Anna

Anna: Ot shesti do vosemnadtsati

FRANCIA 1993
Un documento-testimonianza filmato, dal 1980 al 1991, nel quale Nikita Mikhalkov pone precise domande alla sua bambina, Anna, di sei anni (una piccola "pioniera" dell'epoca di Brezhnev) fino alla sua adolescenza inoltrata. Le domande concernono desideri e speranze, gioie e paure alternate ad eventi collettivi, vita quotidiana di leader politici (Chernenko, Andropov, Gorbaciov) e la perestroika, fino al termine dell'URSS come sistema politico centralizzato, al contrastato potere di Eltzin e alla rinascita della Comunità Russa. Dell'immenso universo che si è allontanato da Dio vengono citati gli episodi più salienti, molte imprese, forze e risorse umane, aneliti occultati e vitalità. Anna la bambina ne rispecchia nella sua intelligenza ed innocenza tutto ciò che la formazione collettiva le ha imposto finché, alle soglie della giovinezza, identifica con più cosciente immediatezza ciò che, in orizzonti più ristretti, cuore e sentimenti le suggeriscono: la terra a cui avverte di essere legata e vicina; la casa e gli affetti familiari; la salute e la felicità per sé e i propri cari in un mondo aperto e vivibile nella pace e nella libertà.
SCHEDA FILM

Regia: Nikita Mikhalkov

Attori: Anna Michalkova - Se stessa, Nikita Mikhalkov - Se stesso, Nadia Michalkova - Se stessa

Soggetto: Nikita Mikhalkov

Sceneggiatura: Nikita Mikhalkov, Sergei Miroshnichenko

Fotografia: Vadim Alissov, Vadim Ioussov, Pavel Lebesev, Elisbar Karavaev

Musiche: Eduard Artemyev

Montaggio: Eleonora Praksina, Gin San-Un

Scenografia: Sergei Miroshnichenko

Altri titoli:

Anna: 6-18

Durata: 100

Colore: B/N-C

Genere: DOCUMENTARIO

Specifiche tecniche: NORMALE

Produzione: CAMERA ONE (FRANCIA), STUDIO TRITE (RUSSIA)

Distribuzione: COLUMBIA TRISTAR FILM ITALIA - MONDADORI VIDEO

NOTE
- REVISIONE MINISTERO MARZO 1996.
CRITICA
"Se il film è molto interessante (ma spesso doloroso, perché si ha l'impressione che nella sua indagine il regista-papà forzi oltre i suoi desideri la sua bambina-matrioska) non tutto il commento è di eguale livello: Mikhalkov sconfina nel poetico e, a scanso di contraddizioni, evita affermazioni nette e forti, ponendosi nella posizione di grande artista nazionalpopolare e super partes. Ma ha ragione a dire, nel suo stile messianico, che "il cielo e il mondo intero si riflettono nell'intimità" della storia dei suoi personaggi. Quella bambina che piange le stesse calde lacrime per Breznev e per l'adorata nonna non potrebbe descrivere meglio gli effetti degli incantesimi ideologici." ('La Repubblica', Irene Bignardi, 7/3/96)

"In campo o fuori campo, il regista commenta, si interroga, deplora, cita l'Ecclesiaste, rievoca l'infanzia felice del piccolo Oblomov (con immagini dal suo film), racconta come l'antica famiglia Michalkov sopravvisse alla Rivoluzione solo grazie a uno stratagemma. Ma spesso sconfina in un risentito moralismo. E soprattutto non offre mai alla figlia, che alla fine ha 17 anni, la possibilità di dire finalmente la sua. Un film coraggioso dunque, sfuggito alle maglie della censura, ma anche stizzito, antipatico, venato di un vago sadismo. E tragicamente superato dalla Storia." ('Il Messaggero', Fabio Ferzetti, 8/3/96)