Azur e Asmar

Azur et Asmar

BELGIO 2006
Molto tempo fa in un paese lontano, due neonati vengono allattati dalla stessa donna: Azur e Asmar. Il primo, biondo e con gli occhi azzurri, è il figlio del signore del luogo, il secondo invece, bruno con gli occhi scuri, è il figlio della nutrice. Allevati come fratelli, vengono separati brutalmente mentre sono ancora piccoli. Azur, segnato dalle favole che gli ha raccontato la sua nutrice, continua a credere fermamente nella leggenda della fata dei Djinns e decide di andarla a cercare anche al di là del mare. Diventati più grandi, entrambi i fratelli di latte partiranno alla ricerca della fata e, rivaleggiando in audacia, raggiungeranno il Maghreb, la terra magica in cui li attendono pericoli e meraviglie.
SCHEDA FILM

Regia: Michel Ocelot

Soggetto: Michel Ocelot

Sceneggiatura: Michel Ocelot

Musiche: Gabriel Yared

Scenografia: Daniel Cacoault

Arredamento: Anne-Lise Lourdelet

Effetti: Mac Guff Ligne

Durata: 95

Colore: C

Genere: ANIMAZIONE

Specifiche tecniche: 35 MM

Produzione: NORD-OUEST PRODUCTIONS, LUCKY RED, S2 INTERNACIONAL, INTUITION FILMS, ARTEMIS PRODUCTIONS, MAC GUFF LIGNE, STUDIO O, FRANCE3 CINEMA, RHONE ALPES CINEMA, ZAHORIMEDIA, CANAL+, TPS STAR, CNC

Distribuzione: LUCKY RED

Data uscita: 2006-11-10

NOTE
- PRESENTATO A CANNES ALLA "QUINZAINE DES REALISATEURS" 2006.

- PRESENTATO IN CONCORSO ALLA I^ EDIZIONE DI 'CINEMA. FESTA INTERNAZIONALE DI ROMA' (2006) NELLA SEZIONE 'K12'.
CRITICA
"Una fiaba '"migrante', capace di parlare all'Oriente e all'Occidente, svelando ai lettori, non solo piccoli, quel medioevo islamico sontuoso, tollerante e cosmopolita che non è solo affabulazione ma Storia. 'Azur e Asmar' di Michel Ocelot, in versione cartacea è uno spicchio di 'Mille e una notte' per immagini, capace di spalancare le porte di un mondo, di una cultura, che chiede solo di essere conosciuta e apprezzata. La storia dei due fratelli di latte, così 'diversi' eppure così 'uguali', è la chiave che Orcelot usa per catapultarci nei suq e nei minareti, nei giardini profumati di canfora, nei palazzi di principesse-bambine, nelle biblioteche di vecchi saggi. Perché questa era la Bagdad di Shaharazàd e quella di Sinbad (a cui, forse solo per suggestioni, la fiaba di Ocelot rimanda): la Bagdad dove volavano tappeti, e non bombe. Ed è forse questo il merito più grande di 'Azur e Asmar': ricordare che il dialogo tra culture non solo è possibile, ma necessario. Che l'Altro, non è poi tanto 'diverso', se solo provi a conoscerlo. Magari attraverso una fiaba, bella come lo sguardo azzurro e bruno di due fratelli." (Fiorella Iannucci, 'Il Messaggero', 18 ottobre 2006)

