Pierre GuffroyPierre-Jacques Guffroy

PARIGI (Francia), 22 aprile, 1926

CHALON-SUR-SAÔNE, Borgogna (Francia), 27 settembre, 2010

Scenografo. Dopo aver frequentato l'Accademia parigina di Belle Arti, nel 1947 si iscrive prima alla Scuola di Arti Decorative e poi, avendo deciso di lavorare nel mondo del cinema, all'Institute for Advanced Film Studies. Il suo debutto su un set avviene nel 1958, quando viene scelto come assistente da Rino Modellini e Jean Mandaroux per il noir di Louis Malle "Ascensore per il patibolo", mentre l'anno successo firma da solo la scenografia di "Orfeo negro," la rivisitazione del mito greco di Marcel Camus. Gli anni Sessanta sono contrassegnati da una fervida attività che lo porta a lavorare insieme agli autori più interessanti del panorama francese ed europeo. Da Jean Cocteau, per cui nel 1960 realizza le scenografie di "Le testament d'Orphée, ou ne me demandez pas pourquoi!", a Robert Bresson, che lo chiama per "Mouchette - Tutta la vita in una notte" (1967), inaugurando una collaborazione che li porterà nel 1982 a realizzare "L'argent"; da Jean-Luc Godard, che lo utilizza nello stesso anno per "Agente Lemmy Caution, missione Alphaville" e "Il bandito delle undici", per cui non è accreditato, a François Truffaut, con cui lavora a "La sposa in nero" (1967). Nello stesso anno arriva la sua prima candidatura agli Oscar per "Parigi brucia?" di René Clément, che lo chiama a lavorare con lui altre due volte: nel 1969 per "L'uomo venuto dalla pioggia" con Charles Bronson e nel 1972 per "La corsa della lepre attraverso i campi", interpretato da Jean-Louis Trintignant. Alla fine degli anni Sessanta inizia il suo sodalizio con il surrealista Luis Buñuel che li vede realizzare insieme nel corso degli anni "La via Lattea" (1969), "Il fascino discreto della borghesia" (1972), "Il fantasma della libertà" (1974) e "Quell'oscuro oggetto del desiderio" (1977). Nel 1976 la sua strada si incrocia con quella di Roman Polanski, trasferitosi in Francia dopo l'uccisione di sua moglie Sharon Tate, che gli affida prima la ricostruzione del suo paranoico "L'inquilino del terzo piano", poi quella di "Tess" (1979), per il quale lo scenografo si vede assegnare l'Oscar. Nel 1986 è un altro film firmato da Polanski, "Pirati", a fargli aggiudicare il secondo Premio César della sua carriera, dopo quello conquistato nel 1975 grazie a "Che la festa cominci..." di Bertrand Tavernier. Nel 1988 Philip Kaufman, alle prese con l'adattamento del romanzo di Kundera "L'insostenibile leggerezza dell'essere" e con infiniti problemi burocratici, gli chiede di ricostruire integralmente la città di Praga con il suo fascino misterioso a Lione, mentre Polanski lo coinvolge nel suo nuovo progetto, "Frantic", interpretato da un intenso Harrison Ford. L'anno successivo, la collaborazione con Milo¿ Forman per "Valmont", un altro film in costume, gli vale ancora una volta il César. Alla fine degli anni Novanta lascia il cinema per ritirarsi nella sua casa in Borgogna dove muore all'età di 84 anni.