La Berlinale 2014 si apre nel migliore dei modi: The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, scelto come titolo inaugurale della kermesse tedesca, convince, diverte e conferma il grande talento del regista texano.
Protagonista della sua ultima fatica è Monsieur Gustave, il leggendario concierge di un importante albergo mitteleuropeo, che conosce tutti i segreti dei suoi eccentrici clienti. Ha un rapporto privilegiato con Madame D., un'anziana ed elegante signora che gli lascerà in eredità un prezioso dipinto del Rinascimento, futura causa di tanti guai. Raccontato attraverso un lungo flashback che ci porta all'inizio degli anni '30 del ‘900, The Grand Budapest Hotel è l'ennesimo film degno di nota di un autore che basa il suo stile su un grande rigore formale, fatto di inquadrature simmetriche e di scelte musicali originali.
Echi di Jean Renoir (il passaggio da un'epoca all'altra), Ernst Lubitsch (il tocco ironico) e Max Ophüls (il senso della composizione) in un film che, oltre ad avere uno splendido ritmo, è anche un toccante omaggio nostalgico a un tipo di cinema che non si fa più: lo dimostrano le scenografie color pastello, i fondali dipinti e persino alcune scelte registiche squisitamente vintage.
Ad arricchire il tutto, l'armoniosa partitura di Alexandre Desplat e un cast in grande forma, a partire da Ralph Fiennes nei panni del raffinato Monsieur Gustave.