Amores perros

MESSICO 2000
Un thriller alla Tarantino di Pulp Fiction. In una caotica Città del Messico, tre storie si scontrano e si intrecciano partendo da uno spettacolare incidente automobilistico. Ogni personaggio spera di essere salvato dall'amore.

TRAMA LUNGA
In un sobborgo di Città del Messico, il giovane Ottavio vive con la madre, il fratello Ramiro e la moglie di quest'ultimo con il loro bambino. Ramiro picchia spesso la moglie Susana. Ottavio, che è innamorato di lei, assiste senza poter fare niente, ma un giorno decide di cambiare quella precaria vita che conduce, e di scappare, portando via Susana che dice di essere disposta a seguirlo. I soldi per mantenersi li ottiene con i combattimenti dei cani che si svolgono con frequenza nel suo quartiere. Mentre Ottavio incarica Susana di mettere da parte i guadagni, i rapporti con il fratello sono sempre più tesi, e peggiorano del tutto quando Ramiro, minacciato di morte da sicari della zona, fugge con la moglie e con i soldi. Le cose si mettono male per Ottavio, perché subito dopo il suo cane viene ferito da un teppista, lui reagisce uccidendolo, scappa in macchina con un amico inseguito dai compagni del morto. Ad un incrocio la macchina di Ottavio si scontra con un'altra. Dentro c'è Valeria, la più famosa modella messicana. Dopo il ricovero in ospedale, Valeria torna a casa con le stampelle e con una carriera ormai stroncata. Nervosissima, comincia ad insultare Daniel, l'uomo che, per stare con lei, ha lasciato moglie e figlie. Colpita da trombosi, le viene amputata la gamba e non può fare altro che tornare a casa sulla sedia a rotelle a guardare il manifesto della sua ultima campagna pubblicitaria. Dopo l'incidente, Octavio passato un lungo periodo in ospedale, esce e viene a sapere della morte di Ramiro nel corso di una rapina in banca. Ai funerali, Octavio rivede Susana, le propone di nuovo di andare via insieme, le dà appuntamento per il giorno dopo, ma anche stavolta la ragazza non si presenta. Intanto, sempre all'incrocio dell'incidente, il cane ferito è stato raccolto da un barbone di mezza età detto El Chivo. Anni prima, ha abbandonato moglie e figlia per fare il guerrigliero e cambiare la società. Dopo la galera e l'alcool, ora fa il sicario su commissione. Ma il nuovo incarico (uccidere un giovane per conto del fratellastro) non riesce a portarlo a termine. Allora si rade, si ripulisce, entra di nascosto in casa della figlia, le lascia sulla segreteria telefonica un messaggio fatto di ammissioni di colpa e di voglia di riconciliazione. Poi, insieme al cane, parte per una destinazione sconosciuta.
SCHEDA FILM

Regia: Alejandro González Iñárritu

Attori: Emilio Echevarría - El Chivo, Gael García Bernal - Octavio, Goya Toledo - Valeria Maya, Álvaro Guerrero - Daniel, Vanessa Bauche - Susana, Jorge Salinas - Luis Miranda Solares

Soggetto: Guillermo Arriaga

Sceneggiatura: Guillermo Arriaga

Fotografia: Rodrigo Prieto

Musiche: Gustavo Santaolalla

Montaggio: Luis Carballar, Alejandro González Iñárritu, Fernando Perez Unda

Scenografia: Brigitte Broch

Costumi: Gabriela Diaque

Effetti: Alejandro Vázquez

Altri titoli:

Love's a Bitch

Loves Dogs

Durata: 153

Colore: C

Genere: THRILLER DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM. DOLBY

Produzione: EXTUDIO MEXICO FILMS - ZETA FILM - ALTAVISTA FILMS

Distribuzione: ISTITUTO LUCE

NOTE
- REVISIONE MINISTERO MARZO/APRILE 2001.

- GRAN PREMIO PER IL MIGLIOR LUNGOMETRAGGIO E PREMIO DELLA CRITICA GIOVANI ALLA "SETTIMANA DELLA CRITICA" (CANNES 2000).

- CANDIDATO ALL'OSCAR 2001 COME MIGLIOR FILM IN LINGUA STRANIERA.

- PREMIATO AI FESTIVAL DI: BOGOTA', CHICAGO, EDINBURGO, FLANDERS, LOS ANGELES, TOKYO, PALM SPRING.
CRITICA
" 'Amores Perros' è un film sanguigno e carico di tensione. E' un film messicano, terra di contrasti e contraddizioni violentissimi. E' l'opera prima, difettosa ma carica di segnali che indicano un talento, di un regista quasi giovane e già pieno di esperienze nella radio e nella tv (...) Non è tanto la struttura del film ad essere originale, ma è il tono, il ritmo incalzante e teso, la capacità di comunicare in senso di precarietà e catastrofe imminente, il suo spirito da thriller a sfondo sociale: ecco le caratteristiche che rendono 'Amores Perros' un film molto interessante e in larga parte riuscito". (Paolo D'Agostini, 'Trovaroma', 1 marzo 2001)

"Come Tarantino, meglio di Tarantino. A 37 anni Alejandro Gonzalez Inarritu debutta con un film che potrebbe sembrare un 'Pulp Fiction' alla messicana se 'Amores Perros', una lista impressionante di premi vinti nei festival di mezzo mondo, non fosse per molti versi il rovescio esatto dell'operazione compiuta dall'enfant prodige americano (?) Tutto impaginato con mano esatta e insieme frenetica mescolando cani e pistole, allusione all'attualità e impennatemélo, gambe amputate e arene grondanti di sangue come in 'Gladiator'. Magari Inarritu, almeno per ora, è più bravo nelle scene d'azione che nei chiaroscuri psicologici. Ma nell'insieme 'Amores perros', limato dal romanziere Guillermo Arringa in 36 stesure diverse, brilla per forza, ambizione, capacità di trasfigurare la realtà in mito. Sarà Oscar? Non saremmo noi a lamentarcene". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 2 marzo 2001)

"Frutto raro di una cinematografia dalla produzione irregolare (fatta eccezione per Arturo Ripstein) come quella messicana, 'Amores Perros' è un film disincantato, intenso e feroce, che riesce ad armonizzare episodi a prima vista eterogenei pur narrandoli con stili, toni e tempi propri. (...) Pur sfidando i concetti più rigidi di spazio e di tempo, Alejandro Gonzalez e il suo sceneggiatore Guillermo Arringa sostanziano i retropiano delle storie di riferimenti precisi alla realtà messicana. Però Città del Messico, già barocca protagonista di numerosi film, è come trasfigurata dalla fotografia di Rodrigo Prieto, che sottolinea e indurisce i tratti dei personaggi immersi nelle loro canine passioni". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 4 marzo 2001)

"Lo stile aspro, i forti contrasti tonali, la crudeltà del rapporto, la bravura degli interpreti fanno del film corale un'opera prima insolita e matura (ma il regista debuttante aveva già molte esperienze musicali, radiofoniche, teatrali, di produzione cinematografica). La fotografia di Rodrigo Prieto è molto bella, straziante, senza retorica". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 9 marzo 2001)