Bittersweet Life

Dalkomhan insaeng

Dalla Corea con furore. Il noir di Kim Ji-woon predica l'ultraviolenza, ma eccede nei formalismi con poca emozione

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COREA DEL SUD 2005
Sunwoo, manager di un albergo, è molto preparato ed efficiente, ma nasconde un segreto. Il suo lavoro nell'hotel è solo una copertura e lui in realtà è il braccio destro di Kang, uno dei più potenti boss mafiosi del luogo. L'unico punto debole di Kang è Heesoo, la sua compagna di cui è perdutamente innamorato e anche molto geloso. Poiché sospetta della sua infedeltà, Kang ordina a Sunwoo di pedinarla e di scoprire la verità. Quando Sunwoo trova effettivamente la donna tra le braccia di un altro, dovrebbe agire, ma invece rimane come pietrificato e dopo avere esitato, la lascia fuggire senza neanche capire il perché. Kang, furioso, scatena la sua banda sulle tracce di Sunwoo, la cui vita in un attimo viene ribaltata. Comincia l'inferno e un'infinita battaglia contro quella che lui considerava la sua "famiglia"...
SCHEDA FILM

Regia: Kim Jee-woon

Attori: Lee Byung-hun - Sunwoo, Min-A Shin - Heesoo, Roeha Kim - Moonsok, Kiyoung Lee - Moosung, Oh Dahl-su - Myunku, Young-Chul Kim - Kang, Hwang Jung-min - Baek

Soggetto: Kim Jee-woon

Sceneggiatura: Kim Jee-woon

Fotografia: Ji Y Kim

Musiche: Jang Yeong-Gyu, Dalparan

Montaggio: Choi Jae-geun

Scenografia: Ryu Sung-hee

Altri titoli:

A Bittersweet Life

Durata: 120

Colore: C

Genere: THRILLER

Specifiche tecniche: SUPER 35 MM (1:2.35)

Produzione: B.O.M. FILM PRODUCTIONS CO., LTD.

Data uscita: 2006-05-12

NOTE
- PRESENTATO FUORI CONCORSO AL 58MO FESTIVAL DI CANNES (2005).
CRITICA
"Forse i cineasti, in Oriente come in Occidente, sentono che il mondo sta tornando tribale. Forse, dopo il fallimento dell'utopia diplomatica del dopoguerra (leggi: Onu), si ha la sensazione che finiremo allegramente per scannarci l'un l'altro. Occhio per occhio, dente per dente, un israeliano per un palestinese. La tendenza, comunque, c'è tutta. Ad ingrossare le fila dei film vendetta ecco arrivare il sudcoreano 'A Bittersweet Life' di Kim Jee-woon ('Two Sisters') che non aggiunge a al tema. Un gangster con carattere tra il laconico e il catatonico si innamora della pupa del capo. Saranno dolori. In questi film i protagonisti vengono picchiati a sangue, sopravvivono, si arrabbiano e si vendicano massacrando interi eserciti. Dialoghi? Zero. Psicologia? Da mercatino. Violenza? Calligrafica. Quando l'Oriente è più superficiale di Hollywood. I francesi hanno adorato 'Bittersweet Life'. Aveva ragione Mario Bava. Forse non sono più furbi di noi." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 12 maggio 2006)

"Il cinema coreano non cessa di stupire. Non che 'A Bittersweet life' sia un'opera innovativa, il genere di film che inaugura un'epoca; però è una fantastica alchimia di noir e mélo fiammeggiante, il cui regista dimostra di aver benissimo assimilato e fatto sua la lezione di maestri del genere occidentali come Jean-Pierre Melville ('Frank Costello faccia d'angelo') o Brian De Palma ('Scarface'). (...) In 'A Bittersweet life' l'universo plumbeo del classico noir sposa il virtuosismo del film d'azione asiatico, che coreografa le sequenze come 'numeri' di danza. Già arrivato sui nostri schermi con l'oppressivo (e discutibile) 'Two Sisters', Kim Jee-woon colpisce forte e duro, sparando sequenze che mirano ai sensi dello spettatore come un'arma di precisione." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 12 maggio 2006)