Nella prima metà degli anni '80 il Belgio è funestato dagli "assassini folli del Brabante", una banda omicida che rapina supermercati e uccide chiunque senza scrupoli, indossando maschere di carnevale. Alla fine, nel corso degli anni, i morti saranno 28, bambini inclusi. Nessuno è mai riuscito a capire chi fossero, nessuno ha mai fatto giustizia.

Ora, 30 anni dopo, qualcuno inizia a lasciare delle tracce per far sì che l'indagine si riapra. Qualcun altro, invece, sfrutta la coincidenza di un ardito colpo in una banca, messo a segno dall'ambizioso rapinatore Frank Valken (Olivier Gourmet), per far credere che gli assassini folli siano tornati in azione. Incastrando così lo stesso Valken...

Scritto da François Troukens, che esordisce alla regia di un lungometraggio insieme al direttore della fotografia Jean-François Hensgens, Tueurs (Assassini, appunto) è un tesissimo e muscolare omaggio al polar francese che, prendendo spunto dai terribili fatti degli anni '80, ipotizza uno sviluppo e una chiusura (nel sangue, ovviamente) che prende le mosse dalle tante idee che, nel corso del tempo, hanno portato alla convinzione che si trattasse di un manipolo di persone pilotato dall'alto per "destabilizzare e così stabilizzare il Paese" (cit. Guy Coeme, ministro della difesa tra il 1988 e il 1991): una vera e propria strategia della tensione, insomma, che nel film vede coinvolti ex ministri, commissari di polizia e procuratori generali.

La forza di Tueurs, comunque sia, è soprattutto nell'abilità di miscelare action e noir crepuscolare, nel saper andare subito al dunque pur creando un prologo a incastro che sorprende per brutalità e tensione. Insomma, un ottimo prodotto d'intrattenimento, capace però al tempo stesso di far riemergere dalle tenebre uno dei capitoli più oscuri della recente storia belga. Quando il terrorismo aveva matrici intestine.