A proposito di Schmidt

About Schmidt

USA 2002
Warren Schmidt è un uomo depresso e avvilito: è in pensione ed è diventato vedovo di recente. Incerto sul suo futuro così come delle scelte fatte nel passato, decide di fare i bagagli per un viaggio attraverso il Nebraska, per essere presente al matrimonio della figlia con un venditore di letti ad acqua. Eppure ogni cosa che fa, sembra sbagliata e Warren sembra destinato a finire la sua vita così come l'ha vissuta: un fallimento. Ma lungo la strada Warren racconta il suo viaggio e le sue osservazioni ad un interlocutore inaspettato, un ragazzino povero della Tanzania che sta sovvenzionando per 73 centesimi al giorno. Nelle sue lunghe lettere al ragazzino, Warren inizia a vedere se stesso e la vita che ha vissuto con occhi diversi.
SCHEDA FILM

Regia: Alexander Payne

Attori: Jack Nicholson - Warren Schmidt, Kathy Bates - Roberta Hertzel, Hope Davis - Jeannie Schmidt, Dermot Mulroney - Randall Hertzel, June Squibb - Helen Schmidt, Howard Hesseman - Larry Hertzel, Harry Groener - John Rusk, Connie Ray - Vicki Rusk, Len Cariou - Ray Nichols, Mark Venhuizen - Duncan Hertzel, James J. Crawley - Dave Godberson, Tung Ha - Phil Choi, Cheryl Hamada - Saundra, Steve Heller - Ken, Chris Huse - Chuck Woodard

Soggetto: Louis Begley - romanzo

Sceneggiatura: Alexander Payne, Jim Taylor

Fotografia: James Glennon

Musiche: Rolfe Kent, Erik Satie

Montaggio: Kevin Tent

Scenografia: Jane Ann Stewart

Arredamento: Teresa Visinare

Costumi: Wendy Chuck

Effetti: Pat Tagliaferro, E=Mc2

Altri titoli:

Monsieur Schmidt

A propósito de Schmidt

Durata: 125

Colore: C

Genere: DRAMMATICO COMMEDIA

Specifiche tecniche: PANAVISION PANAFLEX GOLD II, 35 MM (1:1.85)

Tratto da: romanzo "About Schmidt" di Louis Begley

Produzione: NEW LINE CINEMA, AVERY PIX

Distribuzione: NEXO (2003) - DVD: MONDO HOME ENTERTAINMENT (2007)

Data uscita: 2003-02-07

NOTE
- IN CONCORSO AL FESTIVAL DI CANNES 2002.

- GOLDEN GLOBE A JACK NICHOLSON COME MIGLIOR ATTORE IN UN RUOLO DRAMMATICO E AD ALEXANDER PAYNE E JIM TAYLOR PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA (2002).

- 3 NOMINATIONS AGLI OSCAR 2003: ATTORE PROTAGONISTA (JACK NICHOLSON), ATTRICE NON PROTAGONISTA (KATHY BATES), SCENEGGIATURA NON ORIGINALE.
CRITICA
"Se più di una nomination agli Oscar appare discutibile, sono ineccepibili quelle conquistate da Jack Nicholson e Kathy Bates (migliore attore protagonista e migliore attrice non protagonista): le due star sono il fiore all'occhiello dello struggente film di Payne". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 15 febbraio 2002)

"Film americano d'autore che contraddice radicalmente la tradizione del cinema di Hollywood: quella secondo cui tutte le storie narrate, anche le più negative, sono pregne di senso esistenziale. Un itinerario senza riscatto finale, lungo il quale il tono di commedia amara strappa allo spettatore parecchie risate: ma a denti stretti". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 23 maggio 2002)

"Film on the road, storia di una vita rinsecchita che si risveglia a contatto con ciò che era stato cancellato dall'abitudine, 'About Schmidt' è diretto con ferocia e potenza geometrica dalla rivelazione Payne e interpretato in modo superlativo da Nicholson, sfatto e inetto, poi improvvisamente illuminato da lampi di sana follia". (Piera Detassis 'Panorama', 5 dicembre 2002)

"L'unica cosa da rimpiangere è che Payne, acuto sguardo satirico sull'America e indiscutibile talento di ritrattista, non sia altrettanto bravo come regista e si accontenti di una messa in scena piuttosto piatta. Ciò non toglie che il suo sia un film fuori dal comune, per il modo in cui dinamita l'ideologia del successo, principale prodotto d'esportazione Usa, in una visione sconsolata ma molto più realistica della vita vera di un americano medio". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 8 febbraio 2002)

"Scherzi del cinema: all'ultimo festival di Cannes il film più triste che si vide in concorso fu anche quello che fece massimamente sbellicare i giornalisti. Un po' per il noto cinismo della categoria. Un po' perché Jack Nicholson, eroicamente deturpato da pinguedine e riporto per il ruolo, è irresistibile nei panni di un signor Nessuno che va in pensione e scopre, appunto, di non essere nessuno. (...) C'è poco da stare allegri nell'esilarante 'A proposito di Schmidt'. Ma il regista Alexander Payne, che dice di conoscere bene la vecchiaia perché quando nacque suo padre aveva già 55 anni, compensa la cupezza del bilancio esistenziale disegnando con tocco vivido e leggero, figure di contorno che sembrano caricature mentre sono, ahinoi, del tutto reali (da Oscar la licenziosa consuocera Kathy Bates)". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 7 febbraio 2002).