"Due fratellini di latte per unificare Oriente e Occidente. Due bambini allevati dalla stessa donna, una nutrice araba, nella Francia del Medio Evo. Poi separati per volere del padre bianco ma destinati a reincontrarsi da adulti e a vivere insieme un'avventura favolosa nel Maghreb tra fate, folletti (i 'djinn' della tradizione araba), incantesimi e leoni scarlatti. (...) E' qui, gli piaccia o no, che Ocelot mette davvero le ali e 'Azur e Asmar', sua prima animazione al computer, tocca le vette di 'Kirikù'. Il resto è spesso incantevole, sempre condivisibile, di gusto squisito (Ocelot saccheggia giustamente la storia dell'arte orientale), pieno di gag e di personaggi indovinati (come il mendicante occidentale Rospù, che passa la vita a deplorare il paese dove in realtà ha scelto di vivere, caricatura del turista moderno e ottima spalla comica). Ma qua e là l'ottimismo della volontà si sente un poco e il piacere della fiaba si appanna. Appena appena." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 18 ottobre 2006)

"A fronte della semplicità grafica dei due episodi di Kirikù, Michel Ocelot riveste il suo nuovo film di un assoluto splendore visivo; però lascia invariato l'essenziale: l'incanto delle atmosfere e la vocazione pedagogica, soprattutto, che lo porta ad occupare un punto d'ascolto tra cultura occidentale e mondo arabo equidistante da ogni pregiudizio e superstizione. Realizzato con un budget relativamente ricco e avvalendosi di tecnologie a 3D, 'Azur e Asmar' rappresenta un caso unico nel cinema d'animazione d'oggi. All'antropomorfismo, sempre più perfetto, delle produzioni Dreamworks contrappone un irrealismo delicato e fantastico; rispetto all'azione, privilegia la ricchezza delle scenografie, dei costumi, della morfologia di creature fiabesche ispirate alle 'Mille e una notte'. E se la grafica dei personaggi è simile alla tradizionale animazione, i movimenti nello spazio sono possibili solo grazie alle tecniche digitali." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 10 novembre 2006)

"Non è facile tenere testa nel campo dell'animazione allo strapotere nippo-americano. Ma il francese Michel Ocelot sta guidando la riscossa del cartone animato europeo. Con 'Azur e Asmar' (nella foto) conferma di aver individuato la ricetta vincente. Recuperando i toni, le atmosfere dell'animazione tradizionale (resa però più dinamica con le tecnologie 3D), Ocelot all'iperrealismo antropomorfico della DreamWorks e della Pixar-Disney oppone un irrealismo fantastico con ricche scenografie e costumi e soprattutto fa riscoprire il gusto della favola. C'erano una volta, infatti, due bambini, il biondo Azur dagli occhi blu e il bruno Asmar dagli occhi scuri. Il primo ha origini nobili e il secondo è figlio della balia maghrebina. Nonostante le differenze sociali, i due crescono come fratelli, fino a quando non vengono separati. Fiaba e messaggio pedagogicamente corretto sullo scontro di civiltà in atto." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 11 novembre 2006)

"Dopo 'Kirikù e la strega Karabà', 'Principi e principesse' e 'Kirikù e le bestie selvagge', uno dei più talentosi maestri dell'animazione europea, Michel Ocelot, torna nella sua Africa per raccontare la storia del biondo Azur e del nero Asmar. (...) Riuscita operazione ecumenica, rivolta non solo ai bambini, in cui il regista disegna un Medioevo fantastico con un Islam tollerante che accetta la coesistenza delle moschee, delle chiese e delle sinagoghe. Ma Storia a parte, i disegni di Ocelot sono di una bellezza conturbante e la sua tavolozza mescola suggestioni fiamminghe alle miniature persiane per dare corpo a una visione mitica del mondo arabo non lontana dalla realtà della Spagna del al-Andalus." (Pedro Armocida, 'Il Giornale', 11 novembre 2006)

"Siamo sullo stile pittorico e talvolta poetico della saga di 'Kirikù', la via francese all' animazione stilizzata, colorata e politicamente fin troppo corretta. (...) Il cartone non urla, non cita, non spara né spaventa: ipercurando i particolari e impastando i colori di cieli, giardini e palme, Oceolt, cresciuto in Guinea, supera la prova del digitale e invita con ludica lentezza alla tolleranza. Bene, bravo, bis." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 11 novembre 2006)