Nel 1964 uscì contemporaneamente a Cuba e Mosca Soy Cuba, la prima coproduzione tra l'industria cinematografica sovietica e il nascente cinema cubano. Diretto da uno dei più grandi cineasti russi Mikheil Kalatozishvili (autore - in seguito - de La tenda rossa) il film era stato scritto dal poeta Eugenji Evtushenko e - come direttore della fotografia - aveva il grande Sergei Urusevsky. Nonostante una produzione durata oltre due anni il film fu un vero e proprio disastro. I cubani lo considerarono inadatto a raccontare la nascita della rivoluzione castrista, mentre i russi non ne compresero fino in fondo il senso. Dopo solo qualche proiezione Soy Cuba, che doveva segnare l'alleanza tra URSS e Cuba anche dal punto di vista cinematografico, finì nel dimenticatoio. Qualche decennio più tardi fu visto casualmente da Martin Scorsese e Francis Ford Coppola che, dopo averlo fatto restaurare, iniziarono a mostrarlo in giro promuovendolo a capolavoro del cinema. Quaranta anni più tardi, il documentarista Vicente Ferraz è andato a ricostruire la storia di questa colossale produzione, intervistando i protagonisti dell'epoca, a proposito di conclusioni e ricordi dei mesi trascorsi a lavorare al film. Espressione più alta del nuovo genere del "cinema sul cinema" diventato popolare grazie alla sua diffusione attraverso gli extra dei Dvd, Soy Cuba - Il mammuth siberiano esplora le ragioni di una grande incomprensione all'ombra della Guerra Fredda e dell'ideologia dei blocchi contrapposti. Intramezzato dalle immagini emozionanti dell'originale di Kalatozishvili questo documentario è un viaggio entusiasmante alla scoperta di una storia straordinaria, simbolo non solo di un'epoca, ma del senso stesso di fare del cinema. Tra passato e presente, è il racconto di un'utopia e una riflessione sul cinema come forma d'arte capace sia di avvicinare i popoli, sia di innescare grandi passioni e contrasti insuperabili. Da non perdere!