9 Settimane e 1/2

Nine and half weeks

USA 1986
John, un giovane mediatore di affari, si interessa di Elisabeth, una divorziata che dirige una galleria d'arte. Tutto comincia con un fortuito incontro in un locale, dei sorrisi e un dono da parte di lui. E lei rimane presto invischiata e affascinata in uno strano rapporto, fatto di altrettanti insoliti giochini - tra l'inoffensivo e l'erotico - durante i quali sono il capriccio e le richieste di John a predominare. La storia dura appunto una settantina di giorni di follie, di stupidi rischi e di frenetiche acrobazie sessuali. Poi la donna capisce che ogni limite è stato superato, licenzia l'incantatore e se ne torna in lacrime a fare la gallerista.
SCHEDA FILM

Regia: Adrian Lyne

Attori: Mickey Rourke - John, Kim Basinger - Elizabeth, Margaret Whitton - Molly, David Margulies - Harvey, Christine Baranski - Thea, Karen Young - Sue, Dwight Weist - Farnsworth, Victor Truro - Cliente Della Galleria, William De Acutis - Ted, Boderick Cook - Critico

Soggetto: Elizabeth McNeill

Sceneggiatura: Zalman King, Sarah Kernochan, Patricia Knop

Fotografia: Peter Biziou

Musiche: Jack Nitzsche

Montaggio: Caroline Biggerstaff, Ed Hansen, Tom Rolf, Mark Winitsky

Scenografia: Ken Davis

Costumi: Bobbie Read

Effetti: Dan Kirshoff

Durata: 121

Colore: C

Genere: SENTIMENTALE DRAMMATICO

Specifiche tecniche: NORMALE A COLORI

Tratto da: DAL ROMANZO DI ELIZABETH MCNEILL

Produzione: KEITH BARISH

Distribuzione: ARTISTI ASSOCIATI (1986) - 20TH CENTURY FOX HOME ENTERTAINMENT

NOTE
- REVISIONE MINISTERO MARZO 1993
CRITICA
"Questo film ha per tema quel tipo di passione -spiega il regista - che confina con la pazzia quando due persone si ubriacano l'una dell'altra, escludendo dalla loro vita tutto e tutti". Lyne aggiunge che il suo film è più gioioso del romanzo cui s'è ispirato, e probabilmente non ha torto. Ha sicuramente ragione quando polemizza con l'isterico pubblico americano (soltanto americano?) che non batte ciglio, anzi si esalta davanti alla violenza di Rambo e C., ma si scandalizza di fronte agli esercizi ginnico-erotici ora birichini ora crudeli ora soltanto sdolcinati del suo film. 'Nove settimane e ½' dà ragione al giapponese Oshima Nagisa secondo il quale l'erotismo è il senso della borghesia, la pornografia quello della classe subalterna. Collegare costantemente la nozione di erotismo con il corpo nudo è intelligente all'incirca come pensare sempre al mangiare a proposito della bocca. Non è intelligente, ma redditizio: Lyne è un regista furbo, e, attraverso il suo patinato video-estetismo da spot pubblicitario, raggiunge il suo obiettivo, accarezzando le pulsioni fantasmatiche degli spettatori. Delle spettatrici non so." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 15 Febbraio 1986)

"Fin tanto che non ha inizio la love story. il film di Lyne si lascia seguire con interesse, grazie anche ad alcuni primi piani di New York che ricordano il Forman di 'Taking off' e ad un campionario di volti e di immagini che denotano lo stile europeo del regista. Poi, e qui cominciano le dolenti note, Lyne si lascia invischiare in questa storia morbosa ed inquietante, grazie anche a due attori, Mickey Rourke (già interprete de 'L'anno del dragone') e Kim Basinger (apparsa in 'Il migliore') che mostrano di stare a proprio agio nei panni dei due protagonisti. Senza contare che il taglio da 'spot' pubblicitario (Lyne, infatti, vanta all'attivo un'esperienza di questo genere) prende molto spesso il sopravvento, a scapito dello stile. Un film che risulta - in ultima analisi - una pubblicità (ma assai discutibile) sull' amore, anzi, su un certo tipo di amore. Molto valida, invece, la colonna sonora, con brani originali di Joe Cocker, John Taylor. Brian Ferry" ('Il Tempo', 15 Febbraio 1986)

"Dobbiamo essere grati ad Adrian Lyne per aver portato in Italia la prima mondiale del suo film? Parzialmente, ma certo ci fa piacere che una competenza sull'amore ci sia così esplicitamente riconosciuta, a noi pubblico italiano. Innervosito dalle proiezioni di prova nella provincia americana, che stavano muovendo un'ondata di scandalo, Lyne ha deciso che solo gli italiani potevano giudicare serenamente un film erotico. E' vero, non abbiamo solo un passato, ma anche un presente di cinema erotico, sia pure non sempre commendevole. Però Lyne non è stato del tutto sincero e ci ha preparato un'edizione tagliata e adattata, sulla scorta delle reazioni americane.
Così il film ci arriva ancora più spotistico, pubblicitario, sano, lustro di quanto doveva essere nell'originale. Uno splendore professionale di immagini urbane, di interni ricchi o artistici, di particolari corporali, la gente dl 'Manhattan', nelle foto di 'Playboy', anzi la propaganda di un anticoncezionale (tipo: far bene l'amore fa bene all'amore) con l'impeto di 'Flashdance', l'insuperata invenzione figurativo-musicale di Lyne. (...) La Basinger, ancorché privata di molte scene, mostra di sapersi impiegare all'altezza delle sue possibilità, visibilmente notevoli: la ballerina di 'Flashdance', cresciuta in esperienza e con un buon guardaroba. Rourke ha ormai un suo pubblico, non recita, ma mette davanti i tic dei divi, occhioni sgranati, capelli ritti, smorfia virile, forse il carisma." ('La Stampa')