Alfie

GRAN BRETAGNA 1966
Alfie vive a Londra e fa il garagista ma la sua principale occupazione è quella di conquistare le donne e usarle a suo piacimento. Nonostante l'abbandono della sua ex convivente, che si è sposata con un altro, quello di una delle sue amanti, che ha dato alla luce un bambino, e il ricovero in ospedale per una malattia ai polmoni, continua imperterrito sulla sua strada. In ospedale conosce Lily, la moglie del suo vicino di corsia, la conquista avviando con lei una relazione. Quando però Lily gli rivela di essere incinta, Alfie la costringe ad interrompere la gravidanza e la lascia. Tutto questo sembrerebbe non scalfirlo, tuttavia l'età avanza e l'insuccesso nei suoi nuovi tentativi di conquista, cominciano a farlo riflettere...
SCHEDA FILM

Regia: Lewis Gilbert

Attori: Michael Caine - Alfie Elkins, Shelley Winters - Ruby, Millicent Martin - Siddie, Julia Foster - Gilda, Jane Asher - Annie, Shirley Anne Field - Carla, Vivien Merchant - Lily, Eleanor Bron - Dottoressa, Alfie Bass - Harry Clamacraft, Graham Stark - Humphrey, Murray Melvin - Nat, Sydney Tafler - Frank, Denholm Elliott - Medico

Soggetto: Bill Naughton

Sceneggiatura: Bill Naughton

Fotografia: Otto Heller

Musiche: Sonny Rollins

Montaggio: Thelma Connell

Scenografia: Peter Mullins

Costumi: William P. Cartlidge

Durata: 110

Colore: C

Genere: DRAMMATICO COMMEDIA

Specifiche tecniche: 35 MM, TECHNISCOPE, TECHNICOLOR

Tratto da: Pièce teatrale e romanzo di Bill Naughton

Produzione: LEWIS GILBERT, SHELDRAKE FILMS

Distribuzione: PARAMOUNT

NOTE
- IL COSTUMISTA WILLIAM P. CARTLIDGE E' ACCREDITATO COME BILL CARTLIDGE.

- PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA A LEWIS GILBERT AL FESTIVAL DI CANNES 1966.

- NEL 2004 IL REGISTA CHARLES SHYER NE HA GIRATO UN REMAKE DALLO STESSO TITOLO.
CRITICA
"Diretto con accortezza e interpretato con molta capacità, il film manca di chiarezza nella sua impostazione tematica, e di proporzioni in quella drammatica, con il troppo spazio dedicato agli episodi enunciativi. Stucchevoli, a lungo andare, sono anche l'abbondanza di cinismo della figura centrale e il suo dialogare con gli spettatori in una formula che vorrebbe sostituire il tradizionale metodo di racconto." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 62, 1967)