Aspettando la notte

End of the Night

USA 1990
A New York, i coniugi Joe e Mary Belinsky sono in attesa del primogenito. Ma in Joe è da tempo insorto uno stato di vero disagio: distratto in ufficio, perde il posto, poi si adatta a fare il banchista in un caffè. Il suo stato di assenza persiste e intanto è disturbato da strani ronzii ad un orecchio. Una sera vede una sconosciuta - una ragazza francese che frequenta il locale - e la volta successiva la segue in metropolitana e fino a casa: qui, presso la porta, dopo averla disarmata di un coltello, che quella impaurita gli ha messo alla gola, quasi in un raptus, la violenta. Diventati amanti, lei improvvisamente lo abbandona. Joe - che intanto si è fatto visitare da uno specialista e sembra non avere nulla di allarmante - continua nelle sue ossessive ricerche di lei fra bar e ritrovi. Licenziato dal caffè in cui lavora si rifiuta di entrare in società con altri due baristi per metter su un locale proprio. Pronto a piantare per strada la moglie carica di acquisti, pur di inseguire una qualsiasi donna che assomigli alla donna francese, Joe corre sempre dietro a ragazze brune e giovani. Una notte una di esse, dietro la quale lui si è lanciato, gli spara per difendersi. Mentre Belisky cade e muore, Mary partorisce in ospedale.
SCHEDA FILM

Regia: Keith McNally

Attori: Tom Bishop - Dr. Schroeder, Sam Bress - Steiner, Nathalie Devaux - Ragazza Francese, Darroch Greer - Tom, Audrey Matson - Mary Belinsky, Eric Mitchell - Joe Belinsky, Mark Mikese - Willie

Soggetto: Keith McNally

Sceneggiatura: Keith McNally

Fotografia: Tom DiCillo

Musiche: Jürgen Knieper

Montaggio: Ila Von Hasperg

Scenografia: Chas Plummer

Costumi: Susan Lyall

Durata: 105

Colore: B/N

Genere: DRAMMATICO

Produzione: IN ABSENTIA PRODUCTION

Distribuzione: ACADEMY PICTURES (1990) - PANARECORD

CRITICA
Un racconto secco e articolato in cui convivono i vari motivi del "cultmovie" urbano: la New York di Scorsese e Woody Allen, l'atmosfera del poliziesco e la crisi esistenziale di Joe curiosamente assemblati in immagini disadorne quasi senza suoni e rumori. (Alfio Cantelli, Il Giornale)
Fascinoso perchè irrisolto, il film, povero e intelligente come un "B" movie, vietato agli ipocondriaci, evoca le piste del giallo dell'anima e rende molto bene la città "più strana del paradiso" come scenario interiore di un'angoscia. (Maurizio Porro, Il Corriere della Sera)
Il fatto che il film sia in bianco e nero, quasi sempre in notturna, con riprese di una New York affascinante, così antica da sembrare europea, aggiunge un fascino da "vecchio mondo" alla storia. (Mirella Poggialini, Avvenire)
Non è certamente un film rassicurante, questo di McNally, è anzi un'opera inquietante, e dal profondo serpeggiante malessere, su un caso di debolezza, di immaturità, uno spaccato di inadeguatezza psicologica che sfocia in schizofrenia. (Renzo Gilodi, La rivista del cinematografo)
Mcnally scandisce adeguatamente il disorientamento del suo ansioso personaggio con uno stile che riecheggia di volta in volta il documentarismo anni 30, i contrasti espressionisti del noir classico,