Cobain: Montage of Heck

Kurt Cobain: Montage of Heck

3/5
Il documentario definitivo sul leader dei Nirvana? Molto documentato, ma anche già visto

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USA 2015
Primo documentario autorizzato su Kurt Cobain, leader dei Nirvana, protagonista della scena musicale degli anni Novanta. Il film, prodotto dalla figlia di Cobain e Courtney Love, Frances Bean Cobain, apre l'archivio personale del frontman, in gran parte inedito: pensieri, parole, musica, foto e filmati mai visti, interviste ad amici e familiari. Oltre ai disegni e agli schizzi dello stesso Cobain che nella prima parte sono inframmezzati dalle animazioni realizzate dal regista.
SCHEDA FILM

Regia: Brett Morgen

Attori: Kurt Cobain - Se stesso (immagini di repertorio, Krist Novoselic - Se stesso, Courtney Love - Se stessa, Jenny Cobain - Se stessa, Kimberly Cobain - Se stessa, Tracy Marander - Se stessa, Don Cobain - Se stesso, Wendy O'Connor - Se stessa

Sceneggiatura: Brett Morgen

Fotografia: Jim Whitaker, Eric Alan Edwards, Nicole Hirsch Whitaker

Montaggio: Joe Beshenkovsky, Brett Morgen

Durata: 132

Colore: C

Genere: BIOGRAFICO DOCUMENTARIO

Specifiche tecniche: DCP

Produzione: BRETT MORGEN, DANIELLE RENFREW BEHRENS PER END OF MOVIE, IN COPRODUZIONE CON UNIVERSAL PICTURES INTERNATIONAL ENTERTAINMENT CONTENT GROUP, HBO DOCUMENTARY FILMS

Distribuzione: UNIVERSAL PICTURES INTERNATIONAL ITALY

Data uscita: 2015-04-28

TRAILER
NOTE
- ANIMAZIONE: STEFAN NADELMAN, HISKO HULSING.

- TRA I PRODUTTORI ESECUTIVI FIGURA ANCHE FRANCES BEAN COBAIN.

- IN CONCORSO AL 65. FESTIVAL DI BERLINO (2015) NELLA SEZIONE 'PANORAMA DOKUMENTE'.
CRITICA
"Conoscere, scoprire, denunciare, combattere. Le potenzialità di un documentario possono essere infinite e non è un caso che il genere stia vivendo una nuova primavera. Quello dedicato a Kurt Cobain (....) ha una qualità specifica, che si aggiunge alle altre. Nell'arco di 135 minuti, densi di materiali inediti, musica, testi, sequenze girate in casa, inserti di animazione, 'Cobain - Montage of Heck' realizza l'ardua impresa di sezionare un mito e riproporlo al pubblico arricchito da una spiegazione che, in fondo, ha anche il sapore del conforto. Motivare una leggenda non è facile, così come accettare lo spreco di una vita eccezionale. Eppure, guardando il film (...) si riesce a ritrovare il filo di un percorso esistenziale pieno di curve pericolose e trappole mortali. Senza essere didattico né illustrativo, pescando a piene mani in un archivio ricchissimo, il film rivela i tormenti di un autore diviso tra paure e passioni, estasi creative e dannazioni tossiche. Cobain appare, per la prima volta, fuori dagli stereotipi scontati di genio e sregolatezza, diverso dai tanti esempi di musicisti finiti presto e male. Appare come un uomo, capace di produrre bellezza, ma anche di perdersi, come tutti gli altri." (Fulvia Caprara, 'La Stampa', 23 luglio 2015)

"Sapere tutto su Kurt Cobain non basta: è necessario (ri)viverlo. Anche laddove, forse, non avremmo voluto vederlo/sentirlo. L'operazione è un monumentale documentario di 132' finalmente autorizzato dalla famiglia con tanto di apertura dell'immenso archivio dei diari e super8 'intimissimi' della compianta rockstar, e con figliola 22enne a produrlo. (...) Con tanto tesoro a disposizione forse il regista avrebbe potuto 'osare' di più, ma il progetto sta in piedi ed emoziona quanto basta a riverberare il Mito. Nevermind is forever." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 23 aprile 2015)

"Quasi otto anni sono stati necessari per realizzare questo doc su Kurt Cobain (...). 'Kurt Cobain: Montage of Heck' (il titolo deriva da un collage sonoro creato dal musicista) è un oggetto irritante. Da un lato offre materiali mai visti, relativi soprattutto alla sfera familiare, dall'altro si presenta, in maniera abbastanza diretta ma anche ambigua, come ritratto «intimo» di Cobain. Brett Morgen, il regista, nel corso di una breve chiacchierata, ha insistito molto sulle presunte novità che il film apporterebbe al personaggio Cobain. Il suo terrore di essere ridicolizzato o rigettato, per esempio, come chiave per accedere a un cuore devastato. In realtà il film si situa nella linea del rockumentary più canonico. La struttura alterna teste parlanti a materiali d'archivio, insertando anche discutibili disegni animati che fanno tanto «trip» lisergico. Il tutto come in una parodia involontaria di quello che il pubblico immagina sia un documentario «rock». Prodotto anche da Frances Bean Cobain, che vi appare neonata, 'Kurt Cobain', è un biodoc autorizzato. E per questo suscita più interrogativi che ammirazione. (...) l'elemento che Morgen elimina subito dal suo racconto è proprio la musica, senza però avere il coraggio di rinunciare a utilizzarla come decorazione sonora con 'Smells Like Teen Spirit' a farla da padrone. (...) il film non solo con l'alibi di essere un film autorizzato sfrutta il nome di Cobain per un «pugno» di royalties, ma non gli rende nemmeno l'onore di riconoscerlo come musicista. L'unico dei Nirvana che appare, abbastanza a disagio (almeno così sembra), è Krist Novoselich. Dave Grohl, stando a Morgen, era impegnato, e in montaggio il regista si è reso conto che la sua presenza non era necessaria: una star come Grohl avrebbe sottratto spazio a Cobain. Courtney Love, la quale Morgen ci tiene a far sapere non ha avuto influenza sul montaggio finale, ci racconta di nuovo la sua versione di Kurt, maniaco depressivo tormentato da pulsioni suicide. Certo le immagini del «lost weekend» di Kurt e Courtney sono abbastanza impressionanti, ma nella nostra percezione di Cobain non sarebbe cambiato nulla se non le avessimo mai viste. (...) Insomma: che si giochi sporco è evidente anche al più sprovveduto dei cronisti rock. 'Kurt Cobain: Montage of Heck' è un film a uso e consumo dei sopravvissuti e di chi, come Frances Bean, all'epoca troppo piccola, oggi corre alla cassa. Il film di Morgen sta a Cobain come il doc di Kevin MacDonald sta a Bob Marley. Kurt Cobain, il musicista, non abita qui. Se non è revisionismo, poco ci manca." (Giona A. Nazzaro, 'Il manifesto', 29 aprile 2015)