Partenza con riserva per l'esordiente Fausto Paravidino. Giovanissimo e già affermato a teatro, debutta al cinema con un film ben costruito, ma troppo ricco di ingenuità. Il suo Texas è una provincia depressa (e deprimente) qualsiasi. Un grappolo di case e poco più, dove la gente mormora e i giovani stentano a trovare spazio. L'inizio del film lascia perplessi e disorientati. Una carrellata di quadretti che, con una regia frenetica e giovanilistica, presentano un bestiario di protagonisti al limite del grottesco. Loro sono Enrico, Gianluca & gli altri: ventenni inquieti che si frequentano quasi per inerzia, coltivando tra una sbronza e un'altra il sogno di un mondo migliore. La forza è però nel crescendo drammatico. Dopo la prima mezz'ora la regia muta radicalmente. Comincia ad affacciarsi il Paravidino che traghetterà la storia verso la sua parte migliore. Seppur non nuovissima, la struttura narrativa scelta si rivela efficace. Si parte con l'epilogo, una rissa in cui tutti picchiano tutti, tra le macerie affettive di un branco allo sbando. Poi una serie di flashback che fanno chiarezza sugli antefatti. Un corale intreccio di amicizie e tradimenti, sogni e delusioni, che lega a filo doppio i due protagonisti principali. Gianluca, interpretato da un bravo Riccardo Scamarcio, è un giovane inquieto e ribelle, che vive all'ombra del padre padrone. Un passaggio in macchina lo porta a conoscere Maria, la maestra del paese a cui presta il volto Valeria Golino: troppo libera e disinibita per la morale del luogo, non si rassegna alla piattezza di un matrimonio ormai senza emozioni. E' così che i due si incontrano, trascinando nel loro amore clandestino le vicende di amici e parenti. C'è chi si scandalizza, chi punta il dito, chi tradisce e chi viene tradito. E' qui che si intravedono le potenzialità della storia. Mai compiutamente espresse, schizzano però un dramma in cui Scamarcio mostra di essere sulla via della maturità e la Golino si conferma brava e coraggiosa, soprattutto nel mettersi in gioco. Il film riserva il meglio per il finale: una conclusione forte e drammatica, in cui tutto sembra ricomporsi, arrestandosi a un passo dalla tragedia.