A Jihad for Love

AUSTRALIA 2007
Girato in dodici paesi - tra cui India, Pakistan, Iran, Turchia, Egitto, Sudafrica, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti - il documentario punta sull'emarginazione vissuta dagli omosessuali all'interno delle comunità islamiche. Nei paesi a maggioranza musulmana governati da leggi ispirate al Corano, le autorità perseguono gli omosessuali con la carcerazione, la tortura e, in casi estremi, l'esecuzione capitale. Tutto ciò costringe molti individui ad emigrare in paesi più tolleranti, molto spesso abbandonando anche la propria identità religiosa. Inoltre, dai tragici avvenimenti dell'11 settembre in poi, coloro che vivono lontano dal paese natale, ma che non hanno rinunciato alla loro fede nell'Islam, si sono ritrovati a vivere nuovamente da perseguitati.
SCHEDA FILM

Regia: Parvez Sharma

Soggetto: Parvez Sharma

Fotografia: David W. Leitner, Parvez Sharma, Berke Bas

Musiche: Richard Horowitz, Sussan Deyhim

Montaggio: Juliet Weber

Durata: 81

Colore: C

Genere: DOCUMENTARIO

Specifiche tecniche: HD

Produzione: HALAL FILMS, CHANNEL FOUR FILMS, THE KATAHDIN FOUNDATION, LOGO, REALISE, SBS AUSTRALIA, ZDF/ARTE

NOTE
- IN CONCORSO AL 58MO FESTIVAL DI BERLINO (2008) NELLA SEZIONE 'PANORAMA (DOCUMENTARI)'.
CRITICA
"Il documento prezioso di Sharma è frutto di un lavoro durato almeno cinque anni, girato in ben dodici paesi diversi, in nove lingue differenti e tra mille difficoltà dovute alla censura dei vari stati visitati. (...) Ne esce un quadro a tratti contraddittorio, a tratti chiarificatore. Su tutto una domanda: ma un verbo religioso assolutista, che non accetta contestazione o quantomeno confronto, può coesistere con l'essenza di qualcosa che esso stesso vieta? Sodoma e Gomorra sono gli unici, perentori, riferimenti delle scritture oltre le quali non si può andare. Ma la tenacia degli intervistati, quella loro Jihad per amore del titolo, li porta a volere a tutti i costi mettere insieme, paradossalmente, diavolo e acqua santa, probabilmente interpretando il sentimento religioso come qualcosa di ben più spirituale e slegato da sovrastrutture che da religiose si sono trasformate, in molti paesi mediorientali e asiatici, in politica per il governo delle anime." (Davide Turrini, 'Liberazione', 9 febbraio 2008)

"Sharma incontra molte persone, uomini e donne, chi si è rifugiato in Francia perché condannato nel proprio paese al carcere e chi, come una coppia lesbica che vive in Turchia, riesce a conciliare i due aspetto alla perfezione. Chi invece come altre due ragazze non ce la fa e si tormenta o chi è costretto a nascondersi. La maggior parte studia il Corano, cerca una diversa interpretazione. Sharma omette i volti, si avvicina attento a non invadere l'intimità. Il viaggio è appassionante e lascia molti interrogativi aperti."(Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 9 febbraio 2008)

"Il film racconta le vicende di omosessuali profondamente religiosi, quindi doppiamente lacerati. Per altro il Corano 'condanna' l'omosessualità solo in un brano che - come la Bibbia - parla di Sodoma e Gomorra, ma è sufficiente perché gli imam di tutto l'Islam la ritengano degna della morte. Invece Sharma, e i suoi protagonisti, propongono di leggere la tanto temuta parola 'jihad' come una battaglia interiore per trovare se stessi ed degni dell'amore di Dio. E sono in tanti, fra i musulmani, a pensarla così. Ma non sono, ahinoi, coloro che comandano." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 10 febbraio 2008)