come era quello clericale dell'epoca. In questo senso, nonché in considerazione dell'attenzione rivolta al problema dell'identità, oltre che allo svolgimento non convenzionale e al valore delle riflessioni che stimola, l'opera seconda di Benvenuti evita l'occasione di trasformarsi in un film anonimo e opportunista, categoria di cui il nostro cinema recente è fin troppo popolato." (Paolo Magini, 'Attualità Cinematografiche')

"Si presenta un film apparentemente lontanissimo dalla vita di oggi. 'Confortorio' di Paolo Benvenuti. Benvenuti incarna in modo antiretorico la vitalità di un cinema lontano da Roma e da tutti i veri o presunti vizi di un cinematografo all'ombra dell'Istituzione; è impiegato comunale di mestiere, attento ricercatore delle culture povere per vocazione, e di tanto in tanto (suo era 'Il bacio di Giuda') cineasta indipendente per necessità espressiva e per irruenza civile. Egli ha tratto spunto, e motivo di collaborazione con l'autrice, da uno studio di Simona Foà sugli ebrei nella Roma settecentesca e papalina. Si è chiuso con la piccola troupe e i pochi attori negli splendidi interni di una certosa pisana ed ha messo in scena nella chiave di una sensibilità figurativa plastica, cromatica che gli viene dalla sua formazione di pittore - il minuscolo grandissimo dramma di una coppia di poveri diavoli." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 10 dicembre 1992)

"In un clima di risorgente antisemitismo, questo film, povero (400 milioni) eppure figurativamente prezioso e assai bene interpretato, acquista un significato esemplare di parabola sulla tolleranza. Ma in verità Benvenuti, pittore e studioso d'arte con trascorsi politici di sessantottardo estremista ci è sembrato più interessato a polemizzare didatticamente alla Rossellini contro il pentitismo che a misurarsi alla Dreyer sui grandi temi dello spirito. Probabilmente proprio la costruzione a tesi, oltre a una certa piattezza drammaturgica, conferiscono al film un qualche schematismo." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 15 gennaio 1993)