La notizia dell'arrivo ad Atene dell'anziano nonno (Tassos Bandis) è la molla che permetterà a Fanis (Georges Corraface) di ripercorrere le fasi più intense della sua esistenza: nato a Costantinopoli da padre greco, "svezzato" - nell'accezione più poetica del termine - dal nonno droghiere, appassionato di astronomia e gastronomia ("la parola 'gastronomo' contiene in sé 'astronomo'..."), all'età di sette anni è costretto ad abbandonare l'amata città per raggiungere la terra d'origine insieme ai genitori. Era il 1964, anno in cui il conflitto greco-turco divenne insanabile, quando i cittadini di origine greca furono deportati dalla Turchia ad Atene. Da allora, per oltre trent'anni, Fanis ha vissuto nel ricordo di un passato idilliaco senza mai riuscire a far ritorno ad Istanbul. Opera prima dell'ellenico Tassos Boulmetis, Un tocco di zenzero esce nelle nostre sale dopo aver sbancato i patri botteghini: 1.200.000 spettatori per un successo equiparabile solo al fenomeno Titanic. Gradevole e aromatico viaggio che prende le mosse dai trascorsi del regista stesso, Politiki Kouzina - questo il titolo originale della pellicola che assume, a seconda di dove è posto l'accento sulla prima parola, il doppio significato di "cucina politica" o "cucina della polis", ovvero Istanbul - sfrutta il fascino della commistione fra le due culture e si sviluppa sull'intreccio di tre contesti temporali (infanzia, giovinezza e maturità del protagonista). Scandito nei passaggi cruciali dai preparativi delle varie portate, tutte impreziosite dal tocco di qualche spezia sbagliata, il film ha il grosso merito di evitare attacchi gratuiti all'una o all'altra parte, tratteggiando con delicatezza e briosità un malinconico e nostalgico, sincero stato d'animo.