Le biciclette di E.T. – L’Extraterrestre sfiorano la Luna in una fredda notte di provincia, Indiana Jones sfida i serpenti nei sotterranei di un tempio maledetto e Lo Squalo minaccia una tranquilla località di mare. Tutto questo è Spielberg e molto altro, il documentario di Susan Lacy che racconta la storia di un regista completo, un vero genio della macchina da presa.

Fin da bambino, nella sua Cincinnati, voleva stupire il pubblico, ammaliare la platea con la forza delle emozioni. I brividi corrono lungo la schiena quando si avvicina l’ignoto in Incontri ravvicinati del terzo tipo. È la paura, la suspense che si materializza nel camion impazzito di Duel, che i produttori volevano veder esplodere alla fine del film. Invece Spielberg ne ha ripreso l’agonia, il suo lento spegnersi con l’olio che cola dal volante come se fosse sangue.

Spielberg è un atto d’amore verso il cinema di uno dei più grandi maestri dei nostri tempi. Non è un ritratto edulcorato o verboso, ma un inno alla potenza delle immagini, alla passione che può trasmettere una sequenza sul grande schermo. Scorsese, Coppola, De Palma e Lucas, i mitici movie brats che hanno fatto nascere la Nuova Hollywood degli anni Settanta, narrano degli anni passati con Spielberg, in una serie di interviste uniche.

La platea scoprirà come sono nati i titoli di testa di Star Wars e le comparse di Steven sul set di Scarface. La passione per la cinepresa vibra, pulsa, e si unisce alle peripezie di una vita consacrata alla regia. Sembra impossibile pensare che l’autore di Schindler’s List sia stato rifiutato all’UCLA, una delle scuole più prestigiose del settore, perché non aveva talento. Lui non si è arreso, ha occupato una stanza degli Universal Studios e l’ha trasformata nel suo ufficio, si intrufolava sul set di maestri come Hitchcock per imparare tutto quello che poteva. Il richiamo era troppo forte.

Susan Lacy ci mostra i filmati in Super8, quando ancora Spielberg non era nessuno e giocava a fare il maestro. Il suo cinema nasce dal travaglio personale, dal divorzio dei genitori e dalle incomprensioni in famiglia. I suoi bambini sono piccoli eroi, vulnerabili al mondo, ma di grande coraggio. E.T. – L’Extraterrestre descrive un vuoto interiore, che può essere colmato solo con l’incontro con qualcosa di impossibile, con un essere misterioso venuto da lontano.

Spielberg fra brillare gli occhi, accende il cuore, trasporta in un modo di sentimenti (e non di sentimentalismi come alcuni sostengono). Analizza il rapporto difficile tra padri e figli, per poi spiegare il patriottismo, l’attaccamento alla bandiera, che si materializza nell’apparizione delle Torri Gemelle nell’ultima scena di Munich. L’11 settembre prende vita ne La Guerra dei Mondi, con la paura di essere invasi, con l’attacco senza pietà da parte di una violenza aliena. Un documentario magnifico, come il cinema di Spielberg.