Un tempo amici e compagni nella gloriosa milizia "Lama di luna", Gyu-yeop (Cho Jae-hyun) e Ji-hwan (Choi Min-soo) si rincontreranno cinque anni dopo il colpo di stato che ne divise le strade: il primo - per evitare di esser giustiziato insieme alla sua guarnigione - sposò la causa dei ribelli, il secondo rimase fedele ai suoi principi. Oggi, divenuto il più alto responsabile della sicurezza del re usurpatore, Gyu-yeop è chiamato a difendere la vita dei funzionari di corte, messa in pericolo dall'avvento di un misterioso samurai, deciso ad ucciderne uno dietro l'altro. Sulla sua spada è inciso il marchio della vecchia milizia. Racconto di un'epica amicizia fra due gloriosi guerrieri, ora costretti a combattersi, Sword in the Moon regala ben poco di quello che promette. Diretto dal coreano Kim Eui-Suk - che tenta di appropriarsi degli stilemi del wuxiapan cinese - il film fallisce su più fronti: un montaggio frenetico ne limita il respiro durante le confuse scene di battaglia, una fotografia anonima e funerea ne mitiga lo spirito e la portata, le musiche inopportunamente pompose lo travestono da finto kolossal hollywoodiano. Inutili strizzatine d'occhio all'ipotetico gusto occidentale per un lavoro che, dalle premesse, sembrava poter dire di meglio: la figura dell'oscuro assassino, la leggiadra complice e il "macellaio di uomini" Gyu-yeop rimangono indubbiamente personaggi affascinanti, costretti però a volteggiare in una confezione sbagliata, dal budget elevato (si pensi che solo una delle scene è costata circa 850.000 dollari) e, sebbene palesemente incentrata sull'aspetto leggendario, poco trasparente dal punto di vista degli accenni storici.