"Film mediocre, ma protagonista bravissimo. Attore smorfioso, però grande. Soltanto al cinema simili contraddizioni possono convivere. 'A Proposito di Schmidt' di Alexander Payne è un film melenso: offre un'immagine della vecchiaia convenzionale e macchiettistica; come infiniti altri film soprattutto americani, usa il vecchio come fonte di comicità; il suo mix tragicomico di lacrime e sorrisi è intossicato dalla facilità. Il protagonista Jack Nicholson è ancora più gigione del solito: per un ruolo di pensionato che ha quasi la sua età adotta una andatura malferma, uno stato confusionale che sarebbero troppo persino per un centenario; moltiplica il suo stile manierato, pieno di vezzi e vizi recitativi, di mosse e mossette, occhi strizzati, sorrisini. Eppure è bravissimo, davvero ammirevole". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 8 febbraio 2003)

"Quello che Jack Nicholson disegna con magistrale finezza, l'arte di misurarsi con l'inesprimibile, in 'A proposito di Schmidt' non è un amarcord. E'il ritratto ringhioso di un piccolo egoista borghese con un unico slancio: adotta a distanza un bambino della Tanzania cui confessa per lettera i suoi problemi, trovando un piccolo antidoto alla marea di solitudine e alla perdita, sua e di tutti, della coscienza storica di un Paese senza memoria e valori. E' la trovata migliore di una sceneggiatura di ferro del regista Alexander Payne e di Jim Taylor, che elettrizzano un film di impianto narrativamente banale, con qualche folklorismo sulla vecchiaia, ma i cui segreti stanno nell'interiorizzare il match contro quello che resta del giorno. Combattuto da un Nicholson che riesce nell'ossimoro di recitare da mattatore sottotono, riassumendo tutti i vezzi e tic in una disperata intuizione di depressione montante. Gli altri, bravi e bravissimi, sono il coro: Hope Davis s'esercita in odio amore e Kathy Bates mostra orgogliosa il suo corpo anziano". (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 8 febbraio 2003)

"Nel paese dei mostri, anche gli attori si adeguano. E al riporto di Jack, alle paciose epidermidi di Kathy, rispondono le trucide calvizie di un quasi irriconoscibile (è un complimento) Dermot Mulroney e le magre, isteriche frustrazioni di Hope Davis, un nome che non sempre è una garanzia. Consanguineo alla New Hollywood che fu, 'A proposito di Schmidt' è un film paradossalmente speculare, per tema ansiogeno, a 'Ricordati di me' di Muccino". (Aldo Fittante, 'Film Tv', 12 febbraio 2003)

"Payne racconta con strazio e ipperrealismo agghiacciato, tenendo l'obiettivo fisso sul pus che spande attorno a sé l'incarognito Warren, disponibile solo nell'ultimo secondo a lasciare sortire una breve lacrima e ad accettare che anche gli altri, con la loro spicciola vitale volgarità, possano avere un posto nel suo mondo piccino e in perenne infezione. Che America fredda e insieme fokloristica e piena di desideri è questa disegnata da Payne, rivelazione dell'ultimo festival di Cannes! E non vi spaventi l'idea di un Nicholson anziano e ributtante. Jack sopravvive molto bene al male che si infligge: ci lascia, sì, il ritratto di un vecchio che ha voluto perdersi, ma anche il barlume dell'uomo che avrebbe potuto essere se solo avesse accettato la vita con le sue derive. Oscar a Jack per la miglior vecchiaia temuta, sognata e infine esorcizzata. (Piera Detassis, 'Ciak', 1 febbraio 2003)

"E' una commedia sulla vecchiaia, sull'alienazione americana e sulla rivelazione. 'Non è mai troppo tardi', ma con una potente dose di amarezza e distante ironia. (...) Più che ai maturi scettici di 'Voglia di tenerezza' e 'Voglia di cambiare' il mattatore fa risuonare lo sradicamento di 'Cinque pezzi facili'. La coscienza infelice e il disagio struggente di quel film sono assolti qui in una sorta di condono esistenziale. Là Chopin, qui Erik Satie. Da vedere". (Silvio Danese, 'Il Giorno', 8 febbraio 2003)