Bully

FRANCIA 2001
Bobby e Marty, adolescenti sfaccendati, si conoscono da sempre. Fra piccoli lavoretti e festini a base di droga hanno trovato un impiego redditizio: estorcere denaro agli omosessuali, vendendo filmini porno a luci rosse fatte in casa e sesso telefonico. Bobby, più freddo e maturo, dispone di Marty, dominandolo con brutalità. Un giorno i due conoscono due ragazze: la bella e viziata Ali e la vulnerabile Lisa. Quando la situazione sfugge ad ogni controllo e Bobby violenta Ali, Lisa - che nel frattempo si è innamorata di Marty - lo convince che il suo migliore amico deve morire.
SCHEDA FILM

Regia: Larry Clark

Attori: Brad Renfro - Marty Puccio, Rachel Miner - Lisa Connelly, Nick Stahl - Bobby Kent, Bijou Phillips - Ali Willis, Michael Pitt - Donny Semenec, Kelli Garner - Heather Swaller, Daniel Franzese - Derek Dzvirko, Leo Fitzpatrick - Hitman, Deborah Smith Ford - Farah Kent, Larry Clark - Padre di Hitman, Jeanne Orr - Claudia, Elizabeth Dimon - Maureen Connelly

Soggetto: Jim Schutze - libro

Sceneggiatura: David McKenna, Roger Pullis

Fotografia: Steve Gainer

Musiche: Eminem

Montaggio: Andrew Hafitz, Brent Joseph

Scenografia: Linda Burton

Costumi: Carleen Ileana Rosado

Effetti: Richard Lee Jones

Durata: 106

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM (1:1,85)

Tratto da: libro "Bully: A True Story of High School Revenge" di Jim Schutze

Produzione: LE STUDIO CANAL+, MUSE PRODUCTIONS

NOTE
- IN CONCORSO ALLA 58^ MOSTRA INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI VENEZIA (2001).
CRITICA
Dalle note di regia: "Ho due figli adolescenti e capisco l'impatto che a quell'età possono avere certe sensazioni ed emozioni.. I dialoghi - che sono molto forti - sono esattamente cone erano nel libro inchiesta che abbiamo utilizzato come bibbia. L'America è piena di giovani che possono vivere isolati nel loro mondo senza pensare alle conseguenze delle loro azioni. per loro il sesso non è un'ossessione come era per noi, lo fanno con una sensazione di routine. (...) Il sistema della censura negli USA non è governativo ma degli stessi studios. A me non hanno dato la R del divieto ai minori di 14 anni anche se faccio film da R perchè non sono alla moda a Hollywood. Se fai un grande film te la danno, se sei un piccolo indipendente neanche quella." Senza classificazione della censura negli USA il film non può essere distribuito per cui è uscito clandestinamente solo in piccole sale. (n.d.r.)

"Più che il film-scandalo largamente annunciato, sulla fiducia dei precedenti di Larry Clark, 'Bully' è il film di un moralista. Mette paura per l'immagine di totale anestesia morale che fissa sulla pellicola e per il modo i cui lo fa: mostrando, cioè, la 'normalità' della follia collettiva che rappresenta, la cecità degli adulti, l'inconscio desiderio di morte dei ragazzi. Clark sa come fabbricare e coniugare le immagini: mentre le 'sporca' con un tono di verità, trascina poco a poco lo spettatore in un macabro giro di valzer, magari roteando vorticosamente la cinepresa da un volto all'altro degli adolescenti che stanno mettendo a punto il piano omicida". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 31 agosto 2001)

"Il quadro di questa giovanile società del benessere, che si dilania nel vuoto dei sentimenti e dei vizi, è impietoso; la cronaca è rispettata e vengono i brividi a pensare che tutto ciò è successo davvero, che questi assassini nati stanno invecchiando in galera. Forse la premessa al delitto è troppo lunga: e certo gli sciagurati sembrano troppo scemi per essere credibili, basta vedere come finiscono nelle maglie della giustizia. Sarà perché la verità vera è sempre meno credibile di quella inventata". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 31 agosto 2001)

"Oltre alla sistematica idiozia e violenza dei protagonisti - scrive -, oltre al loro mondo fatto di sesso facile, droga, videogames, promiscuità totale, continui ricatti e giochi di potere, oltre all'assenza dei genitori ed alla facilità con cui questi ragazzi benestanti si concedono per marchette indolori, colpisce lo sguardo del regista. Che osserva i giovani della Florida come fossero strani insetti, affascinanti e ripugnanti insieme, indugiando molto su corpi e dettagli e non per facile voyeurismi ma per disprezzo e indifferenza. Col rischio che questa denuncia atterrita e a tratti un po' facile del lassismo e del consumismo contemporanei, si tinga a sua volta di un sotterraneo subdolo disprezzo". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 31 agosto 2001)