Un party scapestrato per l'esordio alla regia cinematografica di Leslye Headland, regista e sceneggiatrice americana che aveva già diretto la pièce teatrale dello stesso film. Muove la storia descrivendo la donna in perenne lotta contra la tirannia dei pantaloni, al passo con i tempi e con una presenza estetica da capo giro, consapevole e salda della propria indipendenza, tenta di affermare il proprio io dimostrando di non aver bisogno di un uomo.
Bachelorette (da “Bachelor”, scapoli) è il titolo originale coniato al femminile dalla Headland per dare risalto al tema centrale del film, che vuole ironizzare sulla figura femminile dei giorni nostri, in un turbinio di contraddizioni che rispecchiano relazioni e situazioni del nostro tempo.
Un film sulle donne, o meglio, sull'amicizia tra donne, perché la trama principale ruota attorno a quattro differenti ragazze, amiche dai tempi del liceo: Regan (Kirsten Dunst), Katie (Isla Fisher) Gena (Lizzy Caplan) e Becky (Rebel Wilson). Amiche sì, ma sempre pronte a porsi in prima linea l'una con l'altra per risaltare le problematiche interessanti che investono le loro vite, egocentriche e scapestrate ma allo stesso tempo donne con la “d” maiuscola. Regan, alla notizia del matrimonio della grassissima amica Becky, esce fuori di sé, perché non accetta che l'amica “sfigata” si sposi prima di lei. Così, con l'aiuto di Katie e Gena cerca di organizzare il matrimonio perfetto con un addio al nubilato altrettanto degno di memoria ma che, sfortunatamente per le protagoniste, si trasforma in una serie di disavventure che le giovani tentano di risolvere la notte prima delle nozze. Una commedia umoristica giocata su situazioni fuori dal normale, causate da uno scherzo provocato dalle stesse protagoniste a discapito di Becky.
Un film che vuole evidenziare, con una naturalezza a tratti forzata, alcuni cliché sull'uso dei social network e delle droghe, traducendo il tutto attraverso i caratteri dei personaggi principali: la bambolina da sballo (Katie) che non si tira indietro di fronte ad una notte di fuoco con un uomo, la giovane donna in carriera (Regan) che non sbaglia mai un colpo, fino ad arrivare alla gelida e volgare ragazza sempre in crisi con se stessa (Gena).
L'intento del film era incentrare tutta la vicenda su un addio al nubilato memorabile, divertente e ironico, prendendo spunto da blockbuster come Una notte da leoni o Sex and the City, rimescolandone le carte e trattando la storia, tutta al femminile, di quattro donne dissolute e ridicolizzate dalle idiosincrasie dello stato emotivo. La nota positiva è che il tutto accade nell'immediato, senza passare per introduzioni narrative che anticipano le peripezie delle protagoniste, comunque brave e capeggiate da una Kirsten Dunst perfetta nella parte dell'isterica morigerata organizzatrice del matrimonio.
Ma a conti fatti, la regista riesce solo marginalmente nel suo intento. Rispetto alle premesse, infatti, il film è alquanto “sottotono” - per citare un termine pronunciato dalle stesse protagoniste del film - scarno in sceneggiatura, con qualche volgarità inserita qui e lì che poco approfondisce i contenuti su cui dovrebbe ruotare l'intera trama, che aggiunge poco o nulla alle ormai inarrestabili produzioni in tema “bachelor” made in USA.