Ambrogio

ITALIA 1992
Siamo nel 1960: Coppi muore, Berruti vince i cento metri alle olimpiadi di Roma e Anna Ambrogi, ormai diplomata capitano, si aggira per il porto di Lisbona, simbolica frontiera tra la terraferma e l'avvenire, tra l'Europa e i sogni, all'inutile ricerca di un imbarco. Con le gonne o con il berretto fregiato da comandante, di donne a bordo non se ne parla.
SCHEDA FILM

Regia: Wilma Labate

Attori: Francesca Antonelli - Anna/Ambrogio, Roberto Citran - Leo, Paolo Graziosi - Il padre, Fabio Poggiali - Gino Zani, Marco Galli - Stefano, Enrico Brignano - "Cicogna", Luciano Federico - Oreste, Antonello Scarano - Nino, Giovanni Vettorazzo - Corrado, Anita Ekberg - Clarice, Carlos Gomez - Il muto

Soggetto: Sandro Petraglia, Wilma Labate

Sceneggiatura: Sandro Petraglia

Fotografia: Mauro Marchetti, Beppe Maccari

Musiche: Roberto Ciotti

Montaggio: Nino Baragli

Scenografia: Maurizio Leonardi

Costumi: Sergio Ballo

Durata: 90

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Specifiche tecniche: 35 MM

Produzione: GIUSEPPE GIOVANNINI PER CINELIFE, CON LA COLLABORAZIONE DI ISTITUTO LUCE, ITALNOLEGGIO CINEMATOGRAFICO

Distribuzione: ISTITUTO LUCE, ITALNOLEGGIO CIN.CO (1993) - VIDEO CLUB LUCE

CRITICA
"Un film dignitoso che racconta la storia di una giovane sognatrice, Anna, la quale riesce a realizzare il suo desiderio di viaggiare (eccezionale per l'epoca), partendo veramente su di una nave, come secondo di bordo. Anche se si tratta solo di una vecchia imbarcazione, la tanto desiderata vita sul mare finalmente comincia per la giovane. La prima parte del film è discreta, mentre la seconda (da quando la ragazza si allontana dalla casa familiare) risulta di una lentezza esasperante. L'ambientazione è curata e precisa; l'interpretazione della protagonista, Francesca Antonelli, è discreta." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 115, 1992)

"Nuocciono alla meccanica del racconto altrove oliata da un'indubbia sensibilità soprattutto la stereotipata rigidezza di alcuni ruoli minori (quei professori troppo professori...) E una contestualizzazione talvolta didascalica e inesorabilmente 'detta'". (Stefano Martina, 'Il Messaggero')