Benvenuto Mr. President

Gori vatra

AUSTRIA 2003
Nella piccola cittadina bosniaca di Tesanj, dietro la facciata di paese da cartolina, si nascondono, in realtà, odi etnici, crimini e corruzione. Di colpo, però, l'improvvisa notizia dell'imminente arrivo del presidente americano Bill Clinton rende tutti euforici, nella speranza che la visita serva anche a convogliare nella zona ingenti capitali stranieri. Sotto la guida degli osservatori internazionali presenti, Tesanj si lancia in una folle impresa: quella di cancellare, in soli sette giorni, il lato oscuro di se stessa.
SCHEDA FILM

Regia: Pjer Zalica

Attori: Enis Beslagic - Faruk, Bogdan Diklic - Zaim, Sasa Petrovic - Husnija, Izudin Bajrovic - Mugdim, Jasna Zalica - Hitka, Senad Basic - Velija, Admir Glamocak - Hamdo, Emir Hadzihafizbegovic - Stanko, Almir Cehajic-Batko - Osman, Fedja Stukan - Adnan, Gordana Boban - Interprete, Aleksandar Seksan - Pic, Hubert Kramar - Supervisore, Ana Vilenica - Azra, Mirza Tanovic, Alban Uka, Vanja Ejdus

Soggetto: Pjer Zalica, Ahmed Imamovic

Sceneggiatura: Pjer Zalica, Ahmed Imamovic

Fotografia: Mirsad Herovic

Musiche: Sasa Losic

Montaggio: Almir Kenovic

Scenografia: Kemal Hrustanovic

Costumi: Amela Vilic

Effetti: Cortosys

Altri titoli:

Au feu!

Fuse

Durata: 105

Colore: C

Genere: DRAMMATICO COMMEDIA

Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.85)

Produzione: ADEMIR KENOVIC PER REFRESH PRODUCTION, NOVOTNY & NOVOTNY, RTV FEDERACIJE BIH, ISTANBUL FILM SERVICE, CINE-SUD PROMOTION

Distribuzione: LUCKY RED (2004)

Data uscita: 2004-06-04

NOTE
- PARDO D'ARGENTO E MENZIONE SPECIALE C.I.C.A.E. PER PJER ZALICA AL 56MO FESTIVAL DI LOCARNO (2003).
CRITICA
"La guerra balcanica è stata trattata dal cinema coi modi cinici del grottesco, senza far morale ma fidando nel surreale: la prima lezione di Kusturica è sull'innata cattiveria dell'uomo. Dopo di lui ci prova, vincendo il Pardo d'argento a Locarno, il 40enne Pjer Zalica che, dopo molti documentari di guerra, ora ambienta un divertente, ironico apologo di pace nel villaggio di Tesanj dove c'è la vita, la famiglia, il mercato e tanta brava gente che si odia etnicamente con cordialità. (...) La realtà tragicomica della Bosnia scoppia in questa crudele farsa che non ha rispetto per alcuno. Basta con l'orrore, manda a dire l'autore che costruisce un film-balletto folk all'inizio decisamente ispirato, brioso, divertente anche se poi la trovata langue un poco: ma la pazzia che si intravede e il ritrovato humour nero sono un tesoro che fa sopportare una pace più difficile della guerra, almeno si ride e si piange insieme." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 5 giugno 2004)

"A qualcuno sembrerà cinico, ma dopo le guerre fioriscono commedie strepitose. L'ultima viene dalla Bosnia e l'ha diretta un documentarista che non potendone più di orrori e disperazione ha deciso di raccontare la nuova realtà del suo paese come se fosse un film di Altman, una di quelle commedie corali zeppe di tutto, personaggi, appetiti, manie, che rovesciano il tragico in comico per portarti verso epiloghi più neri del nero. (...) Naturalmente è perlomeno curiosa la coincidenza fra la visita di Bush a Roma e l'uscita di 'Benvenuto Mr. President' (Pardo d'argento al festival di Locarno). Ma è inutile ricamare su inesistenti analogie, il film si impone per le sue qualità. Per la bravura di attori sconosciuti e dotati di facce straordinarie, facce che sanno di cinema italiano anni '50; perché sa condensare in una battuta o in una gag sia l'odio etnico sia la sempre possibile riconciliazione, magari all'insegna dei pannolini per neonati; perché non lancia messaggi ma crea personaggi che vivono di vita propria conciliando il sogno e l'humour noir, la passione e il disincanto. La tragedia della Storia e la commedia della vita." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 4 giugno 2004)

"La commedia di Pjer Zalica è agra e paradossale, venata di un certo umorismo neorealistico misto a humour nero, a tratti molto divertente. 'Guarda che luna' fa da malinconico leit motiv, e intanto il film, neanche troppo alla Kusturica, si diverte a sfotticchiare un po' l'attesa messianica di quel Clinton che non vedremo mai in carne ed ossa, solo effigiato sui muri." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 4 giugno 2004